Perché la storia non va piegata alla politica

Celebrazioni per il 70° anniversario della Vittoria (Foto: Tass)

Celebrazioni per il 70° anniversario della Vittoria (Foto: Tass)

Alla vigilia del 70 ° anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, in Russia si riaccende il confronto sulla questione della mistificazione storica. Opinioni diverse. Ma in generale emerge la critica alla politicizzazione delle questioni storiche

Alla vigilia dell'anniversario della vittoria della Grande guerra patriottica, le autorità russe sottolineano l'importanza di preservare la verità storica sulla guerra e la necessità di contrastare con fermezza le mistificazioni storiche. Nei mesi precedenti l'anniversario, sono state rilasciate alcune dichiarazioni molto forti in merito al ruolo avuto dall'Unione Sovietica nella vittoria contro la Germania nazista. Ad aver avuto maggior risonanza in Russia sono stati il discorso del Ministro degli Affari Esteri della Polonia Grzegorz Schetyna, il quale ha attribuito che il merito della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz agli ucraini e le dichiarazioni del Primo Ministro dell'Ucraina Arsenij Jacenjuk, il quale ha parlato di "invasione sovietica della Germania e dell’Ucraina” durante gli anni della guerra.

In risposta a queste dichiarazioni, si è pronunciato Vladimir Putin, durante una riunione del comitato organizzatore della celebrazione del 70 ° anniversario della vittoria. Il Presidente russo ha criticato il “tentativo di reinventare, distorcere gli eventi della guerra” e ha parlato di “cinica, evidente menzogna” riferendosi ai tentativi di "erodere la forza e l'autorità morale della Russia moderna, privandola del suo status di paese vittorioso”, al fine di “utilizzare la speculazione storica nella conduzione dei giochi geopolitici”.

"Lapsus”

Non tutti gli storici russi sono d'accordo nel sostenere che il problema posto dal Presidente sia reale. Secondo Nikita Petrov, storico del centro per i diritti umani «Memorial», la questione, così come formulata da Vladimir Putin, sarebbe inesistente. "Nessuno vuole distorcere la storia della guerra”, afferma. Definisce le parole di Schetyna e Jacenjuk "lapsus", "dichiarazioni orali" e "discorsi emotivi", che non possono essere presi sul serio, poiché non riflettono la posizione ufficiale degli Stati da loro rappresentati.Secondo lo storico Oleg Budnitsky, capo del Centro internazionale di Storia e Sociologia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze, presso la Scuola superiore di Economia, il problema relativo alla distorsione della storia non sarebbe reale. Questi ha richiamato l'attenzione sul fatto che all'estero, tra gli storici ufficiali, non vi è alcun tentativo di mistificazione della storia.

Propaganda?

Tuttavia, non tutti gli storici sono d’accordo con questo approccio. Sono in molti a ritenere che le questioni storiche siano da tempo utilizzate dai vicini della Russia in maniera strumentale all'attuale politica. Come sostiene Dmitry Andreyev, storico e scienziato politico dell’Università Statale di Mosca, attualmente "si sono intensificati i tentativi da parte dei nostri avversari ideologici di reinterpretare alcuni eventi della seconda guerra mondiale e i risultati stessi della guerra”. Anche lo storico Alexander Dyukov, responsabile della Fondazione "Memoria storica" fa una correlazione tra la comparsa di queste dichiarazioni e l'attuale situazione politica e cita come esempio i Paesi Baltici. "La rappresentazione della Storia sostenuta dalle autorità dei Paesi Baltici, va in direzione di una massiccia violazione dei diritti umani, qui e ora" - sostiene Dyukov, chiarendo che, l’interpretazione nazionale degli “orrori dell'occupazione sovietica" nei due paesi Baltici (Estonia e Lettonia) è funzionale alla volontà di ledere i diritti dei cosiddetti non-cittadini, per la maggior parte discendenti russofoni di coloro che arrivarono nelle Repubbliche durante il periodo sovietico. Lo storico cita anche l'esempio dell'Ucraina, affermando che in tutti questi anni c’è stato un impegno nel "riscrivere una storia", che glorificava i crimini dei nazionalisti ucraini, commessi durante la guerra. Questo ha provocato una spaccatura nella società ed è stata una delle cause che ha determinato l’attuale tragico conflitto civile".

Una discussione obiettiva? 

Allo stesso tempo, secondo Nikita Petrov, l’eccessiva politicizzazione dei temi relativi alla guerra, sarebbe un fenomeno presente principalmente in Russia, più che all'estero. "Succede che, non appena si inizia a parlare di guerra, in maniera obiettiva, senza sconti, anche quando si affronta la natura repressiva del regime sovietico, in qualche modo si ha timore e si inizia a parlare di mistificazione", afferma Petrov. Allo stesso tempo, secondo Alexander Dyukov, in Russia non c'è un grosso problema relativo alla pubblicazione dei dati relativi a periodi controversi del passato. "Non noto alcun tentativo di sistematico insabbiamento nelle pagine tragiche della storia sovietica. Di fatto, non ho mai riscontrato, a livello statale, in Russia, un approccio volto a negare la repressione stalinista o la tragedia della fame degli anni ‘30".

Verità storica

Gli storici in disaccordo con le opinioni di Dyukov, accusano le autorità russe e i colleghi per quella che loro definiscono "distorsione della storia” presente nella letteratura storica dei paesi vicini, la quale si manifesterebbe attraverso una descrizione essenzialmente cupa del periodo sovietico e in particolare degli eventi legati alla vittoria sul fascismo. Questo è comprensibile, motivano i critici del governo russo, a causa del ruolo svolto dall'Unione Sovietica in molti paesi dell'Europa orientale, ai quali fu imposto il comunismo. Tuttavia, gli avversari rispondono facendo un appello affinché si faccia una distinzione tra quella che è inevitabilmente una percezione personale della propria storia personale e le valutazioni obiettive, basate su fatti storici. "Il nero deve essere chiamato nero e il bianco deve essere chiamato bianco... Non bisogna distorcere i fatti. E’ comprensibile che ci siano diverse sfumature, ma bisogna sempre tenere conto della verità storica", conclude Dmitry Andreyev.

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