Il centro storico di Palmira, Siria.
: Valerij Sharifulin/TASSI templi, le statue, le torri. Palmira, la “sposa del deserto”, rivive in 3D grazie a un archeologo italiano, Luca Ottonello, in forza all'Ermitage. Il progetto, presentato il 21 maggio a San Pietroburgo in occasione della “Notte dei Musei”, ha riscosso un grande successo tra i visitatori e ha suscitato l'interesse degli esperti. Grazie a una macchina per ologrammi (una suggestiva piramide di vetro), il pubblico ha potuto ammirare i monumenti dell'antica città siriana così come apparivano prima dei danni provocati dall'Is.
Un successo, come detto, l'evento. Ma anche una grande responsabilità per l'archeologo italiano. L'Ermitage, che dopo la liberazione dell'area ha offerto il proprio contributo per la ricostruzione, aveva allestito per l'occasione grandi spazi e laboratori collaterali dedicati ai vari aspetti della vita quotidiana a Palmira. Di Ottonello, anche la ricostruzione a scopo didattico del mercato.
Luca Ottonello, a sinistra, mentre dimostra il funzionamento su piccola scala della macchina per ologrammi. Fonte: archivio personale
“In questi mesi ho sacrificato parecchie notti, volevo che tutto fosse pronto per questa data – racconta Ottonello a Rbth, visibilmente soddisfatto –, ma non mi aspettavo un riscontro così grande”. Il risultato finale è piaciuto anche ad alcune imprese, interessate a una sviluppo in ambito commerciale del sistema olografico.
Trentuno anni, originario della Sardegna, Ottonello è cresciuto in giro per il mondo vicino al padre ingegnere. Nel suo curriculum due lauree e diversi master di cui uno in archeologia con specializzazione nel settore digitale. Sposato con una ragazza russa, all'Ermitage è entrato un anno e mezzo fa grazie al programma di volontariato che richiama giovani da tutto il mondo.
Gli ologrammi ruotano all'interno della piramide, permettendo al visitatore di ammirare le opere da ogni angolazione. Il tempio di Baalshamin. Fonte: archivio personale
Il progetto vero e proprio, invece, è iniziato a settembre del 2015. “Erano i giorni in cui l'Is faceva saltare templi e monumenti – ricorda Ottonello –. Rimasi molto colpito, proposi allora alla direzione l'idea di ricostruire graficamente la città antica. Per renderla più tangibile ho pensato poi a un sistema olografico”. A supportarlo gli specialisti del museo e i volontari che sono transitati in questi mesi. Un lavoro di squadra.
Non c'è stato neanche bisogno dei sopralluoghi: “Con mia grande sorpresa trovai nella Libreria Orientale del museo un'enorme documentazione raccolta negli anni Quaranta e Cinquanta da archeologi italiani che presero parte a una spedizione internazionale organizzata dall'Ermitage in Siria”. Fotografie e misurazioni precise al millimetro. Un tesoro.
La ricostruzione 3D del mercato di Palmira al tempo della regina Zenobia, un gioco didattico per i bambini. Fonte: archivio personale
Rielaborati i dati, Ottonello è passato alle progettazione e alle animazione delle immagini, le quali, proiettate dall'alto con un qualsiasi supporto (uno smartphone, un tablet, un televisore o un proiettore) e filtrate da uno schermo, si “materializzano” sottoforma di ologramma all'interno della piramide. Una tecnologia già abbastanza diffusa, ma che Ottonello ha perfezionato in base alle proprie esigenze. Tanto da ricavarne un brevetto originale. Per esempio, la sua piramide in vetro ha all'interno una patina più scura che permette di cogliere l'immagine anche in ambienti particolarmente luminosi, come il deserto. “Questo consentirebbe di realizzare piramidi più grandi da installare a Palmira, qualora gli esperti preferiscano lasciare i luoghi intatti”.
Ma le applicazioni sono innumerevoli. L'ultima alla quale sta lavorando Ottonello riguarda lo stesso Ermitage, ricostruito in 4 diverse epoche storiche. Una volta ultimata permetterà al visitatore di interagire con la piramide attraverso un grande display. “La parte che richiede più tempo è quella grafica, ma se penso al punto in cui mi trovavo solo pochi mesi fa con Palmira, sono fiducioso di farcela anche stavolta”, conclude l'archeologo.
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