Per la regione il nodo cruciale è il livello di vita della popolazione residente, che a giudicare dalle manifestazioni di protesta avvenute a Kaliningrad alla fine del 2009 e all’inizio del 2010, si presenta come un problema reale. Allo stato attuale delle cose Kaliningrad, rispetto ad altre entità della Federazione Russa, sarebbe una delle regioni più benestanti. Tuttavia, un tale riscontro non è del tutto corretto, sopratutto in confronto alle regioni vicine di Lituania e Polonia, dove, tra l’altro, i cittadini di Kaliningrad si recano più spesso che non nella “grande” Russia (ai residenti si attribuisce non di rado una mentalità da “isolani”).
La regione di Kaliningrad è una enclave della Federazione Russa e allo stesso tempo una enclave dell’Unione Europea. La causa di tutte le difficoltà sta proprio in questa duplice identità che provoca una molteplicità di problemi, sia per ciò che riguarda i confini sia per la sua “separatezza” dalla Russia: si tratta del transito di persone, merci e risorse energetiche, ma anche di questioni legate ai visti e alla dogana. E come se non bastasse, le autorità federali russe si comportano a volte in modo non del tutto adeguato, aumentando la conflittualità della situazione. Una conflittualità che non sarà certo il governatore di Kaliningrad a poter risolvere da solo, malgrado tutta la sua influenza. Nessun’altra regione russa dipende in misura così determinante dalle decisioni e dalle azioni di altri Stati (in particolare della Lituania).
A rendere meno problematica la situazione della regione di Kaliningrad nel prossimo decennio dovrebbe contribuire la costruzione della Centrale Nucleare del Baltico, nel cui progetto ha intenzione di partecipare anche l’Italia. Questo importantissimo piano infrastrutturale potrebbe riqualificare l’intera area della regione baltica, migliorando sensibilmente il ruolo di Kaliningrad. Dopo la dismissione della centrale nucleare di Ignalina nel 2009, in Lituania non si nasconde una certa insofferenza per il vantaggio della Russia in questa corsa al nucleare.
Da “buco nero” Kaliningrad diventerebbe, grazie a una lungimirante politica di collaborazione, una regione in grado di portare consistenti vantaggi anche ai paesi vicini. La Centrale nucleare del Baltico tutelerebbe inoltre Kaliningrad dai rischi di un’ulteriore emarginazione sul piano economico (relegandola nelle retrovie della Russia e dell’Unione Europea), ma non risolverebbe però la questione del suo ruolo nel rapporto tra la Federazione Russa e l’Unione Europea: il potenziale della regione non sembra fin qui essere adeguatamente valutato.
Vadim Smirnov è direttore del Centro Studi politico-sociali “Baltico russo” e docente della Cattedra di Politologia e sociologia dell’Università Statale Kant di Kaliningrad
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