Giuseppe D'Angelo, chef di Pane&Olio, davanti al suo ristorante italiano a Mosca (Foto: Sergey Adoevtsev / archivio personale di Giuseppe D'Angelo)
La sua vita è cambiata a bordo di uno yacht. E a giudicare dalla leggerezza con la quale si muove tra le sedie rosse del suo locale, si direbbe che non sia rimasto alcun rimpianto delle vecchie pratiche da avvocato che per anni ha seguito nel suo studio legale di Napoli. Ora il suo mondo è qui, e per arrivarci bisogna svoltare verso sinistra, in un vicolo poco trafficato del centro di Mosca, lasciandosi alle spalle la fermata metropolitana Park Kultury.
Giuseppe D’Angelo, chef di Pane&Olio (via Timur Frunze, 22), ristorante italiano ai primi posti nella classifica di Trip Advisor, è arrivato a Mosca nel 2007 su invito di un noto imprenditore russo. “Lavoravo a Napoli come avvocato penalista e nel tempo libero facevo il cuoco nelle barche di lusso”, racconta Giuseppe seduto vicino al bancone del suo locale, salutando i clienti che entrano e ai quali dà del “tu”.
“A bordo di questo yacht – spiega -, ho conosciuto un oligarca russo, che mi ha proposto di trasferirmi a Mosca per lavorare come chef da lui”. Da qui la svolta. Per qualche mese Giuseppe D’Angelo ha assaporato la vita all’interno della Rublyovka, il quartiere super lusso di Mosca, dove vip e oligarchi hanno costruito ville miliardarie.
“Era una vita particolare – dice -. Andavo a fare la spesa con la scorta armata e a comprare le sigarette con la Porsche Cayenne. Ma ho iniziato a conoscere il mercato russo, a capire le opportunità che offriva. Successivamente trovai lavoro a Ufa, dove rimasi per circa otto mesi”. Dalla Repubblica della Baschiria gli eventi lo ritrascinarono a Mosca, dove ormai da anni asseconda i palati più fini della capitale russa, facendo onore alla cucina italiana, che diffonde anche attraverso un programma culinario in tv con il quale collabora.
“I russi amano la nostra cucina, la semplicità, la leggerezza e la ricercatezza dei nostri prodotti”. E in effetti Giuseppe D’Angelo sa perfettamente come prendere i russi per la gola. Il piatto forte del suo locale, rivela, sono le pappardelle con brasato di cinghiale e funghi porcini. “I prodotti che usiamo nel nostro ristornate vengono tutti dall’Italia – spiega -. La cucina Made in Italy senza prodotti buoni non esiste”.
Ad ogni modo c’è una cosa che, a detta sua, non manda in visibilio i russi: “Non amano il troppo dolce della nostra cucina – spiega -. Io, invece, della tradizione russa adoro il borsch e i pelmeni. Mi piace la cucina sovietica in generale, che si presenta come un miscuglio di tante regioni diverse. Anche se sono pienamente convinto che la cucina russa sia indispensabile mangiarla a casa, cucinata da chi la sa preparare veramente bene. O, in alternativa, in un buon ristorante”.
Di posti dove mangiare bene, in effetti, Mosca ne è piena. “Adoro la frenesia, a volte anche un po’ esasperata, di questa città. Il mood 24 ore che c’è qui rende la vita più semplice. Si può trovare veramente di tutto, dal cinema, ai ristoranti di qualsiasi tipo, al teatro. I russi, poi, sono simpatici, colti, ottimi ricercatori della perfezione, assetati di sapere. Per non parlare delle donne: persone estremamente intelligenti, che parlano senza problemi cinque o sei lingue diverse. Ho vissuto in diverse parti del mondo. Ma Mosca è una cosa diversa. Oserei dire, speciale”.
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