Foto: Ria Novosti
Lenin, il leader della rivoluzione bolscevica, dava di sé un’immagine al tempo stesso autorevole e contrastante, a cui concorrevano la statura ridotta, la parziale calvizie, un difetto di pronuncia (non riusciva a pronunciare la “erre”), il leggendario berretto, un passo veloce e un carattere fortemente emotivo. I monumenti a lui dedicati, che sino a non molto tempo fa adornavano le piazze centrali di tutte le città del Paese, lo ritraevano il più delle volte in pose dinamiche, con l’amato berretto poggiato sul capo o stretto in una mano.
Stalin aveva uno stile decisamente opposto: dopo il caos della guerra civile il Paese aveva bisogno di stabilità, fiducia, e un potere affidabile. Con i suoi modi pacati e suoi tratti, caratteristici del Caucaso meridionale, Stalin era proprio l’uomo che i tempi richiedevano.
In Russia la moda delle tuniche militari si diffuse durante la Prima guerra mondiale, quando molti ufficiali – che non erano obbligati ad indossare nessuna divisa in particolare – iniziarono a copiare lo stile delle uniformi viste indosso agli ufficiali britannici e francesi. L’esercito britannico aveva in dotazione due tipi di tuniche: quella più formale era destinata agli ufficiali e si indossava con camicia e cravatta; l’altra, più larga e comoda, era invece fornita ai soldati, che la portavano senza cravatta. È proprio a questo modello che si ispirarono i comandanti dell’Armata rossa.
Riportiamo di seguito un brano tratto dall’autobiografia di Nikolai Baybakov, primo ministro dell’Industria petrolifera del governo di Stalin: “Appena entrato mi fermai. Di fronte a me, in piedi e di spalle, c’era Stalin: il comandante supremo. Mi avvicinai a lui senza nemmeno osare tossire. Lo guardai, osservando attentamente il suo aspetto: indossava una tunica grigia e dei morbidi stivali di pelle. Una tenuta assai modesta per un capo di Stato…”.
Soldati della rivoluzione e figli della guerra civile
Dai tempi della rivoluzione e sino alla metà della Seconda guerra mondiale, Stalin indossò di preferenza una tunica militare realizzata con tessuti di ottima qualità e abbinata a dei pantaloni che teneva infilati in morbidi stivali, tipici del Caucaso. Per uscire, Stalin indossava un normale soprabito militare − sempre lo stesso, sino a consumarlo.
Nel 2006, in un’intervista rilasciata a Yekaterina Glushik e apparsa sulla rivista Zavtra con il titolo “Conversazioni con Stalin”, Artyom Sergeyev, figlio di un collaboratore nonché amico intimo di Stalin, raccontò che “un giorno rientrando a casa Stalin vide appeso alla parete un cappotto nuovo, e domandò: ‘dov’è il mio vecchio soprabito?’. Quando gli fu etto che era stato dato via, si infuriò. “Con il denaro pubblico si potrebbe acquistare un cappotto nuovo alla settimana, ma io quel cappotto avrei potuto indossarlo per un altro anno. Solo allora avreste potuto chiedermi se me ne serviva uno nuovo’. Era davvero contrariato”.
Foto: Ria Novosti
I membri del Partito comunista decisero tacitamente di adottare il medesimo stesso stile del loro leader, ovvero una tunica militare o una camicia da soldato. La predilezione dei funzionari di partito, che tra di loro si chiamavano “soldati della rivoluzione”, per una tenuta di tipo quasi militare non nasceva solo da motivi ideologici. Prima di entrare a far parte del governo, molti di loro avevano combattuto nella Prima guerra mondiale, preso parte alla rivoluzione e infine impartito ordini all’Armata rossa durante la guerra civile. Motivo per cui si sentivano più a proprio agio indossando abiti militari anziché civili.
A partire dal 1938 gli abiti destinati ai leader del Paese, comprese alcune delle tuniche di Stalin, iniziarono ad essere confezionati nello stabilimento centrale di sartoria, che già disegnava le uniformi dei generali dell’Armata rossa e che ancora oggi esiste con il nome di Stabilimento sperimentale centrale di sartoria n. 43. Stalin approvava personalmente ogni particolare, bottoni inclusi, di ogni nuovo modello delle uniformi militari.
Foto: Ria Novosti
L’adozione di uno stile imperiale
Quando si trovava a casa Stalin prediligeva gli abiti semplici. Ricorda Artyom Sergeyev: “in casa indossava pantaloni di tela con una giacca di lino, che talvolta si toglieva mostrando una camicia di cotone che ricordava quelle dei solati. Non l’ho mai visto indossare abiti civili. Quando non lavorava indossava un completo di lino, di cui teneva la giacca completamente abbottonata. Quando la lasciava aperta, si intravedeva la camicia bianca che portava sotto”. Quanto ai cappelli, rigorosamente confezionati a mano, Stalin ne prediligeva un modello leggermente più alto sulla parte frontale e dotato di una visiera piccola e uniforme. Stalin di rifiutava di cambiare il proprio cappello con uno nuovo se riscontrava in questo delle imperfezioni. Una volta insignito dei titoli di Maresciallo dell’Unione Sovietica e Generalissimo, Stalin divenne oggetto di grande attenzione da parte degli stilisti, che avrebbero voluto imporgli uno stile un po’ più fantasioso – ma decisamente in contrasto con i gusti minimalisti del leader sovietico.
Foto: Itar Tass
La prima versione di quella che avrebbe dovuto essere la sua nuova uniforme, realizzata in un tessuto color acquamarina, generosamente ricamata con filo d’oro e ispirata di fatto alle divise degli ufficiali russi dei primi del XIX secolo, fu immediatamente bocciata e spedita in un museo − dove si trova ancora oggi. Al suo posto fu confezionata una tunica dal taglio semplice, color grigio chiaro, con colletto ripiegato (poiché Stalin considerava scomodo il colletto a fascia che gli era stato inizialmente proposto), le classiche quattro tasche e delle spalline da maresciallo. Il tutto abbinato a dei pantaloni decorati con banda laterale. La divisa, che nell’insieme aveva un aspetto molto autorevole, fece nascere in Stalin la passione per lo stile imperiale, che riteneva al tempo stesso misurato ed eclatante, austero e grandioso.
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