Perché gli imperatori russi parlavano di sé dicendo “Noi”?

Dominio pubblico
La tradizione del pluralis maiestatis iniziò molto prima della nascita dell’Impero Russo, e fu in uso fin dal padre di Ivan il Terribile

Ora la frase “Noi, Nicola II” si usa solo in un registro ironico. Tuttavia, i monarchi parlavano di sé davvero al “noi” e non usavano l’“io”: tale era la tradizione.

Questo tipo di uso del pronome si chiama con espressione latina pluralis maiestatis (plurale di maestà). La tradizione è di origine religiosa: nel Tanakh (il nome ebraico della Bibbia), il nome di Dio viene usato al plurale per indicare la sua potenza. E i governanti parlano di se stessi e si rivolgono l’un l’altro usando il plurale: “E Assalonne disse ad Achitofel: dateci consigli su che cosa noi dobbiamo fare” (anche se nella versione cattolica della Bibbia Cei è stato poi tradotto in io/tu).

Nel caso dei governanti dei popoli, il pluralis maiestatis significa che loro rappresentano non solo se stessi, ma anche la nazione, il popolo di cui sono a capo.

Il primo dei sovrani della Russia che iniziò a usare il pluralis maiestatis nel titolo ufficiale fu il Granduca di Mosca Basilio (Vasilij) III di Russia, padre di Ivan il Terribile. Il suo titolo iniziava così: “Per grazia di Dio, noi, il grande sovrano Vasilij…”

Suo figlio Ivan il Terribile nella corrispondenza privata (ad esempio, con il principe Andrej Kurbskij) alternava “noi” e “io”, riferendosi a se stesso al singolare nelle parti più emotive delle sue lettere. Inoltre il suo titolo ufficiale non aveva il pluralis maiestatis. A partire da Alessio Mikhailovic,  che salì al trono nel 1645,  il pluralis maiestatis venne invece poi usato in tutti i titoli ufficiali fino a Nicola II.

C’è un mito popolare secondo il quale il “noi” iniziò a essere usato dai sovrani russi quando Ivan Alekseevich (Ivan V di Russia) e Pjotr Alekseevich (Pietro I; il Grande) furono in contemporanea sul trono dal 1682 al 1689. In effetti, Ivan e Pietro firmavano documenti ufficiali in cui sono menzionati contemporaneamente, ad esempio un lasciapassare a un funzionario di alto rango, Fjodor Golovin, datato 20 gennaio 1685 ("Dagli zar e granduchi Ivan Alekseevic, Pjotr Alekseevic autocrati di tutte le Russie Grande e Piccola e Bianca”). Ma tale forma al plurale in russo esisteva già. I governanti la usavano sia prima che dopo Ivan e Pjotr.

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