Lo scrittore Aleksandr Kuprin al ristorante con un gruppo di amici.
: Istituto di letteratura russa dell’Accademia russa delle ScienzeLo scrittore Aleksandr Kuprin al ristorante con un gruppo di amici. Fonte: Istituto di letteratura russa dell’Accademia russa delle Scienze
A inizio Novecento la rivista francese La Revue ebbe la brillante idea di formulare un questionario dal titolo: “Come bevono e cosa bevono gli scrittori francesi?” e di presentarlo sulle proprie pagine. Un quotidiano di Pietroburgo, ispirandosi all’iniziativa dei colleghi francesi, nello stesso periodo pubblicò un questionario analogo sugli scrittori russi. Dai risultati si evinceva che sia gli scrittori francesi che quelli russi non toccavano una goccia d’alcol e sognavano solo di bere acqua pura di sorgente.
Non sappiamo quanto questo fosse vero per gli scrittori francesi. Riguardo ai russi abbiamo deciso di verificare l’attendibilità di tale questionario, andando alla ricerca di affermazioni e dichiarazioni rilasciate dai baristi che in quel periodo lavoravano nei locali frequentati dagli scrittori. E il risultato non corrisponde esattamente a quello dipinto dal quotidiano pietroburghese.
Ristorante “Vienna”
Il barista del ristorante letterario “Vienna”, luogo di ritrovo di molti scrittori di Mosca e Pietroburgo che vantava tra i propri habitué Aleksandr Kuprin, Nikolaj Gumilev, Arkadij Averchenko e Aleksej Tolstoj, racconta: "Gli scrittori perlopiù bevono vodka pura, ma a volte non disdegnano la birra che ordinano sempre a boccali. Quando le finanze glielo consentono chiedono volentieri del cognac, preferendo le marche più scadenti ad altre troppo costose, ma in compenso di rado bevono del vino ordinario e solo quando qualcuno gliene offre. Quanto ai liquorisembrano gradirli più di tanto corde e preferiscono ordinare un altro bicchierino di cognac piuttosto che passare a un liquore.
Riguardo agli stuzzichini poi in genere amano scegliere quelli che costano meno e che però sono più abbondanti. Molti bevono senza spiluccare nulla, oppure seguono il 'rito dell’acerina', vale a dire che dopo ogni bicchierino di vodka buttano giù un sorso di birra. Gli scrittori russi non bevono acqua minerale, preferiscono ordinare del kvas che gli va servito con un po’ di ghiaccio. Bevono a credito, ma ce ne sono alcuni che pagano in contanti, oppure a rate. Talvolta lasciano un ostaggio e poi lo riscattano. Rispetto alla loro capacità di bere, gli scrittori sono secondi solo ai mercanti, e oltrettutto i bicchierini che buttano giù, denominati da noi 'dello scrittore', sono di media misura, leggermente più grandi di quelli dei mercanti e un po’ meno di quelli comuni. Alcuni scrittori trincano fino a perdere conoscenza, ma la maggior parte sono dotati di una buona tempra e non si bevono il cervello. Quando sono ubriachi gli scrittori russi si baciano, imprecano, discutono di temi artistici o raccontano degli anticipi che hanno avuto e che poi si sono bevuti o che riceveranno e dilapideranno in bevute. Va detto che l’ammontare di questi anticipi viene spesso molto enfatizzato dagli scrittori russi”.
Da “Fedorov”
“Gli scrittori russi bevono soprattutto al banco e come accompagnamento scelgono dei panini “da cinque” (quelli più economici che costano cinque copechi). Alcuni romanzieri aggiungono alla vodka del Picon (amaro francese, ndr). I giornalisti voglio sempre i pirozhki bollenti che scottano come fuoco perché sono sempre in giro, al gelo. Quando gli scrittori stanno insieme agli attori li faccciamo accomodare tutti a un tavolo rotondo se no continuano a sbracciarsi”.
Da “Cubat”
Questo costoso ristorante contava tra i suoi habitué Dyagilev, Nezhinsky, Shalyapin e Mamontov. “Gli scrittori russi non ordinano tassativamente mai dello champagne, anche se vi è un gruppo di loro che non prende nient’altro che lo champagne fin dal mattino presto a colazione. Perlopiù ci chiedono dei liquori che nemmeno esistono. Gli scrittori russi non degustano ciò che bevono, ma lo tracannano tutto d’un fiato. Danno mance più generose dei petrolieri e forse solo gli ingegneri navali riescono a batterli”.
Vlad. Azov, Russkoe slovo, Pietroburgo 1908
Per leggere la versione originale dell'articolo, cliccare qui
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email