Sergej Krikaljóv (1958-; spesso traslitterato Krikalev), ingegnere, aveva 33 anni e si trovava sulla Stazione spaziale sovietica Mir quando l’Urss è crollata, nel 1991. Gli fu detto che non poteva tornare a casa perché il Paese che aveva promesso di farlo rientrare non esisteva più. E il suo “successore” non aveva soldi.
L’atrofia muscolare, le radiazioni, il rischio di cancro, l’indebolimento del sistema immunitario sono solo una parte delle conseguenze di una missione prolungata. Ma Krikaljov scelse comunque di aspettare. Non tornò a Terra con la capsula di emergenza “Arcobaleno”. Se l’avesse usata, la stazione sarebbe diventata inservibile.
Tornò solo il 25 marzo 1992: la sua missione durò dieci mesi invece dei cinque programmati. Il “biglietto” di ritorno fu pagato dalla Germania.
La tuta spaziale di Krikaljov portava ancora la bandiera sovietica e le quattro lettere “CCCP”. Per questo è passato alla storia come “l’ultimo cittadino dell’Urss”.
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