Fidel Castro durante una visita a Parigi nel marzo 1995.
: ReutersIl leader della rivoluzione cubana, Fidel Castro, una tra le più importanti e singolari figure della storia del XX secolo, si è spento all’età di 90 anni. Aveva promesso che Cuba “non avrebbe mai cessato di lottare per la pace e il benessere di tutti gli uomini”, sostenendo che una vita senza ideali non è degna di essere vissuta. È rimasto fino alla fine dei suoi giorni un’icona dell’ideologia della sinistra in tutto il mondo. Confessava che se per l’arte di sopravvivere fossero stati assegnati dei riconoscimenti alle Olimpiadi, lui si sarebbe di certo guadagnato una medaglia d’oro.
In Russia, Paese al quale Castro è sempre stato legato da rapporti di sincero affetto, la notizia della scomparsa del Comandante è stata accolta con tristezza. La gente ha deposto dei fiori davanti alla sede dell’ambasciata cubana. Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin lo ha definito un “simbolo di un’intera epoca nella recente storia mondiale”. “La Cuba libera e indipendente costruita da Castro e dai suoi compagni di lotta è diventata un influente membro della comunità internazionale assurgendo a modello per molti popoli e Paesi”, così recita il testo del telegramma inviato dal Presidente russo al popolo e al governo di Cuba.
Fidel Castro e l’allora capo dell’Unione sovietica Nikita Khruscev all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, settembre 1960. Fonte: AP
Un leader che ha segnato la storia
“Castro appartiene alla pleiade dei Grandi che hanno cambiato il mondo”, ha scritto nel suo Twitter l’ex capo della Commissione per le relazioni internazionali della Duma di Stato, Aleksej Pushkov, tra i primi in Russia a porgere le condoglianze, e ha poi aggiunto: “Castro ha dimostrato che si può essere per 55 anni l’oggetto delle pressioni degli Stati Uniti e della guerra economica da loro voluta e tuttavia riuscire a resistere. E oggi è il Presidente degli Usa a recarsi all’Avana, e non viceversa”.
Il leader rivoluzionario cubano è stato una guida morale per l’intera umanità: così lo ricorda il capo del “Partito comunista della Federazione Russa” Gennadij Zyuganov. “Se ne è andato uno dei titani della politica, un politico, un uomo che ha posto le basi della morale politica, di quella politica che ha innanzitutto a cuore le sorti della gente semplice e si preoccupa di garantire una vita dignitosa ai lavoratori e creare un mondo felice”, ha detto Zyuganov.
L’ex Presidente dell’Urss Mikhail Gorbachev ha parlato della “profondissima traccia lasciata nella storia dell’umanità intera” da Fidel Castro. Fidel ha resistito, rafforzando il Paese, durante “il più crudele degli embarghi e nonostante le colossali pressioni esercitate nei suoi confronti dagli americani è riuscito a far uscire il Paese dall’embargo guidandolo verso la via di uno sviluppo autonomo e indipendente”, ha rilevato Gorbachev.Il primo ministro russo Dmitrij Medvedev nella sua pagina Facebook ha ricordato la sua conversazione telefonica con Fidel dello scorso agosto in occasione del 90esimo compleanno del lider maximo. “Era molto interessato agli avvenimenti del mondo e della Russia e fino all’ultimo momento ha mantenuto la sua lucidità intellettuale ed è apparso ben informato”, ha scritto il premier.
Il leader del Partito Liberal-democratico di Russia, Vladimir Zhirinovskij, ha definito Fidel “un modello di fermezza e di coraggio” e ha dichiarato che gli anni della sua leadership a Cuba “resteranno memorabili”, aggiungendo che “tra 5-10 anni Cuba entrerà nel normale regime tipico della maggioranza dei Paesi medi dell’America Latina”.
Fidel Castro e Vladimir Putin a La Havana, luglio 2014. Fonte: Kremlin.ru
Le reazioni
Al contempo sono apparse nei social media opinioni di tutt’altro tono sul leader rivoluzionario: Fidel ha rubato al popolo 50 anni poiché non è riuscito a far raggiungere al suo Paese un livello adeguato. “Credo che chi elogia oggi nei suoi commenti Castro lo faccia perché non è mai stato a Cuba. Io ci sono stato e le impressioni più forti che ho riportato da questo Paese si possono sintetizzare in tre parole: povertà, degrado, rapina” ha scritto su Twitter, l’attivista dell’opposizione Aleksej Navalnij. Il suo collega e compagno Vladimir Milonov ha confrontato il reddito pro capite di Cuba (7.000 dollari) con quello della vicina Porto Rico (29.000 dollari). “Sono partiti dalle stesse basi ed ecco cos’è riuscito a combinare il vostro Castro”.
L’economista Sergej Guryanov, ex rettore dell’Alta scuola di Economia di Mosca, oggi emigrato dalla Russia, ha ricordato come nel 2014 la Federazione avesse cancellato a Cuba un debito di 31,7 miliardi di dollari, pari a 2.813 dollari pro capite. “È come se qualcuno avesse cancellato debiti per 412 miliardi alla Russia, ma non si trovano facilmente babbei del genere”, ha scritto l’economista, che poi ha solidarizzato con il post pubblicato di recente dal blogger Ilya Varlamov su Cuba. “Castro ha distrutto il suo Paese, portando una delle regioni un tempo più ricche ai livelli dei paesi africani più poveri”. Tuttora è difficile procurarsi medicinali e generi alimentari. Le linee dei cellulari e le connessioni internet funzionano male. La gente lavora per degli spiccioli e l’unica gioia è riuscire a rubare qualcosa”, aveva scritto lo scorso ottobre Varlamov.
Del resto, come rileva il giornale Kommersant, se Fidel Castro sia stato “un dittatore sanguinario” o un “grande combattente dell’imperialismo americano” resterà per sempre oggetto di dibattito, così come si continua tuttora a polemizzare su Stalin e Ivan il Terribile. Nel 1953 al processo per l’attacco alla caserma Moncada, che gli era costato una condanna a 15 anni di prigione, Castro aveva dichiarato: “La storia mi darà ragione”. “Si trattava di una bella frase entrata nella storia, ma decenni dopo un fatto è certo: non ci sarà nessuna legittimazione e le aspre polemiche tra “castristi” e “anticastristi” non cesseranno di divampare neppure quando Cuba diventerà un tipico (o quasi tipico) Paese caraibico”, scrive Kommersant.
Tuttavia, la principale eredità di Fidel è quella di aver creato con Cuba un “modello di politica estera indipendente e autonoma”, osserva il latino-americanista Viktor Kheyfets, docente presso l’Università statale di San Pietroburgo. “L’economia cubana è rimasta monoculturale e, per quanto si sia sforzato il governo, non è riuscito ad andare oltre. Sì, Cuba è riuscita a sopravvivere, ma questo era ben lungi dall’essere il suo unico obiettivo”, ritiene Kheyfets.
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