A bus riddled with bullets in the Kuibyshevsky District
Mikhail Sokolov / TASSFonte: Reuters
Dopo gli sconvolgimenti in Ucraina del febbraio 2014, quando l’Euromaidan depone il presidente Viktor Yanukovich, nella parte orientale del Paese scoppiano i disordini. Gli abitanti dell’Ucraina orientale, storicamente vicini alla Russia, temono l’aumento del nazionalismo e la proibizione della lingua russa. Dopo l'annessione della Crimea alla Russia, gli attivisti filo-russi nelle regioni di Donetsk e Lugansk iniziano una rivolta armata, prendendo il controllo di diverse città.
Fonte: Valerij Melnikov / RIA Novosti
A fine estate, nel sud-est dell'Ucraina, si sviluppa una guerra su vasta scala tra le Forze Armate dell'Ucraina (AFU) e i ribelli delle autoproclamate "repubbliche popolari" di Donetsk e di Lugansk (DNR e LNR).
Fonte: Gennadij Zhinkov / TASS
Sullo sfondo delle offensive di DNR e LNR, nell’agosto 2014 l'Ucraina decide di optare per una soluzione diplomatica. Il 5 settembre 2014, nella capitale della Bielorussia, i rappresentanti di Russia, Ucraina, DNR, LNR e l'osservatore OSCE firmano il protocollo "Minsk-1", secondo il quale le parti si impegnano a cessare il fuoco e a scambiare i prigionieri.
L’Ucraina, dal canto suo, promette di decentrare il potere adottando la legge "sullo statuto speciale" delle regioni di Donetsk e Lugansk, controllate dai ribelli.
Fonte: Valerij Melnikov / RIA Novosti
Minsk-1" non porta la pace in Donbass: per tutto l'autunno 2014 nessuna delle due parti cessa completamente il fuoco, proseguono gli scontri e i bombardamenti ai centri abitati. Tuttavia, l'intensità del fuoco in questo periodo diminuisce. Al territorio di DNR e LNR arrivano aiuti umanitari, provenienti anche dalla Russia.
Nel gennaio 2015 riprendono le ostilità su vasta scala. Il vice direttore dell'Istituto dei Paesi del CSI, Vladimir Evseev, sottolinea il peso le aspettative elevate: dopo un momento relativamente calmo, i militari ucraini, tornati in forze, hanno creduto di poter ripulire completamente il Donbass. I ribelli, al contrario, contavano di poter espandere il proprio territorio.
Fonte: Reuters
"Come risultato, dopo gli ennesimi scontri e le centinaia di vittime da entrambe le parti, sono giunti a capire che per simili obiettivi le forze non erano sufficienti, né da un lato, né dall’altro" – ha spiegato Evseev. L’Ucraina si è così affidata nuovamente alla diplomazia.
Fonte: Reuters
L’Accordo "Minsk-2", firmato da Russia, Ucraina, DNR e LNR il 12 febbraio 2015, ancora una volta prevede l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe. Dopodiché si sarebbe optato per la soluzione politica: l'Ucraina avrebbe adottato una riforma costituzionale che avrebbe rafforzato lo statuto speciale di Donetsk e Lugansk, in queste ultime si sarebbero dovute svolgere le elezioni e l'Ucraina avrebbe ripreso il controllo del confine con la Russia.
Fonte: Mikhail Sokolov / TASS
Tuttavia, il processo di pace continua a scivolare via anche dopo "Minsk-2". Le elezioni in DNR e LNR, inizialmente previste per l'autunno 2015, non si sono ancora svolte. I rappresentanti dello Stato ucraino affermano che la società non è ancora pronta. "Da parte dell'Ucraina oggi non esiste alcuna volontà politica di negoziare con Donetsk e Lugansk" – ritiene Evgenij Minchenko, direttore dell'Istituto internazionale di consulenza politica.
Fonte: Reuters
Per quanto riguarda i combattimenti, secondo Minchenko, dopo "Minsk-2" si è creata una strana situazione, "né di pace né di guerra", in cui non si conducono operazioni militari su larga scala, ma i periodi di tregua si alternano alle escalation.
Vladimir Evseev concorda, osservando che a fine agosto 2016 la tregua si è interrotta mediamente 300-350 volte al giorno.
Fonte: Reuters
Tuttavia, il Quartetto Normandia e il gruppo di contatto sulla risoluzione della situazione nella parte orientale dell'Ucraina, che comprende Russia, Ucraina, DNR e LNR, continuano a cercare di risolvere la crisi nel Donbass. Un altro cessate il fuoco è entrato in vigore il 1° settembre 2016, dopo gli accordi presi dai membri del Gruppo di contatto a Minsk. Ma non è chiaro quanto durerà.
Gli esperti ritengono che la soluzione del conflitto nel Donbass non sia possibile senza la partecipazione degli Stati Uniti, alleato chiave dell’Ucraina. Vladimir Evseev sottolinea che l'amministrazione Obama uscente è concentrata sulla Siria e difficilmente prenderà una posizione attiva nei confronti dell'Ucraina. Così, probabilmente il destino del processo di Minsk sarà in gran parte determinato dalle politiche del prossimo presidente degli Stati Uniti.
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