Terrorismo, colpito il cuore dell’Europa

I passeggeri lasciano l'aeroporto di Bruxelles colpito dai terroristi.

I passeggeri lasciano l'aeroporto di Bruxelles colpito dai terroristi.

: AP
Ancora stragi. Ancora morti. Bruxelles ripiomba nella paura dopo gli attacchi di questa mattina che hanno fatto decine di vittime. Ma quale dovrebbe essere la reazione dell'Occidente? Dalla Russia, il commento di Maksim Yusin del giornale Kommersant

Con gli ultimi attacchi terroristici all’aeroporto e alla metro di Bruxelles, i terroristi islamici stanno inviando nuovi segnali alla comunità internazionale. 

Primo segnale. Non potete sconfiggerci né metterci in ginocchio. La settimana scorsa i servizi speciali del Belgio sono riusciti ad arrestare Salah Abdeslam, uno dei responsabili degli attacchi di Parigi del 13 novembre scorso, considerato in Europa il simbolo di una nuova ondata di terrorismo. 

Per un certo periodo sembrava che le unità clandestine di jihadisti avessero subito un pesante colpo e che non fossero in grado di riprendersi. Ma era solamente un’impressione. Questo attentato organizzato per l’appunto a Bruxelles è servito a chiarire tutto. È chiaro che la cellula eliminata non è la sola. È chiaro che ne esistono delle altre. Ed è chiaro che ci saranno nuovi attacchi

Secondo segnale. I terroristi vogliono mostrare ai cittadini europei che qualsiasi misura di sicurezza adottata dai governi non è sufficiente, che i “soldati della jihad” sono più forti e che possiedono tutta l’iniziativa e che sono sempre un passo più avanti dei servizi speciali.

Dopo l’operazione che ha portato all’arresto di Salah Abdeslam nel quartiere periferico Molenbeek di Bruxelles si pensava che nel Paese fossero state adottate misure di sicurezza straordinarie. Ma tutto ciò non è stato sufficiente. Niente e nessuno ci può aiutare. Possono assassinarci in qualsiasi momento, all’aeroporto, alla stazione dei treni, al ristorante, a teatro o in uno stadio di calcio. Vi siete cacciati in una guerra dalla quale non ne uscirete vincitori. Vinceremo sempre noi. Perché voi avete paura della morte. E noi no. È questa l’idea che i terroristi vogliono trasmettere all’Europa.

Ci abitueremo a vivere in questo nuovo mondo. In un mondo dove il terrorismo si trasformerà in una realtà quotidiana.

Terzo segnale. I risultati delle forze internazionali nella lotta contro lo Stato Islamico portati avanti negli ultimi mesi in Siria e in Iraq non hanno avuto alcuna influenza nella promozione degli ideali della jihad mondiale, né nella capacità di combattere da parte dei gruppi che operano in Europa. Questi gruppi hanno forza e mezzi, denaro e determinazione sufficienti per portare avanti la propria battaglia. 

Quale potrebbe essere la reazione dell’Europa e del mondo civilizzato in generale, Russia compresa? L’unica reazione possibile è continuare con quanto fatto fino ad ora, senza lasciarci intimidire: continuare a prendere voli aerei, continuare ad andare al ristorante e a vedere partite di calcio. Perché l’unica alternativa non può essere arrendersi in maniera incondizionata davanti a un gruppo di fanatici dalla mentalità medievale, che ogni volta avranno sempre più pretese e non faranno alcun passo indietro.

Non possiamo rinunciare né arrenderci. Ci abitueremo a vivere in questo nuovo mondo. In un mondo dove il terrorismo si trasformerà in una realtà quotidiana. Non solo nelle zone più calde, ma in ogni dove. Anche in quei Paesi che, come il Belgio, sembravano trovarsi in zone pacifiche d’Europa, dove per definizione non poteva accadere nulla di male. Orami non esistono zone di pace nel mondo. 

Ciò però non deve suscitare panico né frenare la lotta contro il nemico che ha dichiarato guerra a tutti. Il nemico è forte, è implacabile e senza principi. Ma non vincerà questa guerra. 

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