Ettore Messina: "A Mosca non rimpiango l'Nba"

Anche in “Basket, uomini e altri pianeti”, diario di bordo dell'esperienza californiana del coach italiano, attuale tecnico del Cska, è presente il forte legame con la Russia

Los Angeles, le onde del Pacifico e Kobe Bryant. La palestra di El Segundo, lo Staples Center, casa dei Lakers. Tra canestri, schemi, attrici e cantanti in prima fila. Ettore Messina, uno dei tecnici italiani più vincenti di sempre, con campionati ed Eurolega vinti sulla panchina della Virtus Bologna e del Cska Mosca, ha redatto il diario di bordo, assieme al giornalista dell’emittente televisiva SkySport, Flavio Tranquillo, della sua esperienza americana nello staff tecnico della franchigia più famosa e glamour della Nba.

La copertina del libro

Il libro, “Basket, uomini e altri pianeti” (Add editore, 16 euro), racconta, tra regular season (mutilata dallo sciopero degli atleti) e i playoffs 2011/2012, sei mesi ad alta intensità ai Lakers. Con Messina consulente del capo allenatore, e amico, Mike Brown, per portare frammenti della cultura cestistica europea al servizio di Bryant e gli altri campioni losangelini. E con Mosca nel cuore.

Il rapporto con il Cska è un filo rosso che tiene unito il suo instant book dalla California. Il club russo, i dirigenti, i successi, gli ex atleti diventati amici, tra partite (tante), allenamenti (pochi), hotel extralusso, aerei, polaroid "dell'America dei sogni" per un europeo che non ha mai visitato città come Los Angeles, New York, New Orleans e altre meno memorabili (Oklahoma City, Detroit, Cleveland).

Il suo ritorno sulla panchina del Cska, alla fine del viaggio ai Lakers, era solo la logica evoluzione di un amore mai finito (il tecnico ci concede l’intervista poco dopo aver vinto gara 2 della finale della Vtb League contro il Kuban Krasnodar).

Coach Messina, nel libro racconta che entrando nella sede del Cska Mosca si indossa la maglietta della squadra, vedendo le immagini di Belov e altri campioni russi che vi hanno giocato. Per citarla, “un capitale sociale”. Cosa è il Cska per lei e per i tifosi russi?

Assieme alla Virtus Bologna, è il posto migliore dove ho lavorato. Condizioni ideali, dentro e fuori dal campo. Il Cska è un modello sul come si debba fare sport. Con un’organizzazione al dettaglio che permette ad atleti, allenatori e dirigenti di dare il massimo per vincere. Si privilegia la logica di gruppo. Abbiamo vinto, perso, sempre insieme. 

Il Cska forse è l’unica realtà europea con una struttura da franchigia Nba..

Funziona tutto come un orologio. Partendo, per esempio, dallo spogliatoio che sembra quello dei Los Angeles Lakers. E poi le strutture d’allenamento, l’aereo privato. Tenga conto che in Russia ogni trasferta è lunghissima, serve un charter perfetto, attrezzato, moderno. Non per il lusso ma per ridurre al minimo la fatica degli atleti, ottimizzando i tempi di recupero. 

Nel libro c’è spazio per il concetto di leadership, con il tecnico che deve “sorprendere” la guida del gruppo sul parquet e fuori con sfide nuove, e con “la sudditanza involontaria” dei compagni verso il fuoriclasse. Esempi: Sasha Danilovic alla Virtus Bologna e Kobe Bryant ai Lakers. Nel suo Cska ha mai allenato un leader del genere?

Quando si sta assieme tanto tempo, serve proporre qualcosa di nuovo nel programma tecnico. Ripetere le stesse cose annoia, si recepisce meno. Al Cska ho avuto grandi atleti, non del livello tecnico di Kobe, ma con una grande personalità. J.R Holden, Vanterpool. Ma il leader non sempre è il più forte, anzi. Ho conosciuto e allenato atleti con un bagaglio tecnico non eccelso ma che nello spogliatoio erano ascoltatissimi. Questione di carisma, di personalità.

Dalla terrazza con vista Pacifico di LA, scriveva che in caso di ritorno in panca da head coach avrebbe preferito una città di mare. E poi è tornato a Mosca.

Merito del club. Sono tornato dove sono stato molto bene. Filosofia, modo di allenare, assistenti validi. Quando ho firmato, sapevo che perdevo solo Siskausas, che si ritirava. Poi sono partiti Kirilenko e Shved per la Nba. Ora abbiamo una squadra forte, abbiamo vinto il campionato e siamo messi bene nella Vtb League. 

Più volte nel testo fa riferimento alla capitale russa, descrivendone grattacieli, ricchezza, il lusso che è diventato iperlusso. Davvero ha trovato la città così cambiata?

Ho visto dei picchi notevoli di ricchezza, si vede anche dallo sviluppo urbanistico della città. Certo, ci sono le contraddizioni delle megalopoli, come a New York. Solo il traffico è uguale, anzi peggiorato. Gli italiani però sono accolti davvero con calore. In giro si intravedono anche le contraddizioni dovute dalla crisi economica. Con tanta gente in difficoltà.

Come è stato per lei passare dal frullatore Nba, dalle tre gare in tre sere alla settimana tipo all'europea, tra campionato ed Eurolega?

Il ritmo delle partite è sostenuto anche in Europa. Nelle finali della Vtb League si giocano due partite in due sere, poi un giorno di riposo, altre due partite in fila, riposo ed eventuale gara 5. I ritmi serrati della Nba mi hanno aiutato molto a preparare gli atleti nei ritagli di tempo, ottimizzare il lavoro tecnico. 

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie