Il Fossato di Aloisio (progettato dall’architetto italiano Aloisio Nuovo) attorno al Cremlino a Mosca. Fu terminato nel 1519 ed ebbe funzione difensiva fino alla fine del XVI secolo, quando alcune parti vennero prosciugate. Qui in un disegno di Fjodor Alekseev dell’inizio del XIX secolo
Dominio pubblicoNel 1557, la regina inglese Maria I d’Inghilterra inviò a Ivan IV (il Terribile) un leone e una leonessa. Il dono era così importante che gli animali furono messi sotto la supervisione personale diretta di Osip Nepeja, il primo ambasciatore di Mosca in Inghilterra. Il momento dell’introduzione dei leoni a Mosca è stato persino registrato nella Cronaca illustrata di Ivan il Terribile, il “Litsevój Letopísnyj svod” (“Лицевой летописный свод”).
Ivan il Terribile fece mettere i leoni vicino alla Porta della Resurrezione delle mura di Kitaj-gorod, la porta principale attraverso la quale i ricchi ospiti, compresi gli ambasciatori stranieri, entravano nella Piazza Rossa. I Leoni erano imprigionati nel fossato di Aloisio Nuovo, prosciugato, che correva intorno alle mura del Cremlino, ed erano una tale attrazione che la porta fu in seguito chiamata Porta dei Leoni. I leoni vissero a lungo a Mosca, e lo avrebbero fatto ancora di più, se non fosse stato per l’incendio del 1571, quando Mosca fu data alle fiamme dal khan di Crimea Devlet I Giray. Dopo l’incendio, i leoni furono trovati morti sulla Piazza Rossa.
Gli elefanti inviati dallo scià di Persia, incisione del 1740
Dominio pubblicoBen 14 elefanti furono regalati dal sovrano persiano Nadir Shah Afshar nel 1741 a Elisabetta di Russia (Elizaveta Petrovna), figlia di Pietro il Grande. Tuttavia, “solo” sette elefanti erano per lei: cinque animali erano un dono per il giovane Ivan VI, che regnò nell’Impero russo nell’ottobre del 1740, e due per sua madre (e reggente del trono), Anna Leopoldovna.
Gli elefanti furono inviati a Elisabetta Petrovna come proposta di matrimonio. Nadir Shah cercava un matrimonio dinastico per unirsi alla Russia in funzione anti turca. Al sovrano persiano sembrò che la figlia scomunicata di Pietro potesse prendere in considerazione la sua proposta, che egli sponsorizzò non solo con gli elefanti ma anche con un mucchio di gioielli. Naturalmente, fare un’offerta del genere era contrario a tutte le regole della diplomazia europea. Il dono fu accettato, ma all’ambasciatore persiano non fu nemmeno permesso di vedere Elisabetta. Sposarsi era fuori questione: nell’ottobre del 1741, quando gli elefanti arrivarono a San Pietroburgo, la figlia di Pietro stava già pianificando il colpo di Stato con cui avrebbe preso il potere.
Gli elefanti furono piazzati nel centro di San Pietroburgo: la via Karavannaja ha questo nome perché su di essa sorgeva il karavan-saraj, il caravanserraglio, una struttura appositamente costruita per ospitare gli elefanti. In seguito i pachidermi furono spostati nell’attuale piazza Vosstanija e venivano portati ad abbeverarsi sulla Neva lungo il prospekt Suvorovskij, che allora si chiamava… via degli elefanti!
L’orologio “Tempio della Gloria” realizzato da Michael Maddox, conservato ai Musei del Cremlino
Viktor Velikzhanin/TASSQuesto orologio con automatismo, unico nel suo genere, fu creato verso la fine del regno di Caterina II (la Grande) e celebra i suoi successi. Fu realizzato da Michael Maddox, un ingegnere inglese che nel 1766 era stato invitato a dare lezioni di fisica e meccanica all’erede al trono, Pavel Petrovich (il futuro Paolo I di Russia). Maddox rimase in Russia e fondò uno dei primi teatri pubblici, il Teatro Petrovskij di Mosca.
Non tutte le parti dell’orologio sono sopravvissute e il meccanismo funziona solo parzialmente. Quando l’orologio era perfettamente funzionante, dava un vero spettacolo ogni tre or,e dopo il canto dell’inno russo (in uso dal 1791 al 1816) “Grom pobedy, razdavajsja!” (“Гром победы, раздавайся!”, ossia “Romba, tuono della vittoria!”). L’alone del sole intorno al quadrante iniziava a brillare mentre i cilindri di cristallo si muovevano, aprendo contemporaneamente gli sportelli anteriori della scatola, dietro i quali si nascondeva una cascata meccanica. Le aquile che coronavano le colonne aprivano il becco e lasciavano cadere delle vere perle nella bocca dei loro aquilotti. L’orologio era anche dotato di un metallofono che poteva suonare 12 diverse melodie.
L’orologio “Tempio della Gloria” realizzato da Michael Maddox, conservato ai Musei del Cremlino
Valentina Mastyukova/TASS“Due file di tubi di cristallo, su uno sfondo di lamine gialle e arancioni, ruotavano intorno al quadrante bianco con la firma di Maddox, imitando la luce del sole. Nello stesso momento, i lembi anteriori della scatola si aprivano, rivelando l’immagine di un’elaborata cascata in cui gli stessi tubi di cristallo, ruotando attorno al loro asse e muovendosi verticalmente, creavano l’illusione dell’acqua che scorre. I grandi tulipani centrali aprivano petali tempestati di strass e sui pistilli piramidali si potevano vedere la suggestiva aquila bicipite e le insegne degli ordini russi. E ogni cinque secondi le aquile premurose lasciavano cadere una perla nel becco dei loro piccoli”.
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Il diamante Orlov nello scettro della Russia imperiale
Yurij Somov/SputnikIl più grosso tra i diamanti trovati in India è così antico che ha avuto molti nomi, tra cui “Grande Mogul” (dal nome dell’impero degli Shah indiani a cui apparteneva) e “Monte Sinai”. Il diamante è stato trovato in India all’inizio del XVII secolo. Rimase lì fino al 1738, quando Nadir Shah conquistò l’India e portò il tesoro in Persia. Da lì, la pietra è arrivata in qualche modo ignoto in Europa, dove è stata ritrovata a Londra a metà del XVIII secolo.
Si dice che la pietra sia stata donata all’imperatrice dal suo cortigiano preferito, il conte Grigorij Orlov, il 24 novembre 1773, in occasione del suo onomastico. L’ambasciatore prussiano conte Victor Friedrich Solms descrisse la cerimonia: “Tutti coloro che si si sono presentati a palazzo, nonostante l’autunno inoltrato, le hanno regalato enormi mazzi di fiori, e alcuni le hanno anche consegnato un souvenir preparato appositamente per l’occasione. Il solo conte Grigorij è arrivato a mani vuote. Constatando il fatto, come se fosse scocciato, si è dato un colpo con il palmo della mano sulla fronte e ha detto: ‘Mi dispiace, matushka! Oggi è una tale festa per voi, e io, vecchio pazzo [Orlov aveva allora 39 anni; ndr], me ne sono completamente dimenticato. Beh, non vi arrabbiate, ho qui qualcosa che… potrebbe tornare utile… Non lo rifiutate’. Con queste parole il conte ha estratto dalla tasca del panciotto una scatola piatta contenente il prezioso diamante”.
La verità è molto più prosaica: questo “regalo” Caterina II se l’era fatto da sola. Il diamante venne acquistato dal mercante armeno Lazarev per 400 mila rubli; una cifra enorme, che nemmeno il favorito dell’imperatrice poteva permettersi. Il diamante fu acquistato a rate per sette anni e l’imperatrice lo pagò con i soldi pubblici. Nello stesso anno, il 1774, il diamante Orlov fu inserito nella parte terminale dello scettro imperiale dell’Impero russo, dove si trova tuttora.
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“L’aquila sul pino”, dono dell’imperatore del Giappone Meiji
Mikhail Fomichev, TASSLa scultura “Aquila sul pino” e il relativo paravento furono creati come dono dell’imperatore Meiji del Giappone a Nicola II di Russia in occasione della sua incoronazione nel 1896. L’aquila è stata creata dal famoso scultore giapponese Kaneda Kenjiro. Oggi è una delle principali attrazioni del Museo d’Arte Orientale di Mosca, dove la scultura ha una propria sala. La base della scultura è in legno e ricoperta di piume intagliate nell’avorio: in tutto si tratta di oltre 1.500 dettagli! La testa e le piume sono ricavate da un unico pezzo di zanna di elefante, mentre gli artigli e gli occhi dell’uccello sono realizzati in corno.
L’aquila, sia in Giappone che nell’araldica europea, simboleggia il potere e l’autorità. Fu quindi una facile scelta donare un’aquila al monarca del Paese il cui stemma è l’aquila bicipite. Il pino su cui è appollaiata l’aquila simboleggia la longevità, mentre le rocce (sul paravento) sono un augurio di forza d’animo inesauribile e di un regno lungo e prospero.
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