Udrivolf Pica davanti alla sede della Nasa (Foto: archivio personale)
C’è un posto, a Mosca, dove si disegna il futuro a tavolino. Ci si arriva a bordo di vecchi marshrutka (piccoli bus che operano come taxi collettivi) attraversando i viali che conducono alla peri- feria ovest della capitale. “Qui progettiamo le missioni spaziali del futuro. Ma diversamente da quello che ci si aspetta, in questi laboratori dal design innovativo non c’è nulla di fantascientifico”. Udrivolf Pica, italiano di 25 anni, una laurea in Ingegneria aerospaziale e un nome che rende omaggio a un filosofo tedesco quasi del tutto sconosciuto, a Skolkovo - la Sillicon Valley russa che punta ad attirare le menti più brillanti del mondo - ci è arrivato in una fredda giornata di febbraio. “D’altronde se si vuole inseguire un sogno, bisogna andare là dove ci sono i soldi e la voglia di investire per realizzarlo”. E così, dopo una laurea in ingegneria aerospaziale, due esperienze alla Nasa e due master (uno in space engineering conseguito in Italia e l’altro in space management ottenuto in Francia), è arrivato il biglietto per la Russia. Ovviamente, solo andata. “Resterò qui almeno tre anni. E in questo periodo il mio lavoro sarà quello di studiare nuovi concept e nuovi metodi per migliorare il design preliminare delle missioni spaziali del futuro. L’obiettivo è semplice: meno costi, migliori performance”.
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Le collaborazioni tecnico-scientifiche tra la Russia e l'Italia |
Nello specifico, si tratta di realizzare la prima “Concurrent Engineering Design Facility”, ovvero un ambiente di lavoro dove tutte le attività vengono eseguite in maniera parallela da un team multidisciplinare: un sistema che per- mette di ottenere design migliori in termini di performance. “Riducendo i tempi di design preliminare della missione, anche i costi si riducono” spiega. Parallelamente sta definendo il "Federated Satellite Systems”, grazie al quale sarà possibile realizzare l'equivalente del "cloud computing" in orbita, tramite la condivisione di risorse come link, immagazzinamento dati e potere computazionale: “Questo sistema potrebbe rivoluzionare l'approccio dell'industria spaziale. E permettere missioni per ora irrealizzabili”.
Il progetto, gestito in collaborazione con il Mit di Boston, coinvolge un team internazionale, composto soprattutto da russi e americani. “Sono tutti ragazzi molto preparati, in particolare i russi - spiega -. Le mie giornate a Skolkovo si dividono tra il lavoro che sto realizzando per una ricerca e la partecipazione ad alcuni corsi di approfondimento. Parallelamente seguo gli studenti di un master, e, se necessario, affianco un team di ragazzi che collaborano ad altri progetti. Dal punto di vista lavorativo non ho notato sostanziali differenze rispetto agli altri gruppi internazionali con i quali ho collaborato”.
Un mare di scienza per una spedizione mondiale
La lingua comune, ovviamente, non può essere che l’inglese. “Il russo è ancora un ostacolo che prima o poi dovrò superare, perché fuori da Skolkovo sono pochi quelli che parlano altre lingue”.
Idee, innovazione, menti fresche e voglia di investire. Skolkovo gioca la carta dei giovani. “Il vero potenziale di questo luogo sta nel fatto che non ci si limita alle fasi di studio e progettazione dei lavori, ma ogni progetto è strettamente collegato ad attività imprenditoriali”. Una filosofia che suggerisce amari paragoni con l’Italia. “Nel campo spaziale la situazione nel nostro Paese non è rosea: anche le aziende più grosse offrono scarse possibilità di fare carriera. Non ci sono i soldi. Non si fanno investimenti. In Russia, invece, a questo settore vengono destinate ancora molte risorse”. Il futuro per Skolkovo, è ancora tutto da scrivere. “Camminando per questi viali si ha l’impressione di attraversare un territorio desolato. La struttura, infatti, non è ancora finita del tutto: manca il campus, che sarà completato nel giro di un anno”.
L'articolo è stato pubblicato sull'edizione cartacea del 29 maggio 2014
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