La granduchessa Maria Romanova (Foto: PhotoXPress)
Intervista esclusiva alla granduchessa Maria Romanova, in occasione dei 400 anni della dinastia degli zar che fu al potere dal 1613 al 1917.
Nel
2013 la Casa dei Romanov festeggia i suoi 400 anni. Qual è secondo lei il
significato di questa ricorrenza?
I 400 anni della
dinastia Romanov sono solo un aspetto della grande ricorrenza nazionale dei 400
anni dalla fine del Periodo dei Torbidi e dalla restaurazione dello Stato
russo. La nostra dinastia fu
chiamata a regnare dalla Grande assemblea dei proprietari terrieri, degli
ecclesiastici e del popolo (lo Zemskij Sobor) del 1613. Questa decisione
consolidò i risultati della lotta di liberazione. Un fatto che non
può essere cancellato dalla storia. Ma la vittoria fu ottenuta grazie agli
sforzi, ai sacrifici e all'eroismo dei rappresentanti di tutte le classi
sociali della Russia. Perciò sono convinta che i
festeggiamenti per il 400mo anniversario della fine dei Torbidi saranno di
alto livello, ma ritengo che dovremmo celebrare questa data soprattutto con la
preghiera, con atti di beneficenza e con iniziative di
comunicazione sociale.
Lei
è nata a Madrid, ha studiato a Oxford, e ha trascorso gran parte della sua vita
in Spagna. Eppure,
nelle sue interviste lei ha detto più volte che la sua casa è la Russia. Che
cosa frena il suo desiderio di tornare a casa?
Se
fossi una privata cittadina, potrei tornare in qualsiasi momento. Ma io sono
tenuta a garantire la conservazione della Casa Imperiale russa, di cui sono a
capo, come istituzione storica. In tutti
i Paesi civili, i capi delle dinastie sono tornati definitivamente in patria quando
lo Stato ha stabilito in modo chiaro il loro status giuridico. L'esempio di
Francia, Italia, Portogallo, Bulgaria, Romania, Ungheria, Serbia, Montenero,
Albania, Afghanistan e molti altri Paesi dai quali le case reali erano state
cacciate e sono poi ritornate dimostra che lo status giuridico di dinastia non
regnante è del tutto ammissibile in uno Stato repubblicano, e che non
contraddice affatto la Costituzione e le leggi. Non
ho la benché minima ambizione politica, non chiedo la restituzione di alcun
bene del nostro patrimonio, non mi aspetto alcun privilegio o
agevolazione. Ma ho il diritto di
contare sul fatto che il processo di
reintegrazione della dinastia nella vita della Russia contemporanea si concluderà
non meno bene che negli altri Paesi d'Europa, e che verrà approvato un atto
giuridico che tuteli la Casa Imperiale di Russia come elemento del patrimonio
storico e culturale, secondo l'articolo 44 della Costituzione della Federazione
Russa. Non dubito che tutte le questioni
giuridiche prima o poi verranno risolte, e che torneremo in Russia una volta
per tutte.
Lei
ha incontrato più volte i governanti del Paese, ma si è trattato di incontri
non ufficiali. È possibile che vi sia in un futuro prossimo un suo incontro
ufficiale con il Presidente della Russia?
Dipende solo dal Presidente. Capisco che è una questione assai complessa, connessa con vari
aspetti della politica interna ed estera. Bisogna scegliere il momento adatto.
In alcuni Paesi, come la Spagna, ci sono voluti molti anni per organizzare un
incontro ufficiale tra il capo dello Stato in carica e il capo della dinastia
storica. Sono sicura però che un'udienza del genere rappresenterebbe un segnale
di reciproca stima. Se, poi, a conclusione dell'incontro, venissero individuati i
passi da compiere per sviluppare le relazioni tra lo Stato odierno e le
istituzioni storiche, che custodiscono un legame e una continuità con un grande
passato, vi potranno essere molti vantaggi per il Paese e per la sua immagine.
Lei
crede in un ritorno della monarchia in Russia? E qual è secondo lei il ruolo della
monarchia in altri Paesi, ad esempio in Spagna?
L'idea della monarchia può
attraversare periodi di ascesa e di declino, ma continuerà sempre a esistere.
Solo cento anni fa le repubbliche erano un fenomeno più raro delle monarchie.
Il XIX e il XX secolo sono stati secoli di rivoluzioni. Eppure, dopo aver
attraversato terribili sconvolgimenti, guerre e disastri socio-economici,
possiamo concludere che molte cose sono state distrutte inutilmente e che non è
ancora troppo tardi per farle rinascere. Si possono addurre
migliaia di argomenti contro la monarchia, e puntare il dito contro i suoi
numerosi difetti. Ma la repubblica ci ha forse liberato da questi difetti? Secondo
me, li ha solo peggiorati. Il diffondersi dell'ordinamento statale repubblicano
nel mondo non ha affrancato l'umanità dalle guerre, dal terrore rivolto contro
la propria stessa gente, da gravissime crisi sociali ed economiche, per non
parlare delle crisi spirituali e morali. L'esempio della restaurazione
della monarchia in Spagna è piuttosto indicativo. Ciò non significa che lo si
possa replicare anche in Russia. Per la Spagna, però, la restaurazione ha avuto
un ruolo positivo: ha evitato una nuova guerra civile. I principali leader mondiali questo lo
comprendono e ne tengono conto. Non è un caso che il presidente Vladimir Putin
già nel 2000, nel suo primo ampio discorso alla nazione (il libro "In
prima persona"), facesse riferimento all'esperienza spagnola dandone una
valutazione positiva. In Russia, un Paese
abitato da una moltitudine di etnie con tradizioni religiose e culturali diverse,
può benissimo esservi bisogno di un simbolo vivente che conferisca unità, come
un legittimo sovrano ereditario.
Che
cosa pensa dell'elezione dello zar Simeone II, deposto nel 1946, alla carica di
primo ministro della Bulgaria? Lei vorrebbe prendere parte alla vita politica
del suo Paese in modo più attivo?
Nutro affetto e stima per
lo zar Simeone II. So quanto si adoperi per essere utile al suo Paese, ma
ritengo che sia stato un errore da parte sua accettare di guidare il governo
dopo la temporanea vittoria del blocco politico che si è servito del suo nome. Un
monarca o il capo di una dinastia deve essere assolutamente estraneo alla lotta
politica. Il suo dovere è quello di unire l'intera nazione. Non gli si addice
legare il proprio nome ad alcun partito, neppure a quello con cui sente la
maggiore affinità di spirito. Forse in
quel momento lo zar Simeone non aveva altra scelta, se avesse preso una decisione
diversa i suoi compagni di idee avrebbero potuto intenderla come una
capitolazione o un tradimento. In ogni
caso, sono convinta che egli abbia compiuto questo passo esclusivamente per il
bene della Bulgaria, così come egli lo intendeva. Ma il risultato purtroppo non
è stato quello in cui sperava. Né io né mio figlio
prenderemo mai parte alla lotta di partito. È una nostra posizione di
principio. Siamo assolutamente apolitici. Se il popolo della Russia vorrà
restaurare la monarchia, noi o i nostri legittimi eredi adempiremo al nostro
dovere. Ma se ciò avverrà, in nessun caso il monarca legittimo che salirà al
trono ricostituito lo farà in qualità di leader di un qualche partito, bensì
come capo di una dinastia storica, ugualmente vicino a tutti i concittadini e
capace di ascoltare l'opinione di tutti i partiti e i gruppi senza però appartenere
ad alcuno di essi.
In
molte interviste lei ha detto che non rivendica i beni della dinastia Romanov
in Russia. Ritiene che la restituzione dei patrimoni non sia necessaria in
linea di principio?
Sono contraria per
principio alla restituzione, non rivendico e non chiedo niente per me, né
consiglio ad alcuno di farlo. Spero che in futuro sfuggiremo alla tentazione di
"prendere e dividere tutto" ancora una volta. Una nuova
ridistribuzione della proprietà provocherebbe molteplici conflitti, generando
violenza, sofferenze, rabbia. Coloro che furono privati del loro patrimonio e
quelli che ne trassero vantaggio non sono più a questo mondo da molto tempo. I
discendenti di quanti parteciparono a quei terribili e penosi avvenimenti, da
entrambe le parti, devono rinunciare al desiderio di rivincita. L'unica eccezione è
rappresentata dai monasteri e dai templi ortodossi e dagli edifici di culto
delle altre confessioni. Originariamente furono costruiti per pregare Dio:
servirsene per altri scopi è blasfemo e offensivo per i credenti. In gran
parte, i luoghi sacri sono stati restituiti, ma rimangono ancora dei problemi.
Spero che verranno risolti sulla base delle leggi e della giustizia.
Che
atteggiamento hanno nei suoi confronti gli spagnoli? E lei come si sente in
questo Paese?
La Spagna ci accolse in
maniera assai ospitale e ci diede asilo quando il ritorno in patria ci venne
precluso. Siamo grati agli spagnoli per la loro bontà e qui ci sentiamo perfettamente
a nostro agio, innanzitutto dal punto di vista morale. La Spagna non può sostituire la nostra patria,
ma tra tutti gli altri Paesi è quello che sentiamo più vicino.
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