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La bella e l'orso polare:
diario di un'esploratrice dell'Artico

Tatyana Pospelova, ricercatrice, un bel giorno decide di intraprendere un viaggio. Destinazione: l'Artico. Durante la sua avventura inizia a scrivere un diario. In cui annota pensieri, emozioni, paure. Rbth ne pubblica alcuni estratti

Il treno che ci porta da Mosca a Murmansk porta il nome simbolico di "Arktika". Fuori dal finestrino, si apre uno scorcio mozzafiato sui laghi della Carelia: un lungo viaggio ci attende. Il Polo Nord è stato visitato in totale da non più di 18mila persone, provenienti da tutto il mondo. Presto sarò una di loro.

Tatyana Pospelova
Autrice

Giorno 1. Murmansk

La città ci accoglie in una stazione austera e spoglia. Non ci sono nemmeno rampe o corrimano per facilitare il viavai di passeggeri e tutti trasportano i loro bagagli in spalla. Negli ultimi anni la zona è frequentata da curiosi che vogliono visitare il villaggio di Teriberka, dove è stato girato lo scandaloso e controverso film "Leviathan". Gli abitanti del posto sono felici per il flusso di turisti. Ma sostengono che la situazione non sia così disperata come si vede nel film.

Giorno 2. La rompighiaccio

La nave su cui viaggiamo porta il nome fiero di "50 Let Pobedy" (50 anni della Vittoria) ed è una delle dieci rompighiaccio della classe "Arktika" esistenti in Russia, nonché la prima ad aver raggiunto il Polo Nord.

Nell'Artico sono presenti anche rompighiaccio di altri Paesi, come Stati Uniti, Canada e Cina, ma solo la Russia utilizza l'energia atomica per operare nelle rigide condizioni del continente. Un laboratorio speciale si incarica di controllare il lavoro del reattore nucleare presente a bordo di ogni nave.

La durata di vita di una rompighiaccio si aggira sui 30 anni. Nella stima sono inclusi originariamente anche i costi di smaltimento. Le condizioni in cui questo avviene sono simili a quelle dello smaltimento dei rifiuti radioattivi. Insomma, è come dire che stiamo viaggiando al Polo Nord a bordo di una centrale nucleare galleggiante.

Mi hanno seduta accanto a una scrittrice inglese, una donna molto esuberante, anche se, a parer mio, non del tutto preparata per un viaggio simile. Dice, però, di essersi presa una cotta per il capitano della nave.
Mi racconta anche che il suo prossimo romanzo si intitolerà "Le avventure di una donna perduta in là con l'età" e che l'opera avrà carattere autobiografico.

Sulla rompighiaccio viaggia anche Felicity Aston, una ricercatrice polare britannica. È stata la prima persona ad attraversare l'Antartide con gli sci nel 2012 e, sotto la sua guida, è stata organizzata una spedizione internazionale composta da sole donne diretta al Polo Sud.

Giorno 3. Attraversando
il Mare di Barents

Primo giorno in mare. Ognuno è indaffarato a fare le sue cose: i marinai a momenti non si vedono e solo occasionalmente ci passano accanto con passo celere. A giudicare dai loro volti è chiaro che sanno esattamente da dove vengono, dove sono diretti e perché.

Circa 500 miglia ci separano dalla Terra di Francesco Giuseppe.
Nel tardo pomeriggio veniamo rallegrati dall'incontro con uno stormo di gabbiani. Mi chiedo da dove stiano volando, se da Murmansk o già dalla Terra di Francesco Giuseppe? All'orizzonte, si possono scorgere alcuni delfini.

Giorno 4. La Terra di
Francesco Giuseppe

Esco sul ponte e non posso credere ai miei occhi! Siamo entrati di colpo in pieno inverno! La colonnina del termometro segna 0° e la nostra rompighiaccio ha rotto il primo lastrone di ghiaccio!

Non faccio nemmeno in tempo ad assimilare le prime emozioni che per l'autoparlante annunciano la presenza, sulla sinistra, del re dell'Artico: l'orso polare! Tutti i turisti accorrono sul ponte.

E questo simpatico animale sarebbe il simbolo dei Giochi Olimpici nonché il protagonista di tutti gli spot natalizi della Coca Cola? Bene, noi lo avvistiamo mentre, ricoperto di sangue, divora un cucciolo di foca appena catturato. E non è che se lo stesse mangiando in maniera "decorosa", no! Lo stava letteralmente facendo a pezzetti. Credo sia stato l'orrore più insolito e raccapricciante che abbia mai visto!

Giorno 5. Le isole della Terra
di Francesco Giuseppe

Oggi mi sono svegliata con la voce severa del capitano che annunciava che a dritta vi era una colonia intera di trichechi. Sono le 4 del mattino. Navighiamo lenti ma decisi attraverso la miriade di isole della Terra di Francesco Giuseppe. I trichechi non si accorgono di noi se non quando la nostra rompighiaccio non sfiora a momenti la lastra su cui sono spaparanzati.
Dmitrij Lobusov, capitano della rompighiaccio "50 anni della Vittoria", era il suo sogno diventare il capitano di una rompighiaccio?

È dalla terza elementare che volevo essere un marinaio. Anche a Capodanno quando il resto dei bambini si travestiva da lupi, io mi vestivo da marinaio.

Che orari fa di solito?

Lavoriamo a turni che durano di solito quattro mesi. È il capitano che sceglie il proprio equipaggio. I licenziamenti avvengono, ma di rado. Ciò che non si perdona è l'abuso di alcol.

I membri dell'equipaggio possono portare a bordo dei famigliari?

Sì, come incoraggiamento. Mia figlia, ad esempio, ha iniziato a muovere i primi passi proprio su questa rompighiaccio!

Dmitrij Lobusov, capitano della rompighiaccio "50 anni della Vittoria"

Giorno 6. Il Polo Nord:
sul tetto del mondo

Oggi, dopo aver percorso 2.333 chilometri, abbiamo raggiunto il "tetto del mondo", il Polo Nord con le coordinate 90° 00' 00" di latitudine Nord.

Ho letto vari diari di esploratori artici e ora provo un certo rimorso. Quali sofferenze e privazioni devono aver sofferto i primi esploratori! In tutto questo, io ho dovuto anche fare i conti con il mal di mare...

Se qualcuno mi chiedesse di nominare un giorno assolutamente felice nella mia vita, penso che nominerei la giornata trascorsa al Polo Nord. Qualora doveste visitarlo, un giorno, ricordatevi di lanciare una moneta in mare e osservare come brilla mentre scende lenta e inesorabile negli abissi ...

L'Isola di Champ e il suo insolito paesaggio

Gli scienziati si stanno ancora chiedendo come e da dove siano arrivati i vari massi sferici che puntellano la costa dell'isola. Hanno un diametro che va da alcuni centimetri ai tre metri e ultimamente si sta cercando di portare sempre meno turisti fin qui per evitare che sottraggano le pietre sferiche più piccole.

Il Parco "Russkaya Arktika"


La baia Bukhta Tikhaya venne così chiamata dalla spedizione di Georgij Sedov, il primo esploratore russo ad aver tentato di raggiungere il Polo Nord. Morì nel 1914, dopo aver esplorato solo 1/10 del Polo Nord.


Qui ora sorge il parco "Russkaya Arktika", la seconda area artica protetta della Russia. Negli Anni '30 qui venne aperta una stazione russa che venne chiusa per poi essere riaperta solo di recente.

La Baia Tikhaya (Calma) è stata nominata dalla spedizione di Georgij Sedov, esploratore russo morto nel 1914
C'è ancora un sacco di lavoro da fare. Ad esempio, dopo l'inverno, una delle case della ex stazione è diventata la dimora di un orso polare. L'animale non capiva perché dovesse essere proprio lui a lasciare la stazione, quando era stato lui il primo a occuparla!

In estate, il parco offre un programma di volontariato per coloro che sognano di conoscere questa terra aspra e dura.

Nella stazione vivono quattordici persone, tra scienziati e personale del parco. Qui si studia, ad esempio, la genetica dei trichechi atlantici delle colonie della Terra di Francesco Giuseppe e di Novaya Zemlya, nonché l'impatto della riduzione dei ghiacci sulla vita degli orsi polari.

Storia e foto di Tatyana Pospelova.
Editato da Victoria Zavyalova e John Varoli.
Design e impaginazione di Victoria Zavyalova.
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