Una tassa sul petrolio per pagare il deficit

Secondo il ministro le società petrolifere dovrebbero ridurre i costi e selezionare accuratamente i progetti

Secondo il ministro le società petrolifere dovrebbero ridurre i costi e selezionare accuratamente i progetti

Shutterstock / Legion-Media
Alle compagnie petrolifere russe è stato chiesto il pagamento di 4,8 miliardi di dollari per coprire il deficit di bilancio. Alcuni esperti si dicono però contrari, sostenendo che questa iniziativa potrebbe incrementare il volume di debito estero

Il Ministero delle Finanze russo ha introdotto un prelievo di circa 300 miliardi di rubli (4,82 miliardi dollari) a carico del settore gaspetrolifero come tassa aggiuntiva. Tali risorse dovrebbero parzialmente compensare il deficit del bilancio statale russo, è quanto riferisce il giornale commerciale Kommersant.

“L’indebolimento del rublo ha offerto agli esportatori condizioni più vantaggiose di quelle di altre società del Paese perciò il governo, prendendo in esame la questione dell’incremento delle tasse e delle aliquote, ha focalizzato in primo luogo la sua attenzione su questo settore”, afferma Maksim Kostrov, analista di Ir “Prime”. In precedenza il Ministero aveva proposto di effettuare un prelievo molto più ingente a carico dei produttori gaspetroliferi pari a 600 miliardi di rubli (9,64 miliardi di dollari).

Le ragioni principali 

Come ha spiegato nell’articolo pubblicato sul giornale economico Vedomosti il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, i benefici ottenuti dalle società petrolifere solo grazie alla svalutazione della divisa nazionale sarebbero nell’ordine dei 500 miliardi di rubli (8,03 miliardi di rubli), ammontare che coprirebbe quasi interamente gli utili prima delle imposte.

Secondo il ministro le società petrolifere dovrebbero ridurre i costi e selezionare accuratamente i progetti investitivi. Ma, a detta di Siluanov, per ora lo scenario è l’opposto: i costi operativi delle società e i salari dei lavoratori crescono intensamente a spese del deficit del bilancio statale.

Contro l’orientamento del Ministero delle Finanze si schierano molti economisti. Si è espresso in tal senso, il 1° ottobre 2015, nel corso del Forum internazionale degli investimenti di Sochi, il presidente della Sberbank, German Gref, ex ministro per lo Sviluppo economico.

A suo avviso, l’aumento delle imposte a carico delle società petrolifere si rifletterà negativamente sui loro indicatori economici. Già ora sul bilancio di queste società grava oltre il 70% di tasse su ogni dollaro di utile. Perciò, secondo Gref, lo Stato dovrebbe piuttosto stimolare i produttori petroliferi a potenziare maggiormente settori imprenditoriali diversi, come, per esempio, il petrolchimico.

Aleksandr Dyuko, presidente della società “Gazpromneft”, ha puntualizzato che le società petrolifere hanno cominciato a cambiare il loro orientamento produttivo già a partire dagli anni Duemila e che in futuro sono pronte a sviluppare progetti legati al petrolchimico. “Il settore ha bisogno di un sostegno concreto da parte dello Stato e non di un incremento della pressione fiscale. Per questa ragione, anche nel caso venisse adottato, il provvedimento sull’aumento delle tasse e delle aliquote dovrà essere equilibrato”, dichiara Maksim Kostrov.

Provvedimenti alternativi

In alternativa all’aumento delle imposte, Maksim Kostrov cita la possibilità di un prestito nel mercato interno ed estero e anche l’utilizzo delle riserve precedentemente accumulate. Durante il Forum di Sochi Kostrov il consigliere economico del presidente russo, Sergey Glaziev, ha esortato ad aumentare il peso del debito pubblico.

Attualmente il debito estero della Russia è pari al 12% del Pil, mentre quello degli Stati Uniti supera il 100% del Pil. “Aumentare il prestito oggi è difficile. Gli investitori esigerebbero tassi elevati e inoltre l’aumento dell’onere del debito potrebbe portare a una revisione di rating del credito”, afferma Georgy Vashchenko, responsabile del dipartimento delle operazioni finanziarie sul mercato fondiario russo di “Freedom Finance”.

Come ha dichiarato il primo ministro russo, Dmitry Medvedev, alla seduta sul bilancio federale che si è svolta il 7 febbraio, le autorità non devono “precipitare in una deriva populista” e “destabilizzare le conquiste degli ultimi 15 anni”. A suo avviso, gli obiettivi essenziali dello Stato resterebbero quelli dello sviluppo delle infrastrutture, del sostegno all’agricoltura e della politica di sostituzione delle importazioni, secondo quanto riferisce l’agenzia Ria Novosti. A detta del capo del governo, il deficit di bilancio nel 2016 raggiungerà circa il 2,8% del Pil.

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