Per Dovlatov una casa-museo da Pushkin

Nella tenuta del poeta vate della Russia, un memoriale per lo scrittore dissidente scomparso nel 1990 a New York, a 70 anni dalla sua nascita

Da quando lo scrittore dissidente Sergej Dovlatov è morto, il pubblico per cui scriveva si è sfaldato, ma sono arrivati nuovi ammiratori, che hanno deciso di restaurare la casa in cui ha vissuto lo scrittore. Per il 70esimo anniversario della nascita, il 3 settembre 2011, in Russia non ci sarà nessun festeggiamento particolare. Quello strato dell'intellighenzia tardo-sovietica a cui si rivolgeva lo scrittore si è ormai dissolto nella nuova realtà post-sovietica. Molti dei suoi colleghi scrittori sono morti. Però, a 21 anni dalla sua scomparsa a New York, in patria si sono fatti avanti dei fan benestanti. O forse i suoi lettori, in questi anni, sono riusciti a diventare imprenditori di successo.

Ed è così che entro il prossimo compleanno dello scrittore dovrebbe aprire un museo memoriale nella riserva di Mikhajlovskoe, la tenuta di famiglia del grande poeta russo Alexander Pushkin, nella quale Dovlatov lavorò come guida durante l'estate del 1977. Il museo-tenuta si trova a 112 chilometri da Pskov, e lo scrittore viveva in una camera in affitto nel villaggio di Berezino. Dovlatov era andato lì perché, non avendo alcuna possibilità di pubblicare le sue opere, viveva perseguitato dai debiti e sempre senza soldi. I suoi ricordi di questo periodo sono alla base del romanzo breve “Il parco di Pushkin”, riconosciuto dalla critica come una delle opere migliori dello scrittore.

Da allora molte cose sono cambiate. Gli “squadroni di turisti”, di cui si lamentava Dovlatov, ormai non ci sono più, sono spariti insieme all'Unione Sovietica, come ci racconta Svetlana Kovshirko, originaria di questi luoghi, che adesso dirige l'hotel Arina R. Quasi tutte le case sono state acquistate da gente arrivata da fuori e restaurate. Una delle rare eccezioni è proprio la casa di legno in cui viveva Dovlatov. L’abitazione si è mantenuta esattamente com'era grazie al caso e alla povertà dei suoi inquilini, che non hanno mai avuto i mezzi per restaurarla. “All'inizio il padrone era il guardaboschi Vanja, detto Katok, che ci viveva con la sua famiglia”, racconta la signora Kovshirko. Poi sono venuti ad abitarci Ivan Fedorovich, boscaiolo, insieme alla moglie Elizaveta. E fu da loro che si stabilì Dovlatov quando arrivò in paese. Ivan Fedorovich è entrato nella storia grazie a Dovlatov come Mikhail Ivanych.

Al via i lavori

 

A questa casa è legata non solo l'opera di Dovlatov, ma anche le sue riflessioni sulla possibilità di emigrare: un anno dopo aver vissuto qui, Dovlatov seguì la moglie in America dove riuscì finalmente a guadagnare facendo lo scrittore. Negli Stati Uniti ottenne infine il riconoscimento del pubblico e della critica. Fu qui che negli anni '80 vennero pubblicati tutti i suoi libri, tristi, ironici e molto umani, mentre diversi racconti uscirono addirittura sul New Yorker. Dovlatov era apprezzato anche dal premio Nobel per la letteratura Iosif Brodskij, che ammirava molto “la musica sommessa del buon senso” delle sue opere, e dallo scrittore americano Kurt Vonnegut.

I lettori russi dovettero aspettare gli anni '90 per vedere stampate le opere di Dovlatov, già diversi anni dopo la sua morte. E il senso di libertà di cui sono intrise arrivò in Russia a proposito. Dovlatov diventò molto popolare e nell'uso della lingua russa è addirittura entrata l'espressione “storia alla Dovlatov” per descrivere una situazione paradossale, in cui vengono ribaltati tutti gli stereotipi.

Ma tutto questo avvenne solo in seguito, in un futuro lontano dai tempi in cui Dovlatov viveva nella piccola casa di legno, nella quale, come raccontò lui stesso, “dalle fessure del pavimento entravano i cani randagi”. Lo scrittore non esagerava. Negli anni '90 Ivan Fedorovich morì alcolizzato e sua moglie Elizaveta vendette la casa a una pensionata di Mosca, Vera Khalizeva, la quale chiuse le fessure nel pavimento con un po' di compensato, mentre tutto il resto lo lasciò praticamente intonso. La Khalizeva ha raccontato che le capitava di ricevere le visite di appassionati dello scrittore, ma lei non ha mai voluto soldi. La nuova padrona di casa aveva abbastanza mezzi ed energie per mantenere la casa in condizioni abitabili, ma non per intraprendere lavori di ristrutturazione più seri.

La casa del boscaiolo ha iniziato a invecchiare e ad avviarsi velocemente verso la morte. Finché, un anno fa, è stata acquistata da un gruppo di imprenditori, che preferisce restare nell'ombra. Si sa solo che hanno intenzione di conservare la casa così com'è e di trasformarla in un museo. Al momento attuale l’edificio è pericolante. All'interno ci sono ancora le tracce delle vite passate, come se i padroni l'avessero abbandonata all'improvviso. Le assi del pavimento si spezzano sotto i piedi, il soffitto non crolla solo grazie ai puntelli che sono stati sistemati. Ma nonostante questo, qui si può ancora meditare su alcuni oggetti personali dello scrittore: il letto di ferro, lo sgabello di legno, l'armadio tutto ammuffito (che non può essere spostato perché è il principale appoggio su cui si regge tutto il soffitto), e un pezzo di specchio. Alle pareti c'è ancora la carta da parati degli anni '70 e un ritaglio di giornale con la foto di Faina Ranevskaja, attrice molto popolare in Unione Sovietica.

Nella casa ci sono già i segni dei lavori di restauro. Un operaio ci ha consigliato di non entrare: “Può crollare tutto in qualsiasi momento. Stiamo cercando di conservare il più possibile, sistemando ed eliminando solo le parti marce. Forse resterà in piedi altri dieci anni”, dice. Il rappresentante dei finanziatori del progetto, Igor Gavrjushkin, direttore della sezione russa della Federation European Carnival Cities ha sottolineato che il restauro della casa di Dovlatov è un progetto che non ha scopi commerciali: “Ci stanno investendo persone di successo, che non hanno bisogno di guadagnare”: sono guidati solo dalla “passione e dalla stima per Dovlatov”.

Dovlatovfest

 

Igor Gavrjushkin ha detto che la speranza è quella di riuscire, entro settembre, a mettere parte della casa in condizione di superare l'inverno. “In seguito poi ci si preoccuperà di sistemare, correggere, e decidere cosa fare anche in base all'opinione della gente”. Entro il 3 settembre, vicino alla casa dovrebbe essere aperta una mostra del pittore Igor Shajmardanov, dedicata a Pušshkin e Dovlatov, e di organizzare qualcosa tipo una “Dovlatovfest”.

Lo scrittore non amava festeggiamenti ufficiali. “Succede sempre così. Prima ti ammazzano, e poi iniziano a collezionare i tuoi oggetti personali”, scriveva ne “Il Parco di Pushškin” a proposito del grande poeta russo. Adesso anche a lui sta succedendo qualcosa del genere: i finanziatori del progetto vorrebbero trovare oggetti appartenuti a Dovlatov presso i suoi parenti, contando sull'aiuto dello scrittore Andrej Arev, che fu amico di Dovlatov. Nel parco della tenuta di famiglia di Pushkin vorrebbero creare un itinerario turistico sulle tracce del romanzo di Dovlatov ambientato in questi luoghi.

Gli abitanti del posto sono favorevoli all'idea della casa-museo per Dovlatov. Molti di loro sono pronti a raccontare qualcosa su di lui, anche se all'epoca erano solo dei bambini. “Era un grullone terribile”, ricorda la signora Kovshirko. Secondo Galina Simakina, che lavorava insieme a Dovlatov, come persona aveva ancora più talento che come scrittore: “Finché ha lavorato qui, si comportava esattamente come Pushkin: cercava di guardare il mondo con gli occhi di un poeta”.

La disinvoltura del Signor Dovlatov

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