L'uomo con la macchina fotografica

Gli scatti di Aleksandr Rodchenko, in esposizione a Londra, permettono un salto nella Russia degli anni Venti.

E’ imponente la mostra sulla fotografia di Aleksandr Rodchenko(1891-1956)allestita alla Galleria Art Sensus di Londra.Più di duecento scatti del maestro, considerato uno dei pionieri dell'avanguardia sovietica, sono messi per la prima volta a disposizionedel grande pubblico, anche per la vendita,da collezioni private e gallerie nazionali. Un eccezionale resoconto fotografico degli anni '20 del XX secolo, “l'epoca dell'intervallo” come la definì Yurij Tynjanov, grande teoretico del suo tempo.

 

La rivoluzione russa fu accompagnata da un notevole periodo di sperimentazione artistica conosciuto col nome di Costruttivismo, che metteva in discussione le caratteristiche fondamentali dell'arte e si chiedeva quale dovesse essere il suo posto in una società nuova. I costruttivisti affermavano l'idea dell'opera d'arte come esperimento e prodotto unico, così sperimentavano metodi di lavoro collettivi e cercavano di capire come potevano contribuire alla vita quotidiana attraverso il design, l'architettura, la produzione industriale, il teatro, il cinema e la fotografia.

“Abbiamo l'obbligo di sperimentare”, è questo lo slogan costruttivista con cui Aleksandr Rodchenko, già artista affermato, scultore, padre del design e della pubblicità sovietica, entra nel mondo della fotografia, compiendo in esso un'altra rivoluzione, cambiando l'arte della fotografia fino a renderla irriconoscibile e rendendo i propri scatti immediatamente riconoscibili. Si chiama proprio “ metodo Rodchenko” la composizione diagonale, da lui inventata, che doveva esprimere la dinamica e la forza dell'uomo nuovo nella nuova nazione, l'angolatura degli scatti dal basso e dall'alto, la grafica a contrasto delle immagini e altre tecniche del maestro oggi considerate l'abc della fotografia; negli anni '20 venivano utilizzate ovunque, sia dai colleghi che condividevano la stessa visione di Rodchenko, che dai suoi oppositori politici ed estetici.

Tuttavia, salire su una scala per fotografare una casa dall'alto verso il basso (le inquadrature con questa angolazione sono uno dei biglietti da visita del maestro), non garantiva un posto nella storia della fotografia. Il metodo fotografico di Rodchenko, esternamente molto formale, era sempre intriso dall'energia interiore della sua personalità: l'inguaribile romanticismo, il senso dell'umorismo esplosivo, l'autoironia e la pungente documentarietà.

Il curatore della mostra di Art Sensus, John Milner, oltre ai lavori di Rodchenko, ha selezionato attentamente altri cinquecento scatti dei colleghi e dei seguaci di Rodchenko, molti dei quali vengono mostrati al pubblico per la prima volta. I meravigliosi reportage di Naum Granovskij, Simon Fridland, Maks Alpert, Evgenij Khaldej, Georgij Zelma, rievocano gli incredibili particolari della quotidianità sovietica, dalle parate, alle feste sportive, alla costruzione del Canale del Mar Bianco, alle vacanze in colonia.

Merita particolare attenzione la collezione di foto e documenti dello studio Vkhutemas, l'istituto artistico sperimentale, dove Rodchenko insegnò dal 1920-30 come professore di Costruzione. Il Vkhutemas, fondato sotto Lenin, è considerato il Bauhaus sovietico. Qui gli studenti di Rodchenko e dell'architetto Nikolaj Ladovsky realizzavano modelli architettonici ipotetici, che venivano in seguito fotografati davanti a uno sfondo. Le fotografie inedite di questi progetti architettonici mai realizzati, che durante la mostra vengono proiettate sulle pareti della galleria, testimoniano gli ideali rivoluzionari dell'epoca.

I curatori non hanno dimenticato la componente politica, che in effetti è difficile nascondere quando si parla dell'avanguardia sovietica in Occidente: due stand appositi, uno rosso e uno color kaki, sono dedicati agli scatti che ritraggono rispettivamente Lenin e Stalin. Non i ritratti ufficiali dei condottieri, ma scatti autentici, che creano un effetto davvero inatteso, reportage di fotografi sconosciuti, immagini raccolte quasi di passaggio, di coloro oltre i quali la storia non riesce a passare. Sono proprio questi gli stand presso i quali i visitatori si trattengono più a lungo, probabilmente nel tentativo di distinguere in una minuscola immagine 3x2 di Stalin la storia di un Paese.

Rodchenko paradossalmente riuscì a muoversi lungo il margine sottile che divide l'arte dalla politica senza cadere nell'abisso di quest'ultima. Nel suo diario scriveva: “L'arte è servire il popolo, e il popolo viene portato da persone diverse in direzioni diverse. Io invece vorrei portare il popolo all'arte e non portarlo non si sa dove per mezzo dell'arte. Sono nato troppo presto o troppo tardi? Bisogna dividere l'arte dalla politica...” E sembra proprio che ci sia riuscito.

La mostra ‘Rodchenko and his Circle: Constructing the Future through Photography’

(“Rodchenko e i suoi: costruire il futuro attraverso la fotografia”) resterà aperta fino al 19 marzo alla Galleria Art Sensus, 7 Howick Place, London SW1,www.artsensus.com

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