L'architettura religiosa del Nord

Il paesaggio nella cittadina di Kargopol (Foto: William Brumfield)

Il paesaggio nella cittadina di Kargopol (Foto: William Brumfield)

Benché difficili da raggiungere, le chiese della Russia più settentrionale valgono davvero il lungo viaggio

Le foreste della Russia settentrionale, inframmezzate da laghi e fiumi, sono tuttora un vero paradiso per la presenza di alcune delle più radicate tradizioni artistiche russe. Malgrado un calo della popolazione e il declino economico, ci sono ampie aree nel Nord che hanno saputo preservare le vestigia di questo loro patrimonio artistico.

Una di queste regioni gravita attorno alla cittadina di Kargopol, situata nell’Oblast di Arkhangelsk, a circa 885 chilometri da Mosca, in treno o in auto. Anche se  molte vestigia architettoniche della regione esistono soltanto in fotografia, ci sono alcuni paesini in un raggio di 96 chilometri da Kargopol che sembrano congelati nel tempo.

Il più grande e meglio preservato di questi paesini è Oshevensk, 80 miglia a Nord-Ovest di Kargopol, lungo il fiume Churyuga. Da Kargopol la strada si snoda attraverso campi e boschi prima di raggiungere il fiume in un paesino che si chiama per l’appunto Reka (in russo significa “fiume”).

Accanto al ponte sul Churyuga si trova  la chiesa di San Giorgio (1890), in mattoni, con cinque cupole e campanile. Saccheggiata negli anni Trenta e convertita a deposito agricolo, la chiesa, poco alla volta, è stata restaurata e nel 2004 ne è stato riconsacrato l’altare maggiore.

L’ingresso a Oshevensk è segnato a sinistra dalle rovine di mattoni e calcare del monastero di Sant'Aleksandr Osheven, fondato dall’omonimo monaco nel 1452, l’anno in cui Costantinopoli cadde sotto il dominio dei turchi ottomani.

Il suo fondatore, Alexei, era figlio di un contadino benestante, Nikifor Osheven, che incoraggiò il figlio a un’educazione spirituale. Con il capo rasato e dopo aver assunto il nome di Aleksandr presso il monastero di San Kirill Belozersk, il giovane monaco seguì il padre quando questi si trasferì nelle ricche terre a Ovest di Kargopol di proprietà di Novgorod, il più importante centro commerciale della Russia medievale. Il monastero divenne un centro spirituale e Aleksandr (1427-79) fu venerato come un santo locale. Chiuso e devastato in epoca sovietica, il monastero e la sua Chiesa della Dormizione (1707) sono oggi riaperti a visitatori e pellegrini.

Proprio alle spalle del monastero, il fiume Churyuga è attraversato da un ponte di legno, esso stesso un capolavoro, che conduce i visitatori a Oshevensk (o Oshevenskoe, come è ufficialmente nota). Si tratta di un paese relativamente grande, con circa 600 abitanti che in estate in buon numero affittano le loro case ai visitatori. Oshevensk è formata da un aggregato di vari insediamenti, comprendenti tre piccoli villaggi situati in modo alquanto pittoresco lungo la riva del fiume. Il primo è denominato Pogost, nome riconducibile a un termine generico che significa terreno sacro e di solito contiene un cimitero e una chiesa.

La chiesa di Pogost è dedicata all’Epifania ed è uno degli edifici sacri con l’assortimento strutturale e artistico più straordinario del Nord della Russia. Eretta in solidi tronchi di pino, la Chiesa dell’Epifania culmina in un’alta torre a tenda sovrastante la struttura principale ottagonale. Il campanile vero e proprio della chiesa, ottagonale con base quadrata, si erge poco distante, a Nord, e ha una sommità molto ripida. I due elementi si completano in serena armonia.

Ma il vero miracolo di questa chiesa è al suo interno, uno dei più spaziosi tra tutte le chiese di legno del Nord. L’iconostasi è di dimensioni spettacolari, ma purtroppo contiene solo poche icone. La chiesa fu chiusa negli anni Trenta, riaperta durante la guerra, chiusa nuovamente nel 1960 durante la campagna finale di Nikita Krusciov contro la religione. Alla fine degli anni Novanta è stata riaperta ai fedeli  e per cerimonie particolari e in tutto questo lungo periodo la maggior parte delle icone è stata trafugata.

Non meno impressionante dell’iconostasi è il soffitto dipinto appeso, detto “cielo” (“nebo”), i cui pannelli sono in buona parte integri. Questi “cieli” dipinti  sono un elemento caratteristico, nel quale confluiscono arte e architettura, pittura e infrastruttura. La forma di base del “cielo” è un poligono diviso in segmenti da travi piatte che si estendono dalla sommità delle pareti a un anello centrale. Le travi sono leggermente ricurve e creano quindi una struttura che si autosostiene, appoggiandosi alle pareti e all’anello centrale appeso. I pannelli dipinti hanno ha la forma di stretti triangoli e sono appoggiati sulla struttura senza esservi saldati.

Il design fa un uso ingegnoso della tensione e della gravità. Il cielo della chiesa dell’Epifania è unico perché molto ampio, con ben 18 segmenti a pannello riproducenti vari santi, arcangeli, evangelisti e creature celesti. L’anello centrale è occupato da un’immagine di Cristo.

L’altare maggiore (dietro l’iconostasi) è affiancato a Nord-Est e a Sud-Est da due altari secondari distinti, con altrettanti piccoli cieli dipinti. Per le devozioni invernali al caldo in questo rigido clima, un refettorio si diparte dalla zona Ovest della struttura principale.

All’estremità di Oshevensk c’è il piccolo villaggio di Niz, il cui nome indica per l’appunto la sua posizione al confine inferiore di Oshevensk. Anch’esso ha un suo gioiello, la minuscola Cappella di San Giorgio, eretta nel XIX secolo su una lieve altura nel punto in cui la strada entra nel villaggio. La cappella ha due torri, una delle quali serve da cella campanaria. Quantunque le cappelle non abbiano altari, la Cappella di San Giorgio presenta una serie di icone esposte al suo interno. E ha un piccolo “cielo” dipinto formato da otto pannelli.

Raggiungere Oshevensk non è cosa da poco, ma le sue case e le sue chiese sono ancora più apprezzabili perché si trovano in un luogo pressoché incontaminato. In qualsiasi stagione, a prescindere dalle difficoltà dei collegamenti, l’ospitalità dei locali saprà  ricompensare i viaggiatori intrepidi con alcuni dei tesori più splendidi che si possano trovare nella Russia rurale. 

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