“Per combattere la siccità deviamo i fiumi siberiani”

Tramonto sul fiume Ob'. Foto di ITAR-TASS

Tramonto sul fiume Ob'. Foto di ITAR-TASS

Il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, ripropone di deviare i corsi d’acqua verso l'Asia centrale. Primo piano su un progetto sempre attuale che fa tremare gli ambientalisti: ricordate la catastrofe del mare d’Aral?

Al fianco di Dmitri Medvedev in occasione di un forum russo-kazako dedicato alla cooperazione transfrontaliera, il presidente del Kazakistan Nazarbayev ha presentato alcune proposte mirate alla lotta contro l’aumento della siccità, che vede crescere il rischio di incendi in Russia meridionale e in Kazakistan.

«Propongo di dedicarci al progetto di deviazione dei fiumi siberiani verso il sud della Russia e il Kazakistan. Col tempo questo problema (la siccità) potrebbe aggravarsi e pesare sul rifornimento di acqua potabile dell’intero territorio centro-asiatico», ha affermato Nazarbayev.

Tale iniziativa risale ai tempi dell’URSS e ha già fatto parecchio discutere. Il programma di potenziamento dell’agricoltura adottato dal presidium del Partito Comunista nel 1965 prevedeva la deviazione dei fiumi siberiani verso il sud, al fine di intensificare la coltivazione di riso e cotone. Al centro di aspre polemiche negli anni '70-'80, il progetto era poi caduto nel dimenticatoio.

Fortemente marcato da un materialismo sovietico che non si fa scrupoli a modificare l’equilibrio ambientale, il progetto suscita la preoccupazione dei verdi e continui scontri all’interno della classe politica russa.

Per quanto possa sembrare strano, è stato Yuri Luzhkov, l’onnipotente sindaco di Mosca, a riportare in voga la tematica alla fine del 2002, allargandosi senza remore ad un ambito che non gli compete. Appassionato dalle lotte contro gli elementi naturali (di recente ha proposto di lottare contro la neve, disperdendo le nubi attraverso la polverizzazione di prodotti chimici), il sindaco della capitale aveva infatti pensato ad un canale che collegasse Khanty-Mansiysk (Siberia occidentale) al Kazakistan e all’Asia centrale. Lo scopo: vendere il 6-7% delle risorse fluviali dell’Ob’ agli industriali e imprenditori agricoli russi, kazaki, uzbeki e turkmeni.

Luzhkov aveva così scatenato le ire del vice governatore della regione del Novosibirsk, Vasili Jurcenko, che aveva richiamato l’attenzione su quelle città della Siberia occidentale che avrebbero subito i danni della penuria di acqua, come ad esempio Omsk. «Le acque della Moscova sono estremamente sporche, nessuno ne ha bisogno. Deviamone il corso verso il Kazakistan e alimentiamo il mare d'Aral» aveva affermato Jurcenko in tono provocatorio.

È stupefacente che si continui a parlare di un progetto che non tiene minimamente conto di una catastrofe ecologica di grande portata, ossia il prosciugamento del mare d'Aral, conseguenza della deviazione dei suoi immissari, l’Amu Darya e il Syr Darya, volta ad incrementare le coltivazioni di cotone in Uzbekistan e Kazakistan. Nonostante incarni a pieno la miopia dell'URSS in tema di problematiche ambientali, il progetto di deviazione dei grandi fiumi sembra continuare ad esercitare un certo fascino nell'area post sovietica.

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