Il villaggio dei pescatori di Kaliningrad (Foto: Lori / Legion Media)
La regione di Kaliningrad, sulle rive del Mar Baltico, è il punto più occidentale della Federazione. Un'enclave nel cuore dell'Europa che non ha continuità territoriale con il resto del Paese, e confina con la Polonia a Sud e con la Lituania a Nord e a Est.
Kaliningrad divenne parte dell'Unione Sovietica nel 1946. Il terreno è disseminato di antiche monete, pugnali, fucili risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Tutti gli abitanti sono cercatori di tesori: se non di professione, per hobby.
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Spesso gli abitanti locali chiamano la regione di Kaliningrad "la terra dei passionari". Secondo una teoria dello storico Lev Gumilev, in determinati periodi di tempo e in punti diversi del globo terrestre nascono un gran numero di persone dotate di un'incontenibile spinta all'azione. Proprio il "carattere passionario" spinge queste persone a tentare imprese militari in luoghi remoti, alla scoperta di nuove terre, alla creazione di opere d'arte e alle scoperte scientifiche, giungendo spesso al sacrificio del proprio tempo, della salute o persino della vita.
Dal Mar Baltico soffia un forte vento. A Kaliningrad non si trova riparo: è così violento che sembra scavarti le rughe sul viso. Il vento lambisce il lungofiume, prende velocità sopra le acque del Pregel e va a sferzare le costruzioni sulle banchine del porto. Il corso d'acqua è attraversato da quindici ponti. Ai viadotti che si trovano dentro la cerchia cittadina è ispirato un antico problema di matematica: è possibile attraversare sette dei ponti di Königsberg senza passare due volte su nessuno di essi? Partendo da questo problema, il matematico Eulero ideò la cosiddetta teoria dei grafi, che ancora oggi viene impiegata nella logistica, nella chimica e nell'informatica.
La Cattedrale fondata nel 1333 rimane ancora oggi il simbolo di Königsberg. Si ritiene che il fondatore della cattedrale sia stato il Gran maestro Luther von Braunschweig, la cui tomba si trovava all'interno del tempio. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'edificio fu gravemente danneggiato e si pensò perfino di abbatterlo. La cattedrale fu salvata soltanto dall'immediata vicinanza della sepoltura di Immanuel Kant. Tra l'altro, la tomba del celebre filosofo venne aperta in ben tre occasioni. La prima volta avvenne in seguito ai dibattiti sorti tra gli storici dell'epoca sul fatto che vi fossero realmente conservati i resti mortali del grande filosofo; alcuni, infatti, sollevarono dubbi in merito, ricevendo una vasta eco presso l'opinione pubblica. La seconda apertura fu a opera dei nazisti, con l'obiettivo di misurare i parametri del cranio di Kant e sincerarsi delle sue origini ariane. Dopo la presa di Königsberg da parte delle truppe sovietiche, la bara fu nuovamente esumata per controllare che non fosse stata trafugata dai tedeschi in ritirata
Sul fiume Pregel quasi 300 anni fa amava indugiare Immanuel Kant, "Il grande cinese di Königsberg", come lo definiva Nietzsche. Il filosofo osservava l'arsenale sulla strada per Holländer Baum, meta delle sue passeggiate quotidiane. Kant faceva un solo pasto al giorno, seguendo una sua dieta personale. Visse a Königsberg per tutta la vita. La sua tomba si trova nella cattedrale di Königsberg sull'isola di Kant. Fu proprio qui che l'"eremita prussiano" scrisse la "Critica della ragion pura" e dimostrò anche l'inconsistenza delle tre prove filosofiche dell'esistenza di Dio: l'ontologica, la cosmologica e la teleologica.
Dopo la morte di Kant i teologi si vendicarono del filosofo attribuendogli la creazione della prova morale dell'esistenza di Dio. Immanuel Kant riteneva che "sotto l'aspetto morale conviene riconoscere l'esistenza di Dio". L'essenza della religione per il filosofo consisteva nel "prendere coscienza dei nostri doveri come di comandamenti divini". Nei manuali usati ancora oggi nei seminari si trovano esposte le quattro prove dell'esistenza di Dio, e come autore della prova morale viene indicato appunto Kant.
Lo ricorda anche Mikhail Bulgakov, in chiave umoristicamente distorta, attraverso le parole pronunciate dal personaggio di Voland nel romanzo "Il Maestro e Margherita": "Il vecchio Immanuel demolì definitivamente tutte le prove, ma poi, quasi per burlarsi di se stesso, ne costruì personalmente una sesta".
A Königsberg Kant fu docente e rettore dell'Albertina (che oggi si chiama Università Federale del Baltico Immanuel Kant), la più antica università della Prussia. Il filosofo insegnava logica, meccanica, fisica teorica, metafisica, geografia fisica e matematica.
"Due cose al mondo riempiono la mia anima di un sacro fremito: il cielo stellato sopra di me e la legge morale che è dentro di noi". Per tutta la città si possono trovare targhe come questa, commemorative delle parole di Kant. Il cielo stellato l'Albertina lo conquistò già poco dopo la morte del filosofo: all'inizio del Diciannovesimo secolo l'osservatorio dell'Università di Königsberg divenne uno dei centri principali dell'astronomia. Lev Gumilev era convinto che lo spirito passionario scorresse per via ereditaria: è la terra stessa che l'assorbe, custodendo le tombe dei grandi uomini. "La passionarietà possiede un'altra caratteristica: è contagiosa", scriveva Gumilev.
Il golfo di Curlandia, separato dal Mar Baltico dalla sottile striscia di terra dell'Istmo di Curlandia, assomiglia al fiume Nilo: anche le sue onde scure emanano un'aura di antichità. Sono piene di frammenti di una storia millenaria, di navi colate a picco e ricoperte di limo e alghe. Nelle loro profondità pulsa un'energia infinitamente possente e immensamente chiara, come i raggi del sole della cui vista godeva di buon mattino Kant, il filosofo che demolì le prove dell'esistenza di Dio.
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Esperienze di integrazione
Un
uomo alto dai capelli scuri e dal camice bianco attraversa i corridoi sterili
del centro perinatale in cui la mattina del 31 ottobre 2012 è nato il bambino
che aspira al titolo di settemiliardesimo abitante del pianeta. Dietro le porte
chiuse ci sono le incubatrici i neonati che pesano dai 500 grammi in su. Alle
pareti, fotografie di bimbi.
Il vice primario del centro perinatale di Kaliningrad Samson Asatrian si è trasferito in questa città con la moglie e i due figli dall'Armenia tre anni fa: "In Russia ci sentiamo a casa, siamo tutti originari dell'Unione Sovietica. Qui vedo un futuro per i miei figli, - afferma. -Trasferirci non è stato facile: dopotutto, si trattava di abbandonare la nostra patria, l'Armenia...".
Negli ultimi cinque anni nella regione di Kaliningrad sono arrivati circa 18mila dei 300mila connazionali che secondo un piano governativo dovevano rientrare nella regione. "Non sempre le cose vanno come si vorrebbe, - commenta il sostituto del ministro per lo Sviluppo municipale Sergei Bulychev. - Ciononostante Kaliningrad è al primo posto per il numero di cittadini che vi si trasferiscono a vivere. Preparando la seconda fase del programma abbiamo indicato cifre più verosimili, 5mila persone all'anno".
A quanti si trasferivano qui sono stati assegnati degli alloggi per il primo periodo di soggiorno nel villaggio di Severnyj; in seguito sono stati trovati per loro appartamenti ricavati dal patrimonio immobiliare inutilizzato. I nuovi abitanti sono arrivati per lo più da Ucraina, Armenia, Kazakhstan e Tagikistan.
"Ora ci rendiamo conto che quanti si trasferiscono a vivere qui spesso hanno bisogno anche di un sostegno psicologico e di una preparazione linguistica, - spiega Sergei Bulychev. - D'ora in poi effettueremo una rigida selezione degli specialisti, in modo che i partecipanti al programma abbiano la certezza di trovare un lavoro. Occorrono medici, ingegneri navali, operai che lavorino alla costruzione della Centrale nucleare del Baltico, vicino alla città di Neman".
Per Samson, "chi vuole trovare un lavoro, lo trova sempre". Suo figlio Gor e sua figlia Katrin stanno bevendo il tè. "Nessuno ci ha chiamato per venire qui, bisogna fare tutto da soli, bisogna prepararsi. Amiamo molto l'Armenia, e a volte ci torniamo, ma di rado: con i bambini è complicato. Andiamo in chiesa in occasione di tutte le feste armene, perché i bambini non le dimentichino".
La regione di Kaliningrad è nota per la tolleranza che la contraddistingue: attualmente la popolazione è composta da oltre 150 nazionalità. "Ho vissuto a lungo in Russia, - sospira Samson, - ma in nessun altro luogo la gente ti tratta come qui. Davvero. In questa regione i rapporti si costruiscono con le persone, e non con la loro nazionalità o la loro confessione religiosa".
I testi sono stati pubblicati nel numero cartaceo di "Russia Oggi" del 30 maggio 2013
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