Luce rossa per il Nord Stream 2

Lavori di costruzione del gasdotto.

Lavori di costruzione del gasdotto.

: AP
Le società coinvolte nel progetto, tra cui Gazprom e alcuni partner europei, hanno deciso di rinunciare alla joint venture dopo il parere negativo dell'autorità garante della concorrenza del mercato della Polonia. Ma assicurano che il gasdotto in qualche modo si farà

Il gigante russo del petrolio Gazprom, il gruppo energetico francese Engie, la compagnia petrolifera austriaca OMV e le compagnie tedesche Uniper e Wintershall, che avrebbero dovuto realizzare il gasdotto “Nord Stream 2”, hanno rinunciato alla joint venture per la realizzazione del progetto. La notizia è stata resa nota in un comunicato stampa pubblicato il 12 agosto.

La decisione è stata presa dopo che, alla fine di luglio 2016, l’ufficio per la tutela dei consumatori e la libera concorrenza della Polonia (UOKiK) ha dichiarato che la realizzazione del “Nord Stream 2” avrebbe potuto comportare una diminuzione della concorrenza, rafforzando ulteriormente la posizione di Gazprom che occupa già una posizione dominante nel mercato polacco. Una dichiarazione impossibile da sottovalutare, visto che tutti i protagonisti di questo progetto operano in Polonia.

“La revoca della domanda indica semaforo rosso per questa operazione”, ha dichiarato il presidente della UOKiK, Marek Niechcial.

All’interno di un comunicato ufficiale i protagonisti del progetto hanno comunque sottolineato l’importanza del “Nord Stream 2” per il sistema energetico europeo, aggiungendo che si farà di tutto per realizzarlo. Nel comunicato però non vi è nessun’altra precisazione.

Secondo il progetto iniziale, i partner europei avrebbero dovuto acquistare ciascuno il 10% delle azioni del “Nord Stream 2”. In questo modo Gazprom resterebbe l’unico azionista del “Nord Stream 2”, cosa che - sostengono gli esperti - potrebbe renderlo più vulnerabile.

“Progetti di questa portata comportano sempre dei rischi politici. La partecipazione di partner esteri avrebbe potuto ridurre questo rischio”, fanno notare dalla società russa di investimento VTB Capital.

Il budget preliminare del progetto, che prevedeva di posare una conduttura sui fondali del Mar Baltico,  è pari a 8 miliardi di euro. “È chiaro che per Gazprom non è un problema trovare i finanziamenti necessari. Ma esiste un problema di carattere politico”, ha spiegato Andrej Polischuk, analista del settore petrolifero e del gas della banca Raiffeisenbank. Secondo lui molto dipenderà dalla Germania e dalla sua capacità di fare pressione su altri partner europei.  “Finché la Germania sarà favorevole al progetto ci sono buone possibilità di realizzarlo”, ha commentato Sergej Khestanov dell’Accademia presidenziale russa per l’economia nazionale e l’amministrazione pubblica.

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