L’eremita che guidò la Russia alla riscossa nazionale: Sant’Irenarco del Monastero di Boris e Gleb

Nei tempi difficilissimi del cosiddetto Periodo dei Torbidi, in piena crisi dinastica e con gli invasori polacchi e lituani che spadroneggiavano, questo monaco, nel chiuso della sua cella di 2,8 x 1,4 metri, fu il vero leader e il catalizzatore della resistenza

Borisoglebskij. Monastero Borisoglebskij (dei Santi Boris e Gleb). Parete est con il santuario nella cella di Sant’Irenarco. Vista verso sud. 6 luglio 2019

La piccola città mercantile di Borisoglebskij (oggi ha meno di 5.400 abitanti), situata sull’antica strada tra Rostov Velikij e Uglich, nella regione di Jaroslavl, prende il nome dal veneratissimo Monastero Borisoglebskij (dei Santi Boris e Gleb), dedicato ai giovani principi di Kiev martirizzati all’inizio dell’XI secolo. Nell’estate del 1911, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij (si veda il riquadro in basso) visitò questo luogo mentre lavorava nella provincia di Jaroslavl.

Tra i santuari del monastero, un significato speciale è storicamente ricoperto dalla modesta cappella della cella a muro di un monaco eremita noto come Irenarco di Rostov. Paradossalmente, questo eremita fomentò i cuori del popolo russo durante una delle ore più buie nella storia del Paese.

Monastero dei Santi Boris e Gleb, panorama est. Da sinistra: Chiesa di San Sergio sopra la Porta sud, mura e torri orientali, campanile e chiesa di Giovanni Battista, Cattedrale dei Santi Boris e Gleb, Chiesa dell’Annunciazione, Torre angolare di nord-est. Estate 1911

Gli inizi promettenti

Il Monastero di Boris e Gleb fu fondato nel 1363 dai monaci di Novgorod Fjodor e Pavel, con la benedizione di San Sergio di Radonezh, la luce guida del monachesimo moscovita. Dopo questo promettente inizio, il monastero divenne molto caro a vari sovrani della Moscovia, tra cui lo zar Ivan III (il Grande) che fu battezzato lì nel 1440. Suo figlio Basilio III e suo nipote Ivan IV (il Terribile) continuarono il patrocinio reale.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Chiesa dell’Annunciazione (a sinistra), Cattedrale dei Santi Boris e Gleb, vista sud-ovest. 6 luglio 2019

All’inizio del 1520, durante il regno di Basilio III, iniziò la costruzione in muratura del monastero. I monumenti di quel periodo includono la Cattedrale dei Santi Boris e Gleb, costruita nel 1524, e il Refettorio della Chiesa dell’Annunciazione (1524-26), entrambi attribuiti al capomastro Grigorij Borisov.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Parete est, esterno, vista nord. Estate 1911

L’estensione monumentale di questo ensemble architettonico è ben catturata nella vista del monastero scattata da Prokudin-Gorskij da un ampio pascolo a est. Sebbene al momento della mia prima visita, nel 1992, questa magnifica prospettiva fosse stata oscurata, fotografie più da vicino trasmettono pur sempre la grandiosità delle mura.

Lo zar Ivan il Terribile (1530-84) arricchì e innalzò lo status del monastero. Allo stesso tempo il suo regno creò anche sconvolgimenti catastrofici che si estesero all’inizio del XVII secolo, in quell’interregno dinastico con grave crisi nazionale e invasione straniera noto come il Periodo dei torbidi. 

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Parete est, interno, vista nord con torre angolare di nord-est. 6 luglio 2019

Durante questi drammatici eventi, il Monastero dei Santi Boris e Gleb raggiunse la fama grazie alla vita di un monaco noto come Irenarco l’eremita di Rostov (1547-1616). Commerciante locale di origini contadine, Elia (come era noto prima della tonsura) entrò nel monastero all’età di 30 anni e adottò uno stile di vita estremamente ascetico. Tra le altre osservanze, Irenarco indossava pesanti catene e croci come quelle che Prokudin-Gorskij fotografò.

Alla fine, Irenarco si autorecluse in una piccola cella (circa 2,8 x 1,4 metri), ricavata negli anni Ottanta del Cinquecento all’interno della parete est del monastero. Con l’aumentare della sua fama, molti cercarono la sua benedizione, ma la ricerca spirituale di questo monaco ascetico era destinata a essere d’ispirazione ben oltre le mura del monastero.

Monastero dei Santi Boris e Gleb, viale dei tigli. Vista verso est verso il santuario della cella di Sant’Irenarco. 6 luglio 2019

L’unico leader in un momento di crisi

Le radici più immediate della crisi dinastica possono essere fatte risalire alla morte dello zar Fjodor (1557-98), il terzo figlio di Ivan il Terribile avuto dalla sua amata prima moglie, Anastasia. Con la sua morte, la dinastia dei Rjurikidi, che governava la Russia dall’862, ebbe fine.

Attraverso una complessa serie di macchinazioni, la corona dello zar fu posta sulla testa di Borìs Godunòv (1551-1605), che aveva già detenuto il potere di fatto in Russia durante gli ultimi anni del regno di Fjodor, che era gravemente malato. L’ascesa di Godunov al trono nel 1598 fece sperare che le politiche di questo sovrano vigoroso e intelligente avrebbero continuato a lavorare a beneficio della Russia, come avevano fatto durante la sua reggenza. Ma il destino aveva altri piani.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Parete est con il santuario nella cella di Sant’Irenarco. Estate 1911

Una svolta particolarmente inquietante si verificò con la morte dello zarevic Dmitrij, il figlio più giovane di Ivan il Terribile, nato nel 1582 da un matrimonio non canonico con Maria Nagaja. La sua morte violenta, carica di misteri e sospetti, avvenuta nel maggio del 1591 a Uglich, gettò molte ombre sul regno di Godunov.

Sebbene l’omicidio non potesse essere attribuito a Boris, insinuazioni, destinate poi ad essere credute per secoli, volevano che lo zarevic fosse stato assassinato su sua istigazione. Le voci sulla colpevolezza di Boris Godunov, insieme a interessi politici rivali e a una serie di concomitanti disastri naturali, minarono ulteriormente il suo potere.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Santuario restaurato della cella di Sant’Irenarco. 6 luglio 2019

Dopo l’improvvisa morte di Godunov nel 1605, sua moglie e suo figlio furono uccisi dalla folla al Cremlino. La situazione degenerò rapidamente in un periodo di caos sociale e incessanti combattimenti tra i pretendenti al trono, alcuni dei quali sostenevano di essere il miracolosamente sopravvissuto zarevich Dmitrij e sono passati alla storia come Falso Dimitri I, II e III. La situazione cominciò a stabilizzarsi solo nel 1613, con l’ascesa al trono di Michele I di Russia, il primo zar della dinastia Romanov

Durante i peggiori anni del Periodo dei Torbidi, Irenarco sobillò dalla sua cella il popolo e la nobiltà contro le pretese polacche sul trono moscovita, e fece da catalizzatore alla resistenza nazionale per scacciare le forze polacco-lituane. Con il territorio di Rostov sotto il controllo polacco, il Monastero di Boris e Gleb fu attaccato nel 1608 e nuovamente minacciato nel 1609 da Jan Piotr Sapieha (1569-1611), un comandante di spicco delle forze polacco-lituane.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Croce con cui il monaco Irenarco benedisse Minin e Pozharskij. 1911

La biografia di Irenarco approvata dalla chiesa, scritta subito dopo la sua morte nel 1616, afferma che Sapieha, noto per la sua spietatezza, fosse rimasto colpito dall’impavido Irenarco, che gli disse in faccia di tornarsene nella sua terra. Sapieha risparmiò il monastero e lasciò uno stendardo come tributo a Irenarco. Sapieha morì due anni dopo, durante le battaglie intorno al Cremlino di Mosca.

Il culmine dell’intervento di Irenarco nella politica nazionale si ebbe nel 1612, quando diede la sua benedizione al principe Dmitrij Pozharskij e a Kuzma Minin, i leader dell’esercito che avrebbe ripreso Mosca dopo aspri combattimenti da fine agosto a inizio ottobre. Si dice che Minin e Pozharskij considerassero Irenarco il loro consigliere spirituale.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Reliquie monastiche (catene e croci) attribuite a Sant’Irenarco. 6 luglio 2019

Rafforzare e preservare la storia

Dopo la sua morte, la cella di Irenarco acquisì lo status di santuario. In effetti, è stato preservato durante la grande espansione del monastero intrapresa alla fine del XVII secolo con il sostegno di un potente prelato, il Metropolita Iona (Sisoevich), di Rostov.

Le nuove mura del Monastero Borisoglebskij erano enormi, simili a fortezze, di una dimensione che ricorda il grande Monastero Kirillo-Beloserskij a Kirillov, anche quello fotografato da Prokudin-Gorskij. La mura orientali della fortezza trapezoidale, ad esempio, erano lunghe 100 metri, alte 12 e spesse 2,5 metri. Questa struttura espansa ha comunque preservato lo spazio in cui Irenarco si era volontariamente recluso.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Cimitero, viale dei tigli, parete est con santuario di Sant’Irenarco. 6 luglio 2019

La grandezza delle mura del monastero edificate durante il regno dello zar Alessio Mikhajlovich (zar di Russia dal 1645 al 1676) è un’eredità del Periodo dei Torbidi, quando i monasteri murati erano stati il baluardo della Russia ortodossa. Al tempo di Pietro il Grande, le risorse per la costruzione furono reindirizzate verso la nuova città di San Pietroburgo e vennero confiscate molte ricchezze monastiche.

La secolarizzazione delle proprietà monastiche si intensificò durante il regno di Caterina la Grande, che conferì le proprietà primarie di questo monastero al principe Grigorij Orlov. Lo status del Monastero dei Santi Boris e Gleb venne ridotto, sebbene rimanesse un luogo di pellegrinaggio durante il XIX e all’inizio del XX secolo, quando Prokudin-Gorskij lo visitò. Alla fine del XIX secolo, una cappella dedicata a Irenarco fu costruita vicino alla Porta Nord.

Chiuso nel 1924, in epoca sovietica il Monastero sopravvisse grazie alla conversione in museo di storia locale. Nel 1989, la Cattedrale dei Santi Boris e Gleb fu restituita alla Chiesa ortodossa per il culto, e, nel 1994, 70 anni esatti dopo la sua chiusura, l’intero complesso tornò a essere un monastero attivo.

Monastero dei Santi Boris e Gleb. Porta Nord, vista a nord-est con Chiesa della Purificazione e Cappella di Sant’Irenarco (struttura bianca, in primo piano a sinistra). 4 ottobre 1992

Il complesso processo di restauro è iniziato nel 1990 e continua fino a oggi. Le mie fotografie, scattate più di un secolo dopo quella di Prokudin-Gorskij, mostrano il santuario restaurato all’interno della cella di Irenarco, la cui memoria rimane amata e venerata.

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Prokudin-Gorskij, il suo metodo e la sua eredità

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre 2.000 foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Biblioteca del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo, la Biblioteca del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Biblioteca del Congresso. In un lungo periodo di lavoro, cominciato agli inizi degli anni Settanta del Novecento, Brumfield ha rifotografato la gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto questi complessi architettonici a circa un secolo di distanza.

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