L'imprevedibile Polina

Polina Semionova (Foto: Brescia-Amisano / Teatro alla Scala / Ufficio Stampa)

Polina Semionova (Foto: Brescia-Amisano / Teatro alla Scala / Ufficio Stampa)

È uno dei maggiori talenti della sua generazione. Una ballerina tra Mosca e Milano. L'intervista a Polina Semionova

Tra le ballerine russe della sua generazione Polina Semionova spicca per le doti artistiche e la bellezza prorompente. A distinguerla è anche una storia personale audace, fatta di scelte imprevedibili, che l’hanno portata giovanissima a trasferirsi in Occidente. Per un decennio stella del Berlin Staatsballett, oggi Principal Dancer dell’American Ballet Theatre, la ventinovenne étoile torna in Russia con il titolo di Prima ballerina Ospite del Balletto Michailovskij di San Pietroburgo. È invitata anche al Teatro alla Scala, dov’è molto apprezzata: questa stagione si è ammirata nel balletto Jewels di Balanchine e nelle recite del 24, 27 e 29 aprile è l’attesa protagonista del Lago dei cigni. La vigilia del debutto scaligero è l’occasione per ripercorrere la sua entusiasmante vicenda.

Semionova, come ha iniziato?

A Mosca, dove sono nata, iniziai a tre anni con il pattinaggio artistico, insieme a mio fratello Dmitrij, ma l’insegnante, ritenendoci più adatti, ci consigliò la danza. Avevo otto anni quando la mamma ci accompagnò all’audizione dell’Accademia del Teatro Bol’šoj, spiegandoci quanto fosse importante quella scuola. Ricordo ancora la mia incredula felicità per essere stata accettata, e per di più con mio fratello. Ma non dimentico le difficoltà: anni di grande impegno e competizione, tanto che posso dire di non aver mai vissuto la mia città.

Polina Semionova e Carlo Di Lanno
(Foto: Brescia-Amisano / Teatro alla Scala /
Ufficio Stampa)

Destinata al Balletto Bolshoj, perché invece dopo il diploma lasciò la Russia?

Vladimir Malakhov, il famoso ballerino russo, venne a vedere i diplomandi dell’Accademia e mi propose di unirmi al corpo di ballo dello Staatsballett di Berlino, di cui era appena diventato direttore. Dissi di no, ma quando tornò offrendomi il titolo di Prima ballerina, a soli 17 anni, non potei rifiutare! Tutti allora mi consigliarono di restare in Russia e sarebbe stato più comodo entrare al Bolshoj, ma penso che la via di un artista non debba essere facile, bensì alimentata da esperienze, esperimenti, anche rischi.

Si ritiene ancora una ballerina di stile russo?

Dai maestri, dagli artisti, dalle compagnie che ho conosciuto in questi anni ho assorbito elementi diversi, quelli che più mi piacevano, tanto che in Russia non mi considerano una loro ballerina. Tornare a danzare come Ospite nel mio paese la prima volta fu dura: avvertivo molta pressione e una domanda implicita: ecco, facci vedere perché te ne sei andata e cosa hai imparato di meglio. Oggi invece è un piacere danzare al Balletto Mikhailovskij, senza contare che adoro San Pietroburgo!

Non ha mai rimpianti per non essere rimasta in Russia?

Sono una persona fortunata perché non vivo nel dubbio di pensare a cosa avrei dovuto o potuto fare.

Al Teatro alla Scala è ora la volta del Lago dei cigni.

Sì, un balletto che nella versione di Nureyev danzo alla Scala per la prima volta. Nuova è anche la partnership con il ventenne ballerino scaligero Carlo di Lanno: ha grande talento, sente ciò di cui la ballerina ha bisogno e c’è un senso nel suo sguardo, naturale e al tempo stesso forte. Apprezzo molto anche la compagnia: mi piace lavorare con i suoi ballerini e maîtres. Ballare alla Scala mi offre inoltre l’opportunità di godermi Milano: amo andare a passeggio per il centro e salire in cima al Duomo… ho una passione per i tetti!

Del suo vastissimo repertorio predilige un genere?

Adoro i balletti romantici del Novecento: Romeo e GiuliettaManonOnegin, che preparo leggendo il libro da cui sono tratti o vedendo film, da appassionata di cinema. Per interpretare Giulietta mi è stato di ispirazione anche visitare le antiche città italiane. Ma non voglio recitare, piuttosto essere me stessa, trovare la storia attraverso il mio cuore e la mia anima. La mia insegnante in Russia diceva che in scena la testa deve restare fredda, ma in questi ruoli mi lascio completamente andare. Amo anche le nuove creazioni, com’è stato Caravaggio del vostro Mauro Bigonzetti, che ricordo mi disse: “in un’ora di prove tra un coreografo e un danzatore si può imparare di più l’uno dell’altro che in anno di convivenza.

Passioni oltre la danza?

Mi piacciono l’arredamento e la cucina. Mi diverto anche a condividere quello che faccio su Facebook, postando video e immagini: ancora mi stupisco di quanti fans mi seguano, soprattutto in Russia. L’estate poi è riservata al ritorno a Mosca, dove è rimasta la mia famiglia: nella nostra dacha fuori città viviamo nella semplicità della natura, raccogliendo legna per fare il fuoco o andando a prendere l’acqua.

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