Fonte: Sergey Pyatakov / RIA Novosti
A più di vent’anni dalla caduta del comunismo, lo splendore squisitamente sovietico del Centro espositivo di tutte le Russie, visitato ogni giorno da una media di quarantamila visitatori, sta finalmente per scontrarsi con le realtà della Russia moderna. Questo perché a partire dal 2012 il sito verrà sottoposto a un intervento di ristrutturazione dal costo di 1,5 miliardi di dollari e la durata di cinque anni. Un’iniziativa che dovrebbe sancirne la “rinascita” e che prevede tra l’altro la realizzazione di un Centro per l’innovazione, uno spazio coperto dedicato al tempo libero e alberghi di lusso.
In passato, i tentativi di rinnovare il Centro espositivo di tutte le Russie, o Vvt, si sono scontrati su un muro di complicazioni di natura legale. Inaugurato nel 1939 dal premier sovietico Vyacheslav Molotov, il Vvt prese il suo nome attuale nel 1992. Sino ad allora, e a partire dal 1959, era infatti conosciuto come “Mostra dei successi economici della nazione”, o Vdnkh, una sigla con cui molte persone lo indicano ancora.
Dalla caduta del comunismo a oggi, i settanta padiglioni del Vvt – che un tempo ospitavano i più fulgidi successi riportati dall’Unione Sovietica nei settori dell’industria, dell’agricoltura e della tecnologia – hanno ricevuto pochi fondi, se si escludono quelli destinati a interventi di restauro di poco conto.
A partire dagli anni Novanta, all’interno del complesso si sono stabiliti numerosi negozianti, dediti alla vendita degli articoli più disparati, dalle piante ai cappelli di pelliccia. Né sono mancate le mostre, come quelle dedicate a personaggi famosi, a delle creazioni di cera e agli animali.
L’attuale stato di abbandono del Vvt è da attribuire in parte alla cattiva gestione. Del padiglione dedicato alla caccia e alla pesca oggi non restano che due malandate statue bianche, sopravvissute all’incendio che nel 2005 distrusse l’edificio. Nel 2008, tra lo scontento popolare, l’aereoTu-154 che sino ad allora era rimasto esposto fu smontato e portato via. Infine, lo scorso 30 agosto 2011 un imponente incendio estesosi su una superficie di oltre un chilometro quadrato ha distrutto il padiglione dedicato alle scienze veterinarie.
Chiunque visiti il centro non può fare a meno di notare il degrado causato da due decenni di negligenza e scarsi investimenti. Le facciate di numerosi padiglioni sono ormai fatiscenti, così come i bassorilievi degli ambienti interni. L’enorme cupola di vetro del caratteristico padiglione dedicato allo spazio, i cui reperti sono spariti negli anni Novanta, lascia filtrare l’acqua piovana nelle sue sale ormai vuote.
A settembre 2011 la società che gestisce il Vvt, di proprietà del governo federale (al 70 per cento) e della Municipalità di Mosca (per il restante 30), ha nominato un nuovo direttore nella figura di Alexei Mikushko, già responsabile della ristrutturazione dell’ex Hotel Ucraina (oggi Radisson Royal Hotel), il quale di recente ha dichiarato che “negli ultimi venti anni l’aspetto del Vvt è mutato, e per il peggio”. Mikushko ha poi aggiunto che una volta ristrutturato il sito tornerà a essere uno dei fiori all’occhiello della Russia.
A differenza del suo predecessore Ivan Malakhov, il quale aveva previsto che i lavori di modernizzazione sarebbero stati forse completati nel 2034, Mikushko ha affermato che l’intero progetto sarà portato a termine nel giro di sei anni. Stando al piano che è stato presentato alla stampa, il sito – che si estende su 236 ettari e comprende 615 edifici – sarà suddiviso in cinque settori diversi.
Il settore “storico-culturale” comprenderà il passaggio centrale e alcune delle fontane e dei padiglioni più emblematici, e sarà circondato da un “Campus per l’innovazione”, un complesso dedicato alla qualità della vita, un centro per mostre e conferenze e un ampio spazio attrezzato per il tempo libero.
Il progetto prevede inoltre la realizzazione di parcheggi sotterranei, almeno due alberghi a quattro stelle e musei – oltre al completo riassetto dell’impianto elettrico e di riscaldamento e delle reti fognaria e idrica.
Saida Gadlia, che lavora in un piccolo chiosco nei pressi dell’entrata meridionale del Vvt, dove da tre anni vende semi e attrezzi per il giardinaggio, ha dichiarato al Moscow Times di aver sentito parlare dei cambiamenti previsti. “Ci sono nuove idee e un nuovo direttore”, ha detto, aggiungendo che se il progetto venisse realmente implementato il suo negozio non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivere, dal momento che sorge all’interno del Vvt, nell’area dove è prevista la costruzione di un parco divertimenti coperto. Questo, che farà parte del Centro per la qualità di vita, è paragonato nei comunicati distribuiti alla stampa al Venetia Hotel di Las Vegas e al Seagaia Ocean Dome: il più grande parco acquatico del mondo, che si trova in Giappone.
Dei complessivi 1,5 miliardi di dollari di investimenti, cinquecento milioni saranno destinati al restauro dei padiglioni “storici”, concentrati all’interno del settore storico-culturale, che sarà trasformato in “Parco dell’era sovietica” e popolato da figuranti in costume e animato da ricostruzioni di parate di epoca sovietica. Mikushko ha sottolineato che il Vvt è un luogo di grande interesse per i visitatori stranieri, i quali, ha aggiunto, sono attratti dallo stile architettonico imperiale che fiorì all’epoca di Stalin.
Stando a Florence Sutcliffe-Braithwaite, una studentessa di storia presso l’università di Cambridge che in estate ha visitato la Russia per la prima volta, ad attrarre i visitatori stranieri è qualcosa di più sottile. “Il Vvt -, ha dichiarato la giovane al Moscow Times, - piace perché al suo fascino si è sovrapposto, in maniera del tutto incoerente, lo stile capitalista”.
“Con la ristrutturazione i padiglioni rimarranno comunque una meraviglia, ma una volta trasformato in un luogo di lusso il Vvt diventerà probabilmente simbolo della nuova Russia, dove tutto è costoso e non ci si diverte più come prima”.
Alcuni dei padiglioni più suggestivi sono quelli che un tempo ospitavano i successi dell’industria delle Repubbliche sovietiche. Mikushko ha dichiarato che il Kirghzistan, l’Armenia e il Kazakistan hanno già acconsentito a cedere i rispettivi padiglioni per la simbolica cifra di un rublo (pari a 2,4 centesimi di euro) all’anno. Si prevede che entro la fine del 2012 saranno stretti accordi analoghi con la Moldova e l’Azerbaigian.
Già nel novembre del 2010, durante un incontro tra Russia e i Paesi della Cis, il primo ministro Vladimir Putin aveva annunciato che i padiglioni sarebbero probabilmente stati affittati per una cifra simbolica. Per Inna Markovskaya, che vende miele all’interno del cinema panoramico ed è una dei millecinquecento commercianti che lavorano nel complesso, le persone interessate a investire denaro nel Vvt andrebbero incoraggiate. “Non amo gli edifici fatiscenti”, ha aggiunto.
Secondo il progetto, circa 226 milioni di dollari saranno spesi per il rinnovo delle infrastrutture, mentre altri 324 milioni saranno necessari per acquistare le 87 proprietà attualmente in mano a privati. Il “Campus per l’innovazione”, che sorgerà nella zona orientale del complesso, sarà realizzato con il contributo di grandi imprese statali, come la Rosneft, Gazprom e Rusnano.
Tuttavia, oltre al denaro stanziato dal governo, il progetto prevede il contributo di investitori privati, di cui Mikushko non ha voluto fare nomi, limitandosi a dire: “Naturalmente, ci sarà una partecipazione commerciale”. Nel frattempo, c’è anche chi teme che la ristrutturazione del Vvt possa alterarne irreversibilmente l’atmosfera e la caratteristica integrità architettonica.
Secondo Oleg Lad, che da due anni vende gioielli all’interno del 66mo padiglione, a determinare il successo dell’iniziativa sarà il livello di coloro che saranno scelti per portarla a termine. “Il livello culturale delle persone che si occuperanno della ricostruzione dovrà essere altissimo. Purtroppo, non ne esistono molte”, ha affermato. Allo stato attuale, l’intero complesso è considerato zona protetta e ventinove dei suoi 615 edifici sono stati designati ufficialmente “monumenti di rilievo architettonico”.
Malgrado ciò, Vladimir Kabanov, princpale architetto del complesso, ha dichiarato che “occorrerà aggiornare — non eliminare — la definizione di luogo protetto”. Per questo il Vvt, ha aggiunto, sarà trasformato in “luogo degno di nota”, tramite una procedura non è ancora completata, ma ormai “alla fase finale”.
Stando a quanto riferito da Natalya Samover, attivista per il gruppo di preservazione architettonica Arkhnadzor, la nuova definizione potrebbe essere “rischiosa”, lasciare mano libera ai costruttori e permettere alla dirigenza del Vvt, che può contare su significative risorse amministrative, di modificare le regole a proprio piacere. Samover ha aggiunto di non fidarsi dei vertici del Vvt.
Dopo l’incendio che nell’agosto 2011 ha distrutto il padiglione delle Scienze veterinarie, la direzione del Vvt diffuse un comunicato ufficiale in cui si spiegava che la costruzione in legno, risalente al 1939 e abbellita da un colonnato, non era un monumento di pregio e non possedeva alcun valore dal punto di vista architettonico. “La scomparsa di monumenti come quello ci farà perdere la comprensione di ciò che il comunismo ha significato, e di quanto il nostro Paese ha vissuto negli anni Quaranta e Cinquanta”, ha detto Samover.
Diversi padiglioni che si trovano al limitare della zona espositiva saranno incorporati all’interno dei nuovi edifici – o distrutti. Nel settore meridionale del Vvt, ad esempio, sia il cinema panoramico che il padiglione delle Semenze – risalente all’era Brezhnev – sorgono nell’area dove è prevista la costruzione di un centro per l’intrattenimento. Altri padiglioni, situati all’estremità orientale del complesso, si trovano invece laddove presto sorgeranno il Campus per l’innovazione e un albergo.
Secondo Samover, il padiglione delle Semenze, opera di architettura modernista, è gravemente minacciato. Boris Levyant, l’architetto a cui si deve il progetto di “rinascita” del Vvt, ha affermato che i padiglioni come quello delle semenze saranno “integrati” all’interno del complesso per l’intrattenimento. “La loro essenza non andrà perduta, anche se non saranno più edifici a se stanti”, ha specificato.
Oltre ad augurarsi che l’iniziativa sia ben accolta da investitori, visitatori e preservazionisti, l’artefice della rinascita del Vvt spera di poter assistere di persona all’inaugurazione del nuovo centro, prevista per il 2016. L’architetto del progetto originale, Vyacheslav Oltarzhevsky, non ebbe altrettanta fortuna: l’uomo, vittima della repressione stalinista, venne infatti a sapere solo per caso che la sua “creatura” era stata apertura al pubblico nel 1939, mentre lui scontava una condanna a tre anni in un campo di lavoro della Sibera.
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