Caterina la Grande dal ritratto del 1780 di Dmitrij Levinskij, con sullo sfondo il dipinto “La resa di Lord Cornwallis”, di John Trumbull, realizzato del 1819-20, su commissione del governo Usa, per commemorare la vittoria nella Battaglia di Yorktown del 1781, atto finale della Rivoluzione americana
Russia Beyond (United States Capitol rotunda, Washington, D.C./Dominio pubblico; Novgorodskij gosudarstvennyj obedinjonnyj muzej-zapovednik/Dominio pubblico)Chi ha visto “Il mistero di Sleepy Hollow” di Tim Burton ricorderà ovviamente il personaggio più impressionante di questo film cult: il sinistro Cavaliere senza testa, interpretato da Christopher Walken. Era uno dei mercenari assiani, arruolati dalla Gran Bretagna nel 1776 per sedare la rivolta nelle colonie nordamericane. All’epoca il Langraviato d’Assia-Kassel forniva spesso le sue truppe a vari sovrani e Stati, dietro compenso.
Giorgio III del Regno Unito, re di Gran Bretagna e d’Irlanda dal 25 ottobre 1760 al 1º gennaio 1801, in un ritratto del pittore William Buchy del 1761
Birmingham Museum of Art/Dominio pubblicoMa al posto del mercenario tedesco avrebbe potuto esserci un granatiere russo. Dopotutto, prima di rivolgersi al langravio d’Assia, il re d’Inghilterra Giorgio III aveva chiesto assistenza militare all’imperatrice Caterina la Grande di Russia.
Nell’estate del 1775, gli inglesi si resero conto che quella che li coinvolgeva in Nord America era ormai una guerra ad alta intensità. Solo che le “giubbe rosse” erano tristemente inadeguate: la “padrona dei mari” si era sempre affidata alla Marina e aveva un esercito di terra relativamente piccolo, per di più sparso in guarnigioni dall’Irlanda all’Africa e alle isole dei Caraibi.
Londra decise di cercare truppe aggiuntive in Russia per una serie di motivi. Era passato meno di un anno dalla fine della vittoriosa guerra russa contro i turchi del 1768-1774, e l’esercito russo, che in essa si era ben distinto, aveva ancora grandi numeri e un morale combattivo alto.
Caterina II, detta “Caterina la Grande”, imperatrice di Russia dal 1762 al 1796, in un ritratto del 1780 di Dmitrij Levitskij
Dominio pubblicoIl grande confronto geostrategico anglo-russo, noto come “Grande Gioco”, era ancora di là da venire e le due potenze intrattenevano rapporti piuttosto cordiali. Gli inglesi avevano persino sostenuto i russi nella loro guerra contro l’Impero Ottomano e ora speravano di ricevere gratitudine.
Infine, Giorgio III conosceva la sensibilità con cui Caterina II reagiva ai tentativi di insubordinazione nei confronti dei monarchi. L’imperatrice aveva appena stroncato una massiccia rivolta di cosacchi e contadini guidata da Emeljan Pugachjov, e il re sperava che non avrebbe lasciato il “fratello” in guai analoghi.
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Nel giugno del 1775, l’ambasciatore britannico Robert Gunning iniziò a sondare la possibilità di ottenere il sostegno russo per sedare la ribellione, e fu felice della risposta del capo della politica estera russa, Nikita Panin. Panin assicurò all’ambasciatore la piena disponibilità dell’Imperatrice “ad assistere Sua Maestà in qualsiasi modo Egli desideri, in qualsiasi forma Egli ritenga opportuno”.
In autunno Gunning ricevette istruzioni più dettagliate da Londra. Nella sua lettera all’ambasciatore del 1° settembre, il Segretario di Stato per il Dipartimento del Nord, Henry Howard, XII conte di Suffolk, gli chiese di comunicare all’imperatrice russa che era “auspicabile che l’aiuto richiesto consistesse in 20.000 soldati di fanteria, addestrati alla disciplina, completamente equipaggiati (ad eccezione dei cannoni da campo) e pronti, non appena il Mar Baltico si aprirà in primavera, a salpare con le navi da trasporto che verranno inviate da qui e che trasporteranno la maggior parte delle truppe in Canada, dove passeranno agli ordini del comandante in capo britannico”.
Allegoria della vittoria di Caterina la Grande sui turchi e sui tatari. Dipinto del 1772 del pittore bolognese Stefano Torelli
Galleria Tretjakov/ Dominio pubblicoGunning ricevette anche una lettera del re indirizzata direttamente a Caterina II. In essa, Giorgio III, esprimendo la sua gratitudine all’imperatrice, metteva le cose come se fosse stata lei a proporre di inviare i soldati russi nel continente americano: “Accetto volentieri la vostra proposta di aiuto tramite l’invio delle vostre truppe, che potrebbero essere necessarie a causa dell’insubordinazione dei miei sudditi nelle mie colonie americane”.
Naturalmente, la partecipazione delle truppe russe doveva essere pagata e il prezzo sarebbe dovuto essere negoziato nella fase successiva. Ben presto, tuttavia, emerse che le promesse del sovrano russo di fornire “ogni tipo di assistenza” erano state in qualche modo fraintese dagli inglesi.
Caterina II osservava con attenzione gli sviluppi in Nord America. È vero che non tollerava le insubordinazioni rispetto all’autorità del monarca, ma vedeva una grande differenza tra Pugachjov e i coloni ribelli. Mentre il primo rivendicava apertamente il trono, spacciandosi per l’imperatore Pietro III di Russia “miracolosamente scampato” (in realtà era stato deposto da Caterina nel colpo di stato del 1762 ed era “misteriosamente” morto poco dopo), i secondi non minacciavano in alcun modo né lo stesso re Giorgio né la dinastia regnante.
Ritratto del 1779 di Robert Gunning, I Baronetto of Eltham. Diplomatico di lungo corso, fu ambasciatore britannico in Russia dal 1772 al 1776
Dominio pubblicoL’imperatrice era certa che la Gran Bretagna sarebbe diventata in futuro un serio rivale geopolitico della Russia, e più si impantanava negli affari nordamericani e diventava debole, meglio era per il suo Stato. Non desiderava che Londra risolvesse i suoi problemi coloniali grazie al sangue dei soldati russi. Anche se Londra era disposta a pagare un sacco di soldi per quel sangue.
La questione principale era come le principali potenze europee, che a quel punto erano ben consapevoli delle richieste britanniche, avrebbero reagito all’invio di una forza di spedizione. Infine, la dura guerra contro i Turchi e la devastante rivolta di Pugachjov avevano provato la Russia: il Paese aveva bisogno di riposo.
“Comincio appena a godere della pace, e Vostra Maestà sa che il mio impero ha bisogno di pace”, rispose l’Imperatrice a Giorgio III: “Conoscete anche lo stato in cui l’esercito, pur vittorioso, sta uscendo da una guerra lunga ed estenuante in un clima terribile. Innanzitutto devo confessare che il periodo che ci separa dalla primavera è troppo breve, se non altro per far riposare il mio esercito dalle sue sofferte fatiche e per avere il tempo di rimetterlo in forma. Poi, per non parlare dell’inconveniente che deriverebbe dall’impiego di un corpo così considerevole in un altro emisfero, dove si troverebbe sotto una potenza quasi sconosciuta e sarebbe quasi privato di ogni comunicazione con il suo monarca. La mia fiducia nella pace, che mi è costata tanti sforzi, mi vieta assolutamente di privarmi in così poco tempo di una parte tanto considerevole delle mie truppe…”.
Battaglia di Kagul (oggi Cahul, in Moldova) del 1º agosto 1770 , tra l’Impero russo e l’Impero ottomano. Incisione di Daniel Chodowiecki
Los Angeles County Museum of Art/Dominio pubblicoCome soluzione alternativa, agli inglesi fu offerta la possibilità di inviare truppe russe a difendere Hannover (la patria di Giorgio sul continente), il che avrebbe reso possibile l’invio dei soldati di Hannover in America. Tuttavia, tale piano non andò a genio a Londra. Dopo il fallimento della missione di San Pietroburgo, Gunning, sconvolto, si dimise e i diplomatici britannici si precipitarono in Assia per cercare soldati.
Anche dopo quel fallimento diplomatico, gli inglesi non esclusero le truppe russe dai loro piani. Nel 1777, il comandante in capo delle forze britanniche in Nord America, Lord William Howe, infastidito dall’inadeguatezza dei rinforzi ricevuti dall’Europa, scrisse che un corpo di diecimila soldati russi pronti a combattere avrebbe potuto garantire alla Gran Bretagna il successo militare nella guerra.
Londra presentò altre richieste di assistenza militare a Caterina II, ma ogni aiuto fu ripetutamente respinto con vari pretesti. “Siamo non poco lieti di apprendere da una fonte attendibile che le richieste e le offerte della Gran Bretagna all’imperatrice russa sono state respinte con disprezzo”, scrisse il primo presidente americano George Washington al suo compagno d’armi di origini francesi Gilbert du Motier de La Fayette nel 1779.
“Washington attraversa il fiume Delaware”, dipinto del 1851 di Emanuel Leutze che raffigura un evento chiave della Guerra d’indipendenza americana, nella notte tra il 25 e il 26 dicembre del 1776, che dette il via all’attacco a sorpresa che portò alla vittoria nella Battaglia di Trenton
Metropolitan Museum of Art/Dominio pubblicoNel 1780, la Russia rilasciò una dichiarazione di neutralità che permetteva agli Stati non belligeranti di commerciare liberamente con qualsiasi potenza belligerante. Ben presto vi aderirono Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Austria, Prussia e Portogallo. La Gran Bretagna interpretò la mossa come ostile.
Sebbene Caterina II godesse della simpatia dei coloni nel conflitto, come politica cauta e pragmatica, non aveva fretta di riconoscere l’indipendenza americana. Le relazioni diplomatiche tra i due Stati vennero stabilite solo nel 1809, durante il regno del nipote prediletto dell’imperatrice, Alessandro I.
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