Vista su Moscow City.
: Vladimir Smirnov / TASSL’autunno 2016 per l’economia russa sarà contrassegnato da due importanti eventi politici: le elezioni della Camera bassa del Parlamento russo, previste a settembre, e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti che avranno luogo a novembre. Il primo dei due eventi potrebbe produrre effetti che incideranno sulla configurazione del potere in Russia almeno fino alle presidenziali del 2018, mentre il secondo influirà sull’intero spettro delle relazioni di interscambio economico e politico con il maggiore antagonista della Russia, gli Stati Uniti.
Entro la fine dell’anno si definiranno in modo sempre più chiaro le linee dei programmi economici che verranno presentati in Russia per i prossimi 5-10 anni dai leader delle diverse scuole di pensiero economico, come l’ex ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, il consigliere del Presidente Sergej Glazev, nonché fondatore del “Partito della crescita” e l’imprenditore Boris Titov. Economisti che dovranno presentare i propri programmi al Consiglio economico del Presidente Putin. Tuttavia, a influire in modo più concreto sull’economia saranno le risposte che verranno date ai problemi che emergono con maggiore urgenza. In primo luogo: aumenterà il prezzo del petrolio e il deficit di bilancio si stabilizzerà sul 3% senza che sia necessario ricorrere alle risorse del Fondo di riserva? In secondo: continuerà la Banca Centrale ad abbassare i tassi chiave? In terzo: la Federal Reserve americana oserà alzare i suoi tassi alla vigilia delle elezioni presidenziali? E, infine, resterà inalterata la domanda di titoli di debito da parte di stati ad alto rischio come la Russia?Indipendentemente dalle risposte a questi problemi “epocali”, si può già affermare che non si deve prevedere il rischio di uno scivolamento verso una fase di recessione più profonda, così come un rapido ritorno a una traiettoria di crescita. Nei prossimi due anni la crescita economica sarà “pari a zero”, perlomeno con gli attuali approcci alla politica di bilancio e finanziaria. Tra i fattori positivi va menzionato il brusco rallentamento dei ritmi di fuga dei capitali e la conseguente diminuzione della dipendenza del corso del rublo dalla dinamica dei prezzi del petrolio, motivati da due ordini di fattori. Il primo che negli anni 2014-2015 le banche e le società russe sono riuscite a “ristrutturare” il loro debito esterno riducendolo di almeno 150 miliardi di dollari. Il secondo che si è riusciti a mantenere una grande differenza nei tassi percentuale in Russia e nei maggiori Paesi avanzati, cosa che ha consentito di creare delle condizioni favorevoli all’afflusso di capitali speculativi nei debiti corporativi e statali russi. Questo aspetto ha influito in misura così rilevante sulla dinamica del corso del rublo che il governo ha persino accennato agli effetti negativi che potrebbe implicare un suo eccessivo rafforzamento.
Le sanzioni e la brusca svalutazione del rublo hanno creato le premesse per una politica di sostituzione delle importazioni, i cui risultati più consistenti si sono forse riscontrati nell’agricoltura e nel settore alimentare. Le condizioni climatiche favorevoli hanno permesso nel 2016 di ottenere addirittura un raccolto record di grano. Sebbene, indubbiamente, questo notevole risultato esiga un’adeguata politica nel settore delle esportazioni per superare la caduta dei prezzi interni del grano. Tuttavia, i redditi della popolazione, il fatturato del commercio al dettaglio e i prezzi degli immobili evidenziano una dinamica contraddittoria che nel complesso indica come nell’attuale congiuntura la popolazione sarà spinta a risparmiare, piuttosto che a consumare, mentre le società rinvieranno i loro progetti di investimento a tempi migliori.Nell’insieme i pronostici sull’economia russa relativi all’ultima parte del 2016 si possono ritenere moderatamente ottimistici: non c’è da attendersi un’ulteriore flessione economica, ma non si verificherà neppure una crescita. Al contempo però la situazione del bilancio migliorerà, in primis a causa del prezzo del petrolio che supererà i 40 dollari al barile già programmati. Tuttavia, non è il caso di aspettarsi grandi terremoti esterni, né nuove sanzioni, brusche fughe di capitali o balzi del corso del rublo. Le novità più rilevanti giungeranno con ogni probabilità più dalla sfera politica che non da quella economica.
Konstantin Korischenko ex vice presidente e direttore del Dipartimento di Mercati azionari e ingegneria finanziaria della Facoltà di Scienze bancarie e finanziarie presso l’Accademia presidenziale russa per l’Economia nazionale e la Pubblica amministrazione
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