La statua dedicata a Lenin, presente quasi in tutte le città russe, a Sochi è stata innalzata nel cuore della città (Foto: Lori / Legion Media)
Le statue, cuore monumentale e biglietto da visita di una città, attirano i turisti e gli obiettivi delle macchine fotografiche. Russia Oggi ha stilato una Top Ten di quelli più interessanti e significativi della capitale olimpica, Sochi, degni dell’attenzione dei visitatori.
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Lo speciale su Sochi 2014 |
Lenin
Un classico di ogni città russa è il monumento al capo del proletariato
Vladimir Lenin. A Sochi è stato posto praticamente al centro della città, sulla
Ploshad Iskusstv (Piazza delle arti) vicino al Museo artistico. La statua è
apparsa nel 1957 per il 40mo anniversario del Grande Ottobre della Rivoluzione
socialista.
Ai tempi dell’Unione Sovietica qui si radunavano i pionieri e i veterani che rendevano omaggio al ricordo di questa figura pubblica. Oggi i rappresentanti del Partito Comunista ci vengono soltanto in occasione di date particolarmente solenni. La piazza è diventata uno dei luoghi in cui amano passeggiare teenager, coppie di anziani, mamme con i figli e villeggianti. Ancora adesso alcuni studiosi d’arte ritengono che il monumento a Lenin sia il pezzo forte dell’eredità scultorea di Sochi.
Un altro monumento in onore di Vladimir Ilich sorse nella città nel 1980, per il 110mo anniversario della sua nascita. È considerata una tradizione turistica portare da Sochi una fotografia sullo sfondo del muro rosso con il mosaico che ritrae il leader del Partito Comunista.
Il monumento agli eroi della guerra (Foto: Lori / Legion Media)
Gli eroi della guerra
Ancora più vicino al parco “Riviera” si trova il complesso “L’impresa in
nome della vita”. Il monumento è costituito da un arco di venti metri e da tre
figure sopra un piedistallo.
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Nella fabbrica delle medaglie di Sochi 2014 Guarda la fotogallery |
L’arco simboleggia la strada verso la vita, mentre le persone rappresentano un fermo immagine di uno degli ospedali di Sochi negli anni della Seconda Guerra Mondiale: un chirurgo, un soldato ferito e un’infermiera che lo incoraggia.
Il complesso è dedicato agli operatori sanitari che si sono adoperati con abnegazione al tempo del conflitto mondiale. All’epoca il centro di villeggiatura si era trasformato nel principale ospedale dell’Urss, tutti gli alberghi e i sanatori di Sochi accoglievano i soldati feriti. Nei quattro anni di guerra i medici della città riportarono tra i ranghi più di mezzo milione di soldati, donando ventimila litri di sangue per salvarli.
Dai suoi 32 metri di altezza San Michele Arcangelo, patrono di Sochi, veglia sulla città (Foto: Lori / Legion Media)
Il patrono di Sochi
Il monumento a San Michele Arcangelo è forse ritenuto il più famoso di
Sochi. Il gruppo scultoreo si erge, nei suoi 32 metri di altezza, sopra il
Kurortnyj Prospekt. Il luogo non è stato scelto a caso: proprio qui sono stati
sepolti i soldati russi uccisi per la difesa del forte di Alessandria,
l’attuale Sochi. San Michele Arcangelo viene anche venerato come vincitore
degli spiriti malvagi, fonte di tutti i mali direttamente connessi alla città.
La cattedrale di Sochi è la prima chiesa ortodossa sul lungofiume
Chernomorskij, anch’essa dedicata al santo patrono.
Il principe Pietro e la principessa Fevronija Muromsij, rappresentanti nella statua dedicata a tutti gli innamorati (Foto: Lori / Legion Media)
Gli innamorati
L’arcangelo Michele non è l’unico santo per il quale a Sochi sia stato
eretto un monumento. Quattro anni fa nella piazza antistante l’Ufficio di Stato
civile (Zags, ndr) è apparsa una
scultura dedicata al principe Pietro e alla principessa Fevronija Muromsij,
protettori dell’amore, della famiglia e della fedeltà. I santi in bronzo sono
raffigurati in abiti monacali sotto ad alberi sulla cui chioma si annida una famiglia
di colombi. È ormai consolidata la tradizione di chiedere la mano davanti al
monumento, mentre dopo la cerimonia nuziale ci si fotografa vicino ai santi,
invocando anche la benedizione per un matrimonio felice.
La statua del cavallo con il cappotto, ispirata a una favola popolare, si trova vicino al Teatro d'Inverno (Foto: Lori / Legion Media)
Il cavallo con il cappotto
A Sochi ci sono anche monumenti originali la cui fama ha ormai superato i
confini della città. Ogni russo conosce il personaggio della favola “Il cavallo
con il cappotto” (“Kon v palto”: si
tratta di una risposta scherzosa alla domanda “Chi è?”, in russo “Kto?” per
l’effetto della rima: ktò-paltò, ndr).
La statua del protagonista dell’epos popolare si trova vicino al Teatro d’Inverno. Un cavallo con aria dignitosa sta seduto su una poltrona, indossa un costoso cappotto inglese, beve vino e fuma la pipa, ha un grosso sorriso stampato sulla grande bocca cavallina. La scultura è interessante perché è stata realizzata con semplici tubi dell’acqua di metallo di grande diametro, il materiale di punta dello scultore di Sochi Akop Khalafjan.
Il monumento dedicato al film sovietico “Crociera di lusso per un matto” (Foto: Lori / Legion Media)
Il cinema sovietico
C’è a Sochi un monumento dedicato ai personaggi del cinema sovietico. Il
film “Crociera di lusso per un matto” (in
russo “Brilliantovaja ruka”, ndr)
è amato dai russi quanto almeno la poesia di Pushkin.
Il monumento ai protagonisti della commedia più nota del periodo sovietico si trova nel porto marittimo di Sochi, dove sono state fatte alcune riprese della pellicola. La composizione ritrae il momento del saluto al protagonista che sta partendo per una crociera all’estero.
La famiglia dei Gorbunkovyj è così composta: marito, moglie e due figli sono seduti sulle valigie e scrutano l’orizzonte sul mare. Altri due personaggi, contrabbandieri, anche loro con le valigie, stanno poco lontano. Il peso complessivo del monumento è di una tonnellata e mezzo, perciò le statue sono state trasportate una per volta nel punto in cui sarebbero state collocate.
Il turista in visita a Sochi, immortalato in uno dei tanti monumenti sparsi in giro per la città (Foto: Lori / Legion Media)
I turisti
Come potrebbe la meta turistica per eccellenza fare a meno del monumento al
turista? Come un autentico viaggiatore sovietico, il villeggiante di bronzo
indossa una maglietta, i pantaloncini, le ciabatte da mare, il berretto, sul
naso ha gli occhiali da sole, la macchina fotografica sul petto e sulla cintura
un portafoglio bello gonfio.
Appoggiando una mano all'interno dell'orecchio dei desideri, secondo la leggenda i sogni potrebbero diventare realtà (Foto: Lori / Legion Media)
L’orecchio dei desideri
Che ve ne pare di un gigantesco “Orecchio che esprime i desideri?”. Si
trova sempre in centro città, è un enorme orecchio blu-arancio con al suo
interno l’impronta del palmo di una mano in bronzo. Secondo la leggenda
cittadina se ci si poggia la mano e si sussurra all’orecchio un desiderio,
questo sicuramente si avvererà.
Il monumento dedicato ai padri di famiglia che allevano tre figli (Foto: Lori / Legion Media)
I padri
La celebre Ploshad Iskusstv (Piazza delle Arti) è un autentico teatro di
vari gruppi scultorei, grandi e piccoli, di cemento o di metallo. Uno di questi
raffigura un gufo dall’aria seria attorniato da tre piccoli uccellini su una
panchina. Indovinate a chi è dedicato? Non certo agli uccelli selvatici, bensì
ai padri che allevano tre figli.
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Gite in giornata nei dintorni di Sochi |
Nell’idea dell’autore il gufo è un uccello inserito nella Lista rossa Iucn (il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il globo terrestre, ndr) e per lui la nascita di tre piccoli è una grande rarità, come per gli uomini. Al momento di innalzare il monumento, nel 2010, a Sochi erano presenti cinque padri con tre figli ciascuno. I loro cognomi sono stati incisi a caratteri d’oro su una pergamena annessa alla panchina.
Con la comparsa del papà gufo gli abitanti di Sochi hanno inaugurato una nuova tradizione: a quel padre alato le famiglie chiedono la salute per la loro prole.
Il Vello d'oro di Sochi (Foto: Lori / Legion Media)
Il vello d’oro
Nel novero di strani monumenti sulla Ploshad Iskusstv figura anche il Vello
d’oro, il simbolo dell’antico mito greco del mantello dorato di un ariete,
protetto da un drago sulle rive dove oggi si trova la Georgia.
Gli argonauti con a capo Giasone rubarono il vello, portandolo in Grecia. L’autore della scultura, il direttore del Museo artistico di Sochi Petr Khrisanov, ha incarnato l’idea dell’unità storica tra la Grecia e Sochi, ritenendo che nel mito si parli dei viaggi realmente avvenuti dei marinai per le coste del Mar Nero.
La pelliccia è coperta da un sottilissimo strato d’oro, per il quale il monumento si trova sotto il controllo delle telecamere 24 ore su 24.
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