Il villaggio di Nilmoguba (Foto: Ivan Dementievskiy)
A Nilmoguba, un piccolo villaggio a pochi chilometri dal Circolo Polare Artico, una volta si viveva di caccia e di pesca. Poi arrivò la Perestrojka. Fece seguito il capitalismo. I tempi cambiarono radicalmente. E alla gente del posto non restò altro che ricordare la giovinezza e i gruppi di cervi che venivano allevati nei bei tempi andati.
Poi a Nilmoguba venne tolta l’elettricità. E la cittadina in quel modo venne condannata all’oblio. Negli anni Novanta gli abitanti del villaggio iniziarono a trasferirsi a Murmansk. Facendo piano piano morire questa piccola città sulle coste del Mar Bianco.
La notte polare di Murmansk |
A distanza di dieci anni, però, alcuni businessman locali hanno deciso di riprendere in mano le sorti di Nilmoguba. Costruendo due diving center e un centro per lo studio del beluga.
Coloro che sono rimasti nel villaggio, finalmente, hanno ritrovato il lavoro, riuscendo a dare un nuovo senso alla vita. Alcuni di loro hanno iniziato a lavorare nei diving center con i turisti, offrendo loro supporto tecnico e accoglienza. Altri hanno iniziato a occuparsi degli animali.
A trascorrere l’inverno qui, come in passato, sono perlopiù gli abitanti del posto. In estate, però, arrivano molti turisti e persone che tornano nel paese natio.
A Nilmoguba è meglio andare d’estate o d’inverno. In treno da Mosca si arriva in un giorno e mezzo, fino alle stazioni di Poljarnye Zori, di Louchi o Chupa, oppure ancora da Murmansk. Dalla stazione si arriva in macchina, ma d’inverno le strade sono talmente coperte di neve che, fino al passaggio del grader, nessun mezzo riesce a passare. In primavera durante il disgelo per alcuni giorni le strade diventano assolutamente impraticabili. Il villaggio può essere raggiunto anche in mare, ma soltanto d’estate. In inverno, infatti, tutta la costa è coperta di ghiaccio.
Con il tempo il villaggio è tornato ad allargarsi. Gli abitanti di Mosca e di Murmansk comprano terreni e le persone si recano in questi luoghi per godersi il silenzio, la natura e il giorno polare, che dura quasi sei mesi.
A metà febbraio i primi raggi del sole si affacciano all’orizzonte. La notte polare si avvia al termine e la vita, che sembrava essersi assopita, comincia a fiorire. Arrivano i primi turisti, inizia la stagione del diving center sotto il ghiaccio. Mentre per gli abitanti del posto riprende la stagione della pesca. Quando ci si avvicina alla primavera la pesca diventa più interessante e non appena il ghiaccio si scioglie, chi possiede una barca a motore si reca nel Mar Bianco.
Sembra che negli anni non sia cambiato nulla. Se si torna qui a distanza di tempo si avrà l’impressione che il tempo si sia fermato. Si rivedranno le stesse case. Qua e là un po’ più vecchie, qualcuna forse ristrutturata. Si incontrerà sempre la stessa gente, sicuramente un po’ più anziana. E si vedranno, perenni, le solite onde del Mar Bianco. Sempre uguali. In qualsiasi stagione dell’anno.
Ciò che conta, in questo luogo, è non distruggere il lento ritmo di vita del villaggio. E non interrompere la routine quotidiana, invariata da oltre un decennio. Allora è possibile che qualche anziana signora vi inviti a entrare in casa, e vi offra marmellata di camemoro.
In pieno inverno le capanne di legno di Nilmoguba affondano nella neve. In estate, invece, sono ricoperte dall’erba. Da quando gli abitanti delle città hanno ripreso a frequentare questi luoghi per trovare riposo e silenzio, il paesello ha ripreso a vivere.
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