Lo scrittore Tullio Avoledo (Fonte: archivio personale)
E se il mondo finisse domani? Se lo sono chiesti Tullio Avoledo, autore di L’elenco telefonico di Atlantide e Mare di Bering, e Dmitri Glukhovsky, giovane talento russo, esploso con il suo romanzo post-apocalittico Metro 2033. Una conversazione breve, nata davanti a una tazza di tè e a una coca cola in un bar di Venezia a pochi passi dalla Fenice, al riparo dal brusio dei turisti. “Se il mondo finisse domani, credo che lavorerei come al solito fino a sera. E tornerei a casa con lo stesso aplomb di sempre”. Avoledo ci scherza su, sorseggiando la sua coca, fantasticando su cosa ne sarebbe della razza umana se fosse ormai iniziato il conto alla rovescia. E intanto macina idee, assorbendo dalla realtà veneziana piccoli dettagli che probabilmente riverserà, pochi mesi dopo, tra le pagine del suo nuovo libro.
È nata più o meno così la collaborazione tra Avoledo e Glukhovsky per Metro 2033 universe, la saga lanciata dall’autore moscovita dopo il successo dei suoi libri Metro 2033 e Metro 2034 (pubblicati in Italia da Multiplayer.it Edizioni). Romanzi fantascientifici ambientati in una Mosca devastata da un conflitto nucleare, dove i pochi sopravvissuti si rifugiano a vivere nelle gallerie della metropolitana. E così dopo il boom, Glukhovsky ha pensato bene di chiedere ad altri scrittori di farcire questo scenario post-nucleare, raccontando cosa accadrebbe nel resto del mondo mentre nelle viscere di Mosca si lotta per la sopravvivenza. Il risultato è una saga di successo, alla quale hanno partecipato non solo autori russi, ma anche artisti provenienti da Stati Uniti, India, Cuba e Giappone.
Il primo italiano ad aver accolto la sfida è stato per l’appunto Avoledo con Le radici del cielo, il primo spin-off Made in Italy che uscirà tra poche settimane edito da Multiplayer.it Edizioni. Un romanzo (da lui stesso definito “un fantasy urbano”), ambientato in un’Italia distrutta da una guerra di dimensioni globali. “Confesso che con l’Italia sono stato più clemente – ironizza lo scrittore –. Ci ho fatto esplodere meno bombe, e l’ho resa meno radioattiva di Mosca. Ma l’ambientazione è la stessa di Glukhovsky: un mondo in ginocchio, dove l’uomo è diventato il più grande pericolo per sé stesso”.
In questo quadro catastrofico inizia un viaggio da Roma a Venezia, passando per le Catacombe di San Callisto. Un itinerario minacciato dai pericoli che avvolgono un mondo alla deriva, che si concluderà in una Venezia prosciugata dall’acqua, dove i canali secchi suggeriscono l’idea di un panorama marziano, traforato da palafitte marce che si innalzano scheletriche verso il cielo. “Raccontare uno scenario così angosciante è forse una forma un po’ insolita per esorcizzare il futuro – confessa Avoledo –. Ho vissuto gli anni della corsa allo spazio, della Guerra Fredda, e con essi ho maturato la paura verso una possibile guerra nucleare. Col tempo questa paura si è sedimentata, e ha gettato le basi per la nascita di questo libro”.
Con Glukhovsky, invece, è stato amore a prima vista. “Ci siamo incontrati al Salone del Libro di Torino – spiega lo scrittore –. Mi ha colpito la sua storia editoriale, molto simile alla mia: anche lui, come me, ha dovuto fare a pugni con i continui rifiuti delle case editrici. Poi, grazie a Internet, è riuscito a farsi conoscere, a far leggere il proprio romanzo caricandolo gratuitamente sul Web. E così è nato il suo successo”. Glukhovsky viene dipinto come una persona dinamica, estremamente curiosa e intelligente. “E’ dotato di una fantasia sfrenata e di un’intuizione fuori dal comune – racconta Avoledo -. Per quanto riguarda la Russia invece, è una Paese che mi ha sempre affascinato, pur non essendoci mai stato”. L’occasione comunque è dietro la porta visto che lo scrittore italiano è atteso a Mosca a febbraio 2012 per la presentazione del suo nuovo libro, che a breve verrà tradotto in russo e uscirà in tutte le librerie della Federazione.
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