Le nuove sfide di Gazprom in Europa

L’Italia, con oltre 24 miliardi di metri cubi, risulterebbe il terzo maggior acquirente di gas russo.

L’Italia, con oltre 24 miliardi di metri cubi, risulterebbe il terzo maggior acquirente di gas russo.

: Alamy / Legion-Media
L’Unione Europea ha approvato la costruzione di un gasdotto alternativo che dovrebbe portare il gas proveniente dall’Azerbaigian in Europa attraverso la nuova tratta italiana

Il gas proveniente dall’Azerbaigian dovrebbe giungere in Europa bypassando la Russia e facendo concorrenza al maggior fornitore di gas nell’Ue, il colosso russo Gazprom.    

La Commissione Europea ha dato il via libera alla costruzione del Gasdotto Trans-Adriatico (noto con l’acronimo inglese di Tap: Trans Adriatic-pipeline), in accordo con la normativa dell’Unione Europea. È quanto si legge in un comunicato diramato dalla Commissione Europea nei giorni scorsi. Il nuovo gasdotto attraverserà il territorio di Grecia e Albania, passando sul fondo del Mar Adriatico, per raggiungere l’Italia Meridionale. Il gasdotto consentirà di fornire il gas proveniente dall’Azerbaigian all’Europa attraverso la rete di trasporto turca. Una delle finalità del progetto è quella di ridurre la dipendenza del Sud Europa dagli attuali fornitori, Gazprom incluso.

Tuttavia alla fine di febbraio Grecia e Italia avevano già siglato un contratto preliminare congiunto sulla costruzione del gasdotto, sulla base del progetto Itgi Poseidon (Interconnector Turkey — Greece — Italy) che prevedeva il passaggio di una tratta del gasdotto dall’Azerbaigian attraverso la Turchia fino in Italia, ma tale gasdotto non era stato alla fine realizzato.

I rischi per Gazprom

A detta di Aleksandr Kurdin, direttore del Dipartimento di Studi strategici del Centro di analisi in campo energetico del Governo della Federazione Russa, “per Gazprom, e in generale per le imprese del settore gaspetrolifero, la notizia non costituisce certo una sorpresa dal momento che l’Unione Europea già da tempo aveva promosso intensamente il progetto di ‘South Stream’”.

Sempre secondo Kurdin, il progetto Tap è rivolto senza dubbio all’Italia, uno dei maggiori consumatori di gas del continente europeo, dove si sta assistendo a una sensibile intensificazione della concorrenza nei confronti di Gazprom. Il colosso russo del gas si vedrà di nuovo costretto a offrire condizioni contrattuali più flessibili e a contenere i costi di produzione per mantenere la sua capacità concorrenziale.

Dalle stime di Gazprom per il 2015, l’Italia, con i suoi 24,42 miliardi di metri cubi, risulterebbe il terzo maggior acquirente di gas russo. I primi due sarebbero la Turchia (con 27,01 miliardi di metri cubi) e la Germania (con 45,31 miliardi di metri cubi). Alla Grecia nel 2015 Gazprom ha fornito 1,98 miliardi di metri cubi di gas.

Tuttavia, secondo il parere degli esperti, il gas azerbaigiano non basterebbe a coprire il fabbisogno dei Paesi dell’Europa del Sud. “Verso l’Europa (attraverso il Tap, ndr) verranno convogliati 10 miliardi di metri cubi di gas, dei quali 8 destinati all’Italia”, afferma Sergej Pravosudov, direttore dell’Istituto per l’Energia nazionale. Tanto per fare un confronto, l’Italia acquista da Gazprom 25 miliardi di metri cubi all’anno. Inoltre, fornitori alternativi come Libia e Algeria hanno ridotto le loro erogazioni all’Italia. Di conseguenza il gas azerbaigiano potrebbe solo sostituire il gas proveniente dall’Africa, ma non quello russo, ritiene Pravosudov. 

Preservare la domanda

Secondo Kurdin “il Tap non modificherà in misura sostanziale l’attuale scenario, tanto più che il l’import europeo di gas sembra destinato ad aumentare nei prossimi anni”.

Gli esperti intervistati da Rbth assicurano che il Tap non dovrebbe mettere in discussione i contratti preliminari siglati da Gazprom con Grecia e Italia in conformità con il progetto del gasdotto Itgi. In base a esso il gasdotto dovrebbe fornire il gas russo, transitando dalla Grecia fino in Italia. Attualmente la questione sul tappeto è come portare il gas fino al confine con la Grecia. Tuttavia, entrambi i gasdotti, che utilizzando quasi le stesse tratte, potrebbero coesistere parallelamente. “I due progetti hanno delle finalità nettamente diverse: il Tap consente di diversificare le fonti per la fornitura e di ridurre la dipendenza dalla Russia, mentre l’obiettivo dell’Itgi sembrerebbe oggi quello di diversificare i percorsi di trasporto del gas russo”, spiega Kurdin.

Per la Russia è importante diversificare i percorsi di trasporto del gas destinato all’Europa che attualmente transita essenzialmente dal territorio dell’Ucraina. Una delle alternative per l’Europa Centro-Settentrionale potrebbe essere costituita dal gasdotto “North Stream-2”. Per la tratta meridionale si era pensato inizialmente al “South Stream” e successivamente al “Turkish Stream”, ma entrambi i progetti sono stati alla fine congelati.

Vi è il rischio che anche la realizzazione del progetto Tap subisca ritardi e rallentamenti. “Malgrado il sostegno politico da parte dell’Europa, il Gasdotto Trans-Adriatico sembra incontrare molti problemi di attuazione, inclusi quelli di ordine finanziario” ritiene Aleksandr Pasechnik, direttore del Dipartimento di analisi del Fondo nazionale per la sicurezza energetica. Il progetto prevede il coinvolgimento di investitori solo privati. Tuttavia, sullo sfondo della diminuzione delle tariffe delle risorse energetiche e della crisi che colpisce il settore gas-petrolifero, è assai improbabile che esso diventi una priorità per i suoi azionisti (inclusi la britannica BP, l’azerbaigiana Socar, l’italiana Snam, la belga Fluxys, la spagnola Enagas e la svizzera Achro), sostiene l’esperto.

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