Alcune donne del posto, che negli anni hanno deciso di restare. Fonte: Gleb Fedorov
Splendeva il sole su Novozybkov, in quei giorni di fine aprile. Correva l’anno 1986. E la gente del posto si preparava a celebrare le festività di maggio. Nessuno avrebbe mai immaginato che da lì a poco si sarebbe scatenato l’inferno.
Con le sue strade dissestate e i vecchi autobus sovietici, Novozybkov, situata nella regione di Bryansk (nella Russia occidentale, a 580 km da Mosca e 260 da Chernobyl, al confine tra Russia, Ucraina e Bielorussia, ndr), era una cittadina come tante altre in questa zona. Ancora oggi a un primo sguardo non si nota niente di anomalo. Ma negli ultimi trent’anni Novozybkov ha fatto parte dell’area di reinsediamento: un’area da cui, a causa della ricaduta radioattiva, la popolazione (in tutto 40mila abitanti) è stata costretta a evacuare.
In quei giorni di primavera Sergej Sizov, che allora insegnava al collegio militare della zona, stava approfondendo con i propri allievi un tema nuovo: il dosimetro per misurare le radiazioni. Il 28 aprile sulla rete televisiva centrale venne trasmessa accidentalmente la notizia che alla Centrale nucleare di Chernobyl si era verificata una perdita. Sergej, controllando il livello di radioattività, riscontrò un forte innalzamento. “Alle otto del mattino del 29 aprile - ricorda Sergej -, in un’ala dell’edificio che ospitava il collegio erano stati rilevati 11 microsievert (unità di misura del dosaggio di radiazioni, ndr) e in un’altra, 65 (in Russia è ritenuta nei limiti della norma una radiazione cosmica di fondo fino a 0,15 microsievert, ndr)”.
Sergej decise allora di mettere in allerta la città. Ma si preferì aspettare disposizioni da Mosca. L’attesa durò una settimana. Durante quei sette giorni Sergej somministrò ai propri studenti dello iodio, salvandoli così dal rischio di contrarre il cancro.
Il quarantenne Viktor Strelyukov è originario del villaggio dei Vecchi Credenti di Svyatsk, che dista 30 chilometri da Novozybkov. Trent’anni fa ospitava centinaia di case e due chiese. Oggi ricorda lo scenario di un film apocalittico. In questa zona restano solo pochi alberi e gli scheletri di alcune case. Nel punto dove sorgeva una chiesa distrutta dal fuoco, Viktor ha costruito un campanile. “Gli abitanti di Svyatsk si sono dispersi per il territorio dell’ex Unione Sovietica. Io ho deciso di rimanere, soprattutto per i miei genitori”, racconta.
Nel 1986 Galina Sviridenko era una studentessa di 16 anni. Oggi suo figlio Denis ha la sua stessa età di allora. Il ragazzo ha subito otto interventi. Secondo i dati riportati da Liudmila Komogortseva, ex vice governatore della regione di Bryansk, oggi celebre ambientalista, dopo l’incidente di Chernobyl la percentuale di bambini che soffre di patologie croniche è passata dall’8 all’80%, e la popolazione della regione in media si ammala di cancro due volte e mezzo di più che nel resto della Russia.
A detta di Viktor Khanaev, medico chirurgo all’ospedale distrettuale di Novozybkov, la causa non starebbe tanto nell’esposizione alle radiazioni, ma nelle dosi progressivamente accumulate che vengono assorbite dall’organismo, soprattutto attraverso i prodotti alimentari locali. A causa delle radiazioni accumulate, il cancro può trasmettersi a più generazioni. Negli ultimi due mesi a Novozybkov si sono verificati otto casi di cancro alla tiroide. “Per la nostra città si tratta di un numero elevato - afferma Khanaev -. Prima del 1986 i casi di tumori erano rari”.
Ad ogni modo la popolazione locale si è come “abituata” a convivere con le radiazioni. I radionuclidi hanno contaminato tutto ciò che cresce. E penetrano nel suolo, nell’acqua e nel legname.
Dati i bassi livelli dei salari, il bosco e gli orti continuano a essere le principali fonti di sostentamento. “Sono trent’anni che ci nutriamo in questo modo e non è mai successo niente di terribile”, dice la gente. Una delle dipendenti del laboratorio locale per il controllo delle radiazioni, che preferisce rimanere anonima, sostiene che se il suolo oggi è meno contaminato, non si può dire altrettanto delle fonti alimentari. “Nei funghi secchi portati ad analizzare al nostro laboratorio l’anno scorso è stato riscontrato un livello di radioattività di 100 mila becquerel per chilogrammo, mentre la norma ne prevede come limite 2.500”, (il becquerel è l'unità di misura del Sistema internazionale dell'attività di un radionuclide, ndr).
Malgrado ciò, nel 2016 i centri abitati della regione di Bryansk soggetti alla procedura di reinsediamento sono passati da 226 a 26. Nell’elenco dei luoghi ritenuti ufficialmente abitabili figura anche Novozybkov. Oltre all’elenco sono state ridotte anche le indennità, che hanno subito in media tagli da duemila a mille rubli al mese (rispettivamente 26 e 13 euro, ndr). “A noi non interessa sapere quali definizioni siano state usate per l’area. Abbiamo bisogno di risarcimenti concreti”, sostiene il dottor Khanaev. A suo avviso “qui si può vivere, purché rispettando le norme operative di radioprotezione. Devono essere garantite la decontaminazione del legname, la consegna prodotti non contaminati e dei fertilizzanti speciali. Per questo abbiamo bisogno dell’aiuto dello Stato”.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email