La domenica insanguinata che cambiò la storia

Questo giorno entrò nella storia russa sotto il nome di “Domenica di sangue” (Foto: ufficio stampa)

Questo giorno entrò nella storia russa sotto il nome di “Domenica di sangue” (Foto: ufficio stampa)

Il 9 dicembre 1905 (22 gennaio secondo il nuovo calendario) migliaia di lavoratori si raccolsero davanti al Palazzo d'Inverno a San Pietroburgo, residenza dello zar, rivendicando migliori condizioni di vita per la popolazione. Iniziava così la prima Rivoluzione russa

All'indomani del XX secolo l'Impero Russo era all'apice del proprio sviluppo. Le spedizioni in Asia Centrale si erano concluse con successo, la Bulgaria era stata liberata dal giogo ottomano. Nel 1897 la Russia aveva dimostrato la sua influenza sull'arena internazionale insieme a Francia e Germania, cotringendo i giapponesi a restituire alla Cina la penisola di Liaodong conquistata nel corso della guerra 1894-1895. Sembrava che la Russia avrebbe occupato un posto a fianco delle grandi potenze mondiali.

Tuttavia, dietro la facciata di benessere si nascondeva una crescente crisi politica. Il tutto era legato al fatto che la famiglia imperiale, unita ai seguaci più prossimi dello zar, era il più grande proprietario terriero del paese, e sosteneva pertanto il mantenimento di un'economia dipendente dall'agricoltura. Esattamente come le autorità russe del XXI secolo difendono gli interessi delle compagnie del settore petrolifero e del gas, l'impero salvaguardava gli interessi dei grandi proprietari di terre. Il conflitto fra gli interessi dei proprietari terrieri e i sostenitori della modernizzazione dell'economia russa s'inasprì ulteriormente.

Un esempio tipico fu la costruzione della ferrovia transiberiana. Portavoce degli interessi della classe industriale fu il ministro delle finanze Sergej Vitte, principale ideologo del cantiere, che per altro mise in evidenza che la sola costruzione della tratta non avrebbe dato nulla e che sarebbe stato nel contempo necessario, al fine di rafforzare le posizioni della Russia, colonizzare la regione del Lontano Oriente. A questo scopo venne creato il programma di reinsediamento dei piccoli proprietari di terre e contadini provenienti dalle regioni occidentali della Russia in Priamurje, entrato in vigore a cavallo del XIX e del XX secolo. Per gli immigrati in particolare, venne introdotta una tariffa vantaggiosa per le ferrovie. Il governo organizzò per loro un sostegno medico e alimentare lungo tutto il percorso. In Siberia le autorità noleggiarono, per conto del ministero delle finanze, delle chiatte per il trasporto dei nuovi arrivati lungo il corso dell'Amur.

Vitte contava allo stesso tempo con questo programma di rafforzare l'Estremo Oriente russo, abbassando la tensione nella parte europea del paese attraverso il deflusso dei contadini senza terra, comparsi in grande numero a seguito dell'abolizione della servitù della gleba. I grandi proprietari terrieri, famiglia imperiale compresa, opposero però ferma resistenza a questa iniziativa“La mia idea sul trasferimento dei contadini ha incontrato forti contrasti", scrive Vitte nelle sue memorie. "Molti dei nostri più influenti nobili e proprietari terrieri con i loro dignitari del mondo burocratico pietroburghese hanno espresso il parere che se i contadini verranno trasferiti, la terra non aumenterà di prezzo, perché è ben noto che quanta più popolazione c'è, tanto più i prezzi sulla terra salgono”.

Simile politica del potere imperiale portò non solo alla cancellazione dei piani riguardanti l'espansione nell'Estremo Oriente ma anche all'aumento delle rivolte contadine, per calmare le quali il governo dovette ricorrere all'esercito. Per qualche tempo, i problemi interni vennero mascherati dai successi in politica estera che la propaganda zarista gonfiava al massimo grado. Ciononostante, la serie di sconfitte subite in Giappone mise in evidenza che la Russia era un colosso dai piedi d'argilla. L'unicità della guerra russo-giapponese è che nel corso della stessa, i russi erano dalla parte dell'avversario. All'inizio del 1905 in Russia venne diffuso illegalmente un volantino intitolato “Agli ufficiali dell'esercito russo”, dove si diceva: “Ogni nostra vittoria rischia di consolidare il regime zarista, ogni sconfitta ci avvicina all'ora della liberazione. Ciò che sorprende è che i russi si rallegrino dei successi dei nostri avversari”. Con l'aumentare delle notizie legate ai nuovi insuccessi da parte russa la situazione interna al paese si riscaldò molto rapidamente fino a degenerare nella domenica di sangue.

Sotto l'influenza dei crescenti tumulti popolari, Nicola II pubblicò il manifesto “Sul miglioramento dell'ordine dello stato” con il quale per la prima volta in Russia veniva introdotta la costituzione. “Invece di placare la situazione, il manifesto scatenò nuove agitazioni, -ricordava il generale Anton Denikin. -Ovunque risuonavano parole di sfidaabbasso lo stato privo della fiducia della gente, abbasso i capi militari, il potere al popolo!”. In molti luoghi sorsero i consigli dei lavoratori, i comitati dei soldati e le commissioni di sciopero. Le autorità erano disorientate. I governator riconobbero con disposizioni ufficiali i comitati di sciopero e i meeting di soldati. “Facevano chiasso e oziavano i soldati erano per lo più tutti quelli che erano tornati dal Giappone” ricordava Denikin. Alle autorità riuscì di ristabilire l'ordine nel paese solo verso il 1907, ma si trattava già di un'altra Russia che odiava il proprio zar, il suo entourage e l'esercito.

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