I leader di Russia, Francia, Germania e Ucraina riuniti a Berlino il 19 ottobre 2016.
: ReutersFin dalla vigilia appariva evidente che l'incontro tra i leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania non avrebbe portato a nessun cambiamento sostanziale nella risoluzione della crisi ucraina. Mosca e Kiev d'altronde continuano a lanciarsi accuse reciproche, sostenendo di non rispetare gli accordi di Minsk. E Putin ha aspettato solo l'ultimo momento per confermare la propria partecipazione al summit: il capo del Cremlino infatti non ha mai nascosto i dubbi in merito alla reale efficacia dell'incontro. Un atteggiamento di scetticismo dimostato anche dal governo di Kiev: alla vigilia del meeting Konstantin Eliseev, diretore dell'amministrazione del Presidente Poroshenko, aveva dichiarato che i progressi nei negoziati sarebbero stati poco probabili. “Non crediamo nei miracoli”, aveva commentato.
In effetti di miracoli non ce ne sono stati: dopo cinque ore di negoziati non è stato sottoscritto nessun documento. Le parti si sono limitate a dichiarare che nell'arco di un mese verrà avanzata una nuova strategia per la regolamentazione del conflitto nel Donbass.
Nonostante i commenti moderatamente positivi da parte dei partecipanti (Putin ha sottolineato che tutti i leader hanno riconosciuto l'importanza degli accordi di Minsk e Poroshenko ha affermato che il formato di Normandia praticamente già non esiste), gli esperti non possono far altro che evidenziare le principali divergenze tra Mosca e Kiev.“La Russia continua ad avere rapporti tesi con l'Ucraina. E se ci fosse stata l'opportunità di dialogare esclusivamente con Kiev, sicuramente Mosca avrebbe rifiutato l'incontro”, sostiene Sergej Karaganov, decano della facoltà di Economia e Politica mondiale della Scuola superioe di economia. Karaganov assicura che Poroshenko non può né vuole rispettare una parte degli accordi di Minsk, cosa che pesa sull'organizzazione delle elezioni nel Donbass e sull'amnistia dei separatisti.
Timofej Bordachov, direttore dei programmi del Club internazionale Valdaj, si dice d'accordo con Karaganov: l'Ucraina non contribuisce al dialogo. “L'Ucraina sta dimostrando di essere in attesa dell'arrivo alla Casa Bianca di un nuovo Presidente e spera che a vincere le elezioni sia Hillary Clinton: una situazione che le permetterebbe di ricostruire uno scenario di confronto con la Russia”, ha detto Bordachov a Rbth.
Gli esperti si dicono convinti che Putin non si sia recato a Berlino per dialogare con Poroshenko. “Il summit non era tanto focalizzato su un faccia a faccia con il Presidente ucraino, bensì sul dialogo con i leader europei in merito a una serie di questioni che non riguardano solo l'Ucraina, ma anche le relazioni tra Russia ed Europa, fino al conflitto siriano”, ha fatto notare il politologo Sergej Mikheev.
Alla radio Kommersant FM il politologo ucraino Mikhail Pogrebinskij ha dichiarato che l'obiettivo principale di Putin era dimostrare il proprio appoggio alla cancelliera tedesca che ha organizzato l'incontro. “Putin non voleva dipingere la Merkel come una cattiva organizzatrice incapace di portare a casa risultati – ha detto -. Non escludo che abbia bisogno di qualcosa in cambio”, ha detto Pogrebinskij.
Sergej Mikheev sostiene che le azioni di Putin siano condizionate dall'importanza che la Germania ricopre per la Russia. “La Germania è il Paese dell'Ue più influente in ambito economico e la Russia mantiene un interscambio intenso a livello commerciale. Per questo è importante sostenere i rapporti con questo Paese, senza deteriorarli inutilmente”.Secondo il politologo Putin aveva inoltre bisogno di un confronto con Hollande, con il quale la settimana scorsa aveva annullato una visita.
Al termine dell'incontro con Poroshenko, Putin, Merkel e Hollande hanno continuato il confronto. La cancelliera tedesca e il Presidente francese hanno nuovamente condannato i raid aerei della Russia e dell'aviazione siriana su Aleppo e non hanno escluso di introdurre nuove sanzioni ai danni di Mosca. Da parte sua Putin ha dichiarato che la pausa umanitaria ad Aleppo verrà prolungata.
Sergej Karaganov non nasconde il proprio scetticismo in merito alle prospettive di dialogo sulla Siria con i leader europei. Ma ammette tuttavia che, il fatto stesso che i negoziati si siano tenuti, è da considerare come qualcosa di positivo. “Francia e Germania non hanno una influenza reale sulla situazione in Siria – ha spiegato -. Lì il ruolo più importante è ricoperto dagli Stati Uniti. Ad ogni modo non bisogna negare alcun tipo di dialogo”.
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