Anna Netrebko.
: AFP / East NewsUn mese fa Anna Netrebko ha debuttato al Teatro Bolshoj con l'opera "Manon Lescaut". Prima di partire per gli Stati Uniti per le esibizioni al Met, la star ha parlato del suo lavoro al Bolshoj, dei suoi ruoli preferiti e della famiglia.
Ci sono voluti 25 anni di carriera di successo internazionale per il suo debutto al Bolshoj. Com’è stato possibile?
Non voglio pensare che sia stato per via di intrighi o macchinazioni. Forse dipende da un’organizzazione sbagliata, da tempistiche scorrette.
Non teme la gelosia di Valerij Gergiev? È pur sempre una solista del Teatro Mariinskij...
Io e Gergiev siamo buoni amici. Ed egli è ben consapevole che il Teatro Bolshoj è effettivamente un grande teatro. Se i solisti vogliono andarci a cantare e vengono invitati, ci canteranno. Al Teatro Mariinskj avviene esattamente lo stesso. Di fatto già da tempo sono perlopiù assente, ci capito di rado, una volta o due a stagione.
Perché a volte rinuncia a performance in cui è già stata annunciata la sua presenza, come ad esempio in "Faust" di Gounod o in "Norma" di Bellini?
Di regola firmo i contratti diversi anni prima dell’evento. In quel momento, mi sembra che dopo due o tre anni la parte che ancora non ho interpretato sarà per me una gioia e la studierò con piacere. Ma il momento si avvicina e capisco che non riesco ad appassionarmi all’una o all’altra parte. Così, con tutta la mia buona volontà, non mi si addiceva né Margarita né, soprattutto, Norma. Non l’ho ascoltata fino alla fine nemmeno una volta. Non mi piaceva. Ma io davvero non volevo deludere né "Covent Garden", né vanificare il contratto con il "Metropolitan". È stata una decisione molto difficile, ma l’ho presa. Onestamente, in questo mi ha aiutato davvero molto il regista, quando ho visto la sua ideazione. È stata l'ultima goccia, così ho rifiutato.
Il soprano Anna Netrebko durante un'esibizione a San Pietroburgo. Fonte: Vadim Zhernov / RIA Novosti
Prevede ancora decisioni simili?
Cerco di fare attenzione nella scelta del repertorio e dei contratti. Ma, in generale, mi baso solo sulla mia intuizione. Le parti nuove, spero, saranno per me interessanti, penso di poterle affrontare.
Quali, per esempio?
Ora sto cominciando a lavorare su Aida. Ho solo provato: che vada o no. C’è ancora molto lavoro da fare. Debutterò con questo ruolo al Festival di Salisburgo nell'estate del 2017. È molto difficile, Aida. Ho già ascoltato molte registrazioni belle e interessanti, una ottima di Maria Callas quando era ancora “in carne”. Che dire: la perdita di peso è una totale assurdità! Quando la Callas ha cominciato a dimagrire, ha iniziato a perdere la voce.
Lei non fa diete?
Io? No! Non ci penso neanche! Amo tutti i miei 13 chili di troppo, sin dal tempo di quella Giuditta che ballava a piedi nudi a Baden-Baden. Me li tengo già da sette anni e li adoro. Non li darò a nessuno. È ciò che mi fa andare avanti, è la mia resistenza, la mia forza, è ciò che sostiene la mia voce. Naturalmente sto parlando delle parti drammatiche e non dei repertori facili.
Il fatto di aver cambiato radicalmente ruolo, passando da un repertorio semplice, quasi da soubrette, a uno estremamente drammatico, ha cambiato il suo carattere?
No. In generale, sono diventata più calma e senza infantilismi, leziosità e burle. Ho già 45 anni, non è ora? Sono stanca di dover essere costruita, di rappresentare quello che ormai non sono. Per me è molto più agevole e interessante occuparmi di personaggi seri.
Anna Netrebk durante un’esibizione a Berlino. Fonte: Getty Images
E qual è la sua personalità in casa?
A casa sono la persona più delicata, tranquilla e docile del mondo. Soprattutto negli ultimi tempi, dopo che ho sposato un uomo meraviglioso. In famiglia è finalmente arrivato un vero uomo, ho sentito che in casa c’è un capofamiglia, un supporto. Ora sto così bene, sono così rilassata... Oltre al fatto che Yusif sia mio marito, è anche un bravissimo tenore.
Dov'è oggi la vostra casa? A San Pietroburgo, Vienna o New York?
Forse prima di tutto a Vienna. Io sono residente lì, pago le tasse lì. New York è considerata la nostra seconda casa. Forse tra un anno o due trasferiremo Tisha (Thiago Arua, figlio della Netrebko, ndr) alla scuola austriaca, così vivrà e studierà a Vienna, se troveremo una scuola buona e che sia quella giusta. Allora tutta la famiglia si metterebbe sul serio a imparare la lingua tedesca.
L'attuale situazione politica nel mondo influenza la sua carriera?
No. Anche se la situazione politica generale non è incoraggiante. Ma i teatri prendono posizione insieme agli artisti. Il direttore generale del Metropolitan Opera House di New York Peter Gelb è sempre il primo a farlo. Non solo per me e Valerij Gergiev, ma anche per molti altri. Io credo che l'arte debba rimanere intoccabile, al di fuori di ogni politica.
Lei ha cantato l'Inno olimpico all’apertura delle Olimpiadi invernali di Sochi. Vorrebbe cantare anche all’inaugurazione dei mondiali di calcio di Mosca nel 2018?
Cantare l'Inno olimpico a Sochi è stato per me una questione d'onore! Per l'apertura dei mondiali sarebbe lo stesso. Penso che se il Paese mi chiamerà, io canterò. Simili questioni sono politicamente importanti per il Paese. Se i responsabili mi considerano degna di farlo, allora io ci sarò, come si suol dire, per la mia patria.
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