Dopo la caduta di Kazan, Sviyazhsk rimase un avamposto della cristianità in una regione musulmana (Foto: Lori/Legion Media)
Un gruppetto di pecore e capre pascolano tranquille lungo la strada deserta. Marrone scuro, rosso mattone, bianco e verde sono i colori che dipingono il volto dell’isola di Svijazhsk, che sembra sul punto di sprofondare sul fondo del Volga, sotto il peso delle mura variopinte di monasteri, chiese, campanili e case rurali traballanti.
Fu qui che, quattro-cinque secoli fa, nel maggio del 1552, le truppe di Ivan il Terribile costruirono una fortezza di legno, che svolse un ruolo chiave nella vittoria dello zar russo sul Khanato di Kazan.
A metà del XVI secolo, il Khanato di Kazan si scontrò con le mire espansionistiche dello zar moscovita per il controllo del corso medio del Volga. A quei tempi, Kazan era la capitale del Khanato e aveva respinto già numerosi assalti delle truppe di Ivan il Terribile. Le difficoltà di comunicazione con Mosca, impedivano all’esercito zarista di condurre un assedio prolungato della città. Durante una delle ritirate, nell’autunno del 1550, le truppe moscovite si accamparono sulle rive del Volga, alla confluenza del fiume Svijagi, a un giorno di marcia da Kazan. Fu allora che a Ivan il Terribile venne l’idea di costruire una roccaforte sull’isola. La fortezza di legno fu eretta nel giro di un mese e fu così che Svijazhsk divenne il principale avamposto delle truppe moscovite durante l’assedio di Kazan.
L’isola non è passata alla storia solo in qualità di temporanea roccaforte militare. Dopo la sconfitta di Kazan, diventò un baluardo della cristianità in una regione musulmana. Svijazhsk venne preservata e lentamente trasformata in una città distrettuale, puntellata di chiese parrocchiali e ville di ricchi mercanti.
L’isola è ora abitata da non più di 200 persone, ma, nel periodo di massimo splendore della città, la popolazione raggiunse i 10mila abitanti.
Durante la guerra civile, Svijazhsk ritornò di nuovo al centro della storia russa. Nel 1918, Vladimir Lenin vi inviò Lev Trotskij per liberare Kazan dalla Guardia Bianca, che stava avanzando lungo il Volga.
Le pagine più tristi della storia di Svijazhsk furono scritte nella prima metà del XX secolo, quando, nel 1924, Iosif Stalin ordinò che vi venisse aperto un campo di lavori forzati e in seguito un gulag, che operò, tra le mura del Monastero della Santa Assunzione tra il 1935 e il 1953, anno in cui la struttura venne convertita in una clinica per la cura dei disturbi psiconeurologici. Non a caso il territorio del monastero è disseminato di lapidi di monaci e dissidenti politici uccisi, e di numerose fosse comuni.
Sulla banchina del fiume Sviyaga (Foto: mityaguimon/flickr.com)
Il culmine della storia di Svijazhsk arrivò nel 1957, quando l’isola fu allagata durante i lavori di costruzione del bacino artificiale di Kujbyshev, che lasciarono solo il centro città al di sopra dell’acqua. Il centro storico fu risparmiato solo perché era stato edificato su un promontorio.
Nel 2008, venne costruita una diga, grazie alla quale oggi l’isola non è più raggiungibile solo via nave. Nel 2010, quando la proprietà delle chiese e delle cappelle dell’isola passò nelle mani della Chiesa ortodossa, venne finalmente istituito un fondo di beneficienza per la ristrutturazione degli edifici storici e culturali. Attualmente, il monastero dell’isola è abitato da venticinque monaci e novizi.
Come raggiungere Svijazhsk
Fino a pochi anni fa, l’unico modo per raggiungere l’isola di Svijazhsk era in barca. Durante la bella stagione, quando cioè le acque del fiume non sono ghiacciate, un traghetto collega giornalmente Kazan all’isola. La traversata dura due ore.
L’altra via di accesso all’isola è attraverso la stazione ferroviaria del vicino villaggio di Nizhnie Vjazovye, collegato a Svijazhsk per mezzo di una diga costruita nel 2008.
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