L’uomo con le ali che si è gettato nel cratere di un vulcano

бейсджампер-рекордсмен Валерий Розов

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Thomas Senf/Red Bull
Fa paura gettarsi nel vuoto? C’è tempo per godersi il panorama durante il salto? I racconti del jumper russo Valerij Rozov

"L’uomo con le ali" Valerij Rozov. Fonte: Thomas Senf/Red Bull "L’uomo con le ali" Valerij Rozov. Fonte: Thomas Senf/Red Bull

Ha fatto il salto nel vuoto più alto del mondo, da un’altezza di 7.700 metri. Ha saltato per primo nel cratere di un vulcano attivo e ha stabilito più di un record mondiale. I media lo hanno ribattezzato il "Batman russo" e "l’uomo con le ali", ma al 51enne Valerij Rozov i nomignoli non gli importano molto. Per lui, il rischio è uno stile di vita. E non ha intenzione di cambiarlo.

Il primo salto 

Rozov è passato dall’alpinismo al B.A.S.E. jumping, uno sport estremo che consiste nel lanciarsi nel vuoto da varie superfici, rilievi naturali, edifici o ponti. Ricorda bene il suo primo salto: sensazioni nuove di quel tipo, a suo parere, non si possono dimenticare. Eppure non è stato il più impressionante.

"Ogni salto ha il suo livello di ansia e per alcuni sono emozioni molto forti. Io ero già un esperto scalatore, e serve una preparazione psicologica altrettanto buona, per questo riesco a mantenere il controllo. Non ero in dubbio se saltare o meno".

Valerij Rozov ha iniziato con l’alpinismo e il paracadutismo in epoca sovietica. Ha fatto più di 50 scalate di 5° e 6° grado e detiene due titoli mondiali di paracadutismo (1999, 2003). Fonte: Thomas Senf/Red BullValerij Rozov ha iniziato con l’alpinismo e il paracadutismo in epoca sovietica. Ha fatto più di 50 scalate di 5° e 6° grado e detiene due titoli mondiali di paracadutismo (1999, 2003). Fonte: Thomas Senf/Red Bull

I tuffi nel vuoto

Oltre di alpinismo, Rozov aveva anche esperienza di paracadutismo. Tuttavia, nel B.A.S.E. jumping è molto più complicato, dice l'atleta.

"La cosa più importante è la decisione sul salto. Nel paracadutismo la decisione viene presa per te dal pilota e da terra. Nel B.A.S.E. jumping decidi tutto da solo. Non ho un paracadute di riserva né dispositivi di sicurezza. Un comune paracadutista ha la sensazione di avere pieno controllo della sua caduta. Uscendo dalla porta del velivolo, cadi subito nel flusso d'aria. Saltando da una rupe, invece, bisogna darsi la spinta adeguata, aspettare qualche secondo e solo dopo compare la corrente d’aria e riesci a direzionarti. In tutto questo, si sta scendendo pericolosamente vicino alla base", racconta Rozov.

Rozov è diventato famoso in tutto il mondo nel 2009, quando ha fatto un B.A.S.E. jump nel cratere di un vulcano attivo in Kamchatka. Fonte: Nika Lebanidze/Red BullRozov è diventato famoso in tutto il mondo nel 2009, quando ha fatto un B.A.S.E. jump nel cratere di un vulcano attivo in Kamchatka. Fonte: Nika Lebanidze/Red Bull

Ridurre il rischio a zero è impossibile

Il B.A.S.E. jumping è diventato per Rozov una vera e propria passione. Ha alle spalle centinaia di salti fatti in tutti i continenti. Tuttavia, anche il professionista più esperto non può calcolare tutti i rischi: il B.A.S.E. jumping è troppo imprevedibile. Questi atleti arrivano spesso vicino a un punto pericoloso. "Una volta ho avuto un problema con l'atterraggio quando ero praticamente al limite. Come quando sono finito nell’acqua di un ruscello di montagna", racconta Rozov.

Ma per situazioni anomale esistono soluzioni piuttosto standard, "ne esistono, di solito, per correggere errori di tempo. A volte è il corpo stesso a regolarsi ancora prima che la testa capisca - osserva lo sportivo -. Ma non hai comunque tutte le garanzie. A volte, analizzando l’accaduto, capisci che non ci sono stati errori madornali, ma è mancata solo un po' di fortuna e tutto è andato nel peggiore dei modi".

Video del più recente record di Rozov. Fonte: youtube

È andato tutto storto quando Rozov e il suo partner sono saltati nel cratere di un vulcano in Kamchatka. Tra il fumo non sono riusciti a valutare correttamente la situazione e si sono ritrovati troppo in basso rispetto alla superficie. Valerij è riuscito ad atterrare, ma il compagno non ha avuto il tempo di aprire il paracadute e si è procurato una frattura da compressione della colonna vertebrale. Per fortuna, l'incidente non ha provocato disabilità.

“Fu un errore nostro. Abbiamo saltato alla fine della giornata, per la quarta volta. Era piuttosto freddo ed eravamo semplicemente stanchi, elementare. Ma, secondo il regista, dovevamo fare ancora qualche bella ripresa. Una piccola decisione sbagliata ha generato una pericolosa catena di eventi", ricorda.

Durante i salti difficili, il B.A.S.E. jumper si concentra solo su ciò che sta accadendo, ma a volte ci si può semplicemente godere il panorama. "Posso saltare da alti dirupi e volare nello spazio aperto su prati alpini, dov’è possibile atterrare in qualsiasi punto. Allora posso godermi il paesaggio", dice Rozov. Tutta un'altra cosa è un salto pericoloso da una scogliera bassa. In questo caso “il cervello funziona come un computer, analizza tutto”.

La spettacolarità dei salti di Rozov è arricchita dall’uso di una tuta alata dal peso medio di circa 1,5 kg. Fonte:  Nika Lebanidze/Red BullLa spettacolarità dei salti di Rozov è arricchita dall’uso di una tuta alata dal peso medio di circa 1,5 kg. Fonte: Nika Lebanidze/Red Bull

La preparazione fisica

Per praticare B.A.S.E. jumping non serve per forza seguire una dieta speciale, ma è necessario tenersi in forma. In questo Valerij Rozov, 51 anni, è riuscito benissimo.

"La buona forma fisica e cardiaca è estremamente importante per qualsiasi alpinista. Non ti puoi permettere di farti crescere la pancia e portartela in giro per la montagna – spiega Rozov –. Nel giorno in cui vuoi saltare, non ci sono particolari esigenze alimentari, ma ovviamente se hai mangiato troppo non farà piacere".

Nei suoi progetti pi&ugrave; strutturati, Rozov &egrave; supportato da un team composto di alpinisti e un equipaggio che arriva fino a 10-12 persone\nFonte: Thomas Senf/Red Bull<p>Nei suoi progetti pi&ugrave; strutturati, Rozov &egrave; supportato da un team composto di alpinisti e un equipaggio che arriva fino a 10-12 persone</p>\n
Fonte: Thomas Senf/Red Bull
 
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La famiglia

Nella famiglia dell’atleta estremo c’è sempre del nervosismo, è normale, dice Rozov. Questo non impedisce di godersi la vita, soprattutto perché la moglie di Valerij Rozov, conosciuta facendo arrampicate, e i tre figli condividono gli interessi.

"Mia moglie ha un rapporto decente con la mia attività, altrimenti non vivremmo insieme. Per un paio di anni anche lei ha fatto paracadutismo, quindi può capire. Il problema principale esiste quando moglie e marito prendono le distanze tra loro con le parole: "Non m’interessa quello che fai. Non posso evitarlo, fai quello che vuoi, io ho i miei interessi”. "Noi viaggiamo molto insieme. Capita che il mattino faccio un salto e la sera stiamo tutti insieme in relax".

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