Il Presidente russo Vladimir Putin, a sinistra, insieme al governatore della regione di Novgorod Sergei Mitin (Foto: Mikhail Metsel / Tass)
Per la prima volta dalla crisi del 2008-2009 una regione russa ha annunciato il rischio di un fallimento tecnico. La regione di Novgorod, a 600 chilometri a Nord Ovest di Mosca, non è riuscita a restituire in tempo il credito pari a 1,68 miliardi di rubli (30,2 milioni di dollari) alla seconda banca statale più importante della Russia, la VTB. A riferirlo il quotidiano russo RBK Daily citando i dati pubblicati dagli analisti di Standard&Poors. Secondo Timur Nigmatullin, analista presso la holding di investimenti Finam, per ora si può parlare solo di avvisaglie di un possibile fallimento tecnico nella regione di Novgorod, giacché suddetta regione è riuscita a saldare il debito nel giro di un mese. Ciononostante, il problema della crisi del debito nelle regioni russe rimane. Secondo i dati di Standard&Poors, la situazione potrebbe ripetersi in qualsiasi momento, e solo durante il 2015 per rifinanziare il debito, le regioni russe dovranno attrarre sul mercato fino a 900 miliardi di rubli (16,2 miliardi di dollari) e nel giro di tre anni 4 trilioni di rubli (71,9 miliardi di dollari).
Yulia Galon, analista presso UFS IC, spiega che i problemi finanziari delle regioni sono il risultato dell'influenza di vari fattori. In primo luogo, il peggioramento della situazione macroeconomica del Paese, che ha influito negativamente sull’attività imprenditoriale, condannando le attività commerciali delle aziende e di conseguenza riducendo drasticamente l'afflusso di capitali nei bilanci locali. In secondo luogo, l'aumento degli obblighi sociali a seguito dell'approvazione dei decreti di maggio da parte del Presidente russo. Si tratta di un insieme di documenti approvati nel maggio del 2012, nel giorno dell’investitura di Vladimir Putin quale Presidente della Federazione russa. In base a tali decreti, le autorità regionali devono indicizzare regolarmente gli stipendi di medici, insegnanti e di tutti i lavoratori in ambito statale. "Il finanziamento dei decreti diventa praticamente impossibile e non vi è nessuna via di uscita speciale per questa situazione che si è creata. A quanto pare, alcune delle regioni incorreranno alla fine nella sospensione dei pagamenti, fatto che in futuro ostacolerà parecchio la raccolta di finanziamenti volti a sanare il debito”, spiega Timur Nigmatullin.
“Fino al 2012, la maggior parte dei bilanci regionali chiudeva senza deficit; a partire dal 2013, però, si è verificata una brusca inversione di tendenza”, spiega Yulia Galon. Secondo la valutazione dell’anno scorso, il bilancio consolidato delle regioni russe si è chiuso con un deficit di 447,6 miliardi di rubli (8 miliardi di dollari), il doppio del valore atteso, con la particolarità che, in quasi un terzo delle regioni, il deficit era superiore al 15% del volume totale dei ricavi del bilancio di ciascun soggetto amministrativo e solo in 11 regioni si è registrato un surplus. Questa situazione ha costretto i soggetti della Federazione a estendere i prestiti, con un conseguente aumento, nel 2014, del debito pubblico delle regioni pari al 20%, fino a 2,09 bilioni di rubli (37,58 miliardi dollari). In tutto ciò, la fetta maggiore di debito pubblico è detenuta da Mosca, dalla regione di Mosca, che circonda la capitale, e dal Territorio di Krasnodar, la regione della Sochi olimpica.
La soluzione al problema
"Nella situazione attuale di rallentamento dell’economia russa che continuerà ancora per un po’ è poco probabile poter contare su una soluzione rapida e indipendente dai problemi finanziari regionali", spiega Yulia Galon. Secondo l’analista, nel contesto attuale si potrebbe considerare la possibilità di decentralizzare le imposte. Ciò permetterebbe alle regioni di ampliare le fonti di reddito.
D’altra parte, come spiega Semion Nemtsov, analista presso IK Russ-INVEST, l’unica a poter cambiare la situazione è la Banca Centrale, quale entità che definisce il tasso chiave di interesse, il tasso di credito attorno al quale si orientano le banche private. "Il forte aumento del tasso chiave di interesse a dicembre dell’anno scorso e il suo mantenimento a un livello alto durante un lungo periodo di tempo impedisce a molti mutuatari, comprese le regioni, di tornare a chiedere finanziamenti a credito", spiega l’esperto.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email