Perché la Russia aiutò gli Stati Uniti durante la Guerra di Secessione?

Russia Beyond (Foto: Dominio pubblico; Ivan Ayvazovskij; Corbis/Getty Images)
L’arrivo di navi russe nei porti americani, proprio quando l’Unione di Abraham Lincoln aveva più bisogno di aiuto nella guerra contro gli Stati Confederati d’America, fu percepito a Washington come un gesto di genuino sostegno. Ma anche la Russia beneficiò di questa manovra. Ecco come

“La nostra squadra navale è stata accolta qui in modo amichevole, direi estremamente amichevole. Meglio non farsi vedere a terra in uniforme militare: non sei tu a guardare, ma sei fissato di continuo. Tutti si avvicineranno (anche le signore) per esprimere il loro rispetto per i russi e il loro piacere che vi troviate a New York”, scriveva Nikolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908), che sarebbe poi diventato un famoso compositore, ma che, nel 1863, era solo un membro dell’equipaggio del clipper russo “Almaz”, in rada a New York.

La missione della squadra navale russa era così segreta che la comparsa di navi da guerra russe vicino alle coste americane fu una sorpresa persino per Eduard de Stoeckl, ambasciatore plenipotenziario dell’Impero russo negli Stati Uniti. L’intera società di New York era in subbuglio: qual era lo scopo ufficiale di quella visita? Il comandante della squadra, il contrammiraglio Stepan Lesovskij, in una conversazione con il noto giornalista americano Thurlow Weed, disse che il governo russo gli aveva fornito buste sigillate da aprire solo se gli Stati Uniti fossero entrati in un conflitto armato con Paesi stranieri. Tuttavia, la squadra di Lesovskij (6 navi e 3.000 uomini) non era la sola: più o meno nello stesso periodo, nel settembre 1863, la squadra del contrammiraglio Popov (6 navi e 1.200 tra ufficiali e marinai) attraccò e fece base a San Francisco. Cosa stavano facendo i russi?

Perché la Russia e gli Stati Uniti divennero alleati?

Navi russe nel porto di New York

L’Impero russo fu fin dall’inizio a favore dell’indipendenza degli Stati Uniti dalla Gran Bretagna. Nel 1776, dopo l’inizio della Guerra d’indipendenza degli Stati Uniti, Caterina II (la Grande) rifiutò la richiesta del re Giorgio III di inviare 20.000 soldati nelle Americhe per difendere i possedimenti britannici dai rivoluzionari. La Russia agì contro gli interessi britannici anche nel secolo successivo.

Alessandro II regnò e avviò riforme radicali dopo l’amara sconfitta nella guerra di Crimea, in cui la Russia era stata osteggiata da una coalizione composta da Gran Bretagna, Francia, Impero Ottomano e Regno di Sardegna. Gli Stati Uniti rimasero neutrali e sostennero persino la Russia: ad esempio, le navi americane rifornirono Petropavlovsk di cibo e acqua durante il blocco navale britannico e francese dell’Estremo Oriente russo.

Dopo la fine della guerra, nel 1856, il ministro degli Esteri, il principe Aleksandr Gorchakov scrisse: “La simpatia della nazione americana nei nostri confronti non è diminuita durante tutta la guerra, e l’America ci ha reso direttamente o indirettamente più servigi di quanto ci si potesse aspettare da una potenza che aderisce al principio di stretta neutralità”. Inoltre, Gorchakov ha sottolineato che “la politica della Russia nei confronti degli Stati Uniti è definitiva e non cambierà a seconda del comportamento di qualsiasi altro Stato. Soprattutto desideriamo preservare l’Unione americana come nazione indivisa... La Russia si è offerta di partecipare ai piani di intervento. La Russia respingerà qualsiasi proposta di divisione”.

Il principe Aleksandr Gorchakov, ministro degli Esteri e successivamente cancelliere dell'Impero Russo

La sconfitta nella guerra di Crimea indebolì notevolmente la Russia e diminuì la sua posizione internazionale. Quando nel 1863 scoppiò una rivolta in Polonia (appartenente alla Russia dal 1815, come Regno di Polonia), Gran Bretagna e Francia decisero di premere su San Pietroburgo. La Russia, che aveva inviato truppe in Polonia per reprimere la rivolta, fu accusata di aver ridotto in schiavitù il popolo polacco. La camera bassa del Parlamento britannico iniziò a fare dichiarazioni sulla perdita di tutti i diritti della Russia sul regno di Polonia e nel giugno 1863 Gran Bretagna e Francia chiesero la convocazione di un congresso delle potenze europee per risolvere la questione polacca. Ma, come osservò giustamente il “New York Daily Tribune”, “non ci si può aspettare alcuna sincera solidarietà per le sofferenze dei polacchi da parte dei governi britannico, francese e ancor meno austriaco”.

Londra e Parigi cercarono contemporaneamente di intervenire nella guerra tra gli Stati dell’Unione e gli Stati Confederati del Sud. Riconoscendo gli Stati del Sud schiavisti come belligeranti, la Gran Bretagna era pronta a sostenerli: il controllo del Sud come provincia produttrice di cotone era essenziale per l’industria tessile britannica. Nel giugno del 1863 si venne a sapere che l’Inghilterra aveva inviato sulle coste nordamericane 5 navi da guerra, che facevano base nel porto di Esquimalt, nella Columbia Britannica, in Canada. Allo stesso tempo, gli Stati dell’Unione non disponevano di una propria Marina militare.

La Francia, da parte sua, aveva ambizioni sul Messico: nel giugno 1863, l’esercito francese prese Città del Messico. Inoltre, i francesi rifornirono segretamente di armi le forze confederate. In questo contesto, il 25 giugno 1863 Alessandro II inviò le sue navi da guerra, comandate da due contrammiragli, sulla costa degli Stati Uniti, in gran segreto.

Come la Marina russa contribuì alla difesa degli Stati Uniti

La fregata Aleksandr Nevskij

“Sebbene la flotta russa sia arrivata per motivi propri, il vantaggio della sua presenza è stato quello di convincere l’Inghilterra e la Francia che era apparsa per proteggere gli Stati Uniti da interferenze straniere”, scrisse il Segretario di Stato americano William H. Seward già dopo che la flotta russa aveva lasciato le coste americane senza sparare un solo colpo e senza incrociare nemmeno una volta alcuna nave nemica. Tuttavia, in caso di conflitto, i russi avrebbero saputo cosa fare: “Prepararsi alla battaglia” recitava l’ordine del contrammiraglio Popov alle sue navi a San Francisco. Tuttavia, le due fregate confederate, l’Alabama e la Sumter, non osarono mai minacciare lo squadrone di Popov sulla costa del Pacifico.

La visita degli squadroni russi durò dal settembre 1863 al luglio 1864. Durante questo periodo i russi visitarono Cuba, la Giamaica, le Hawaii e l’Alaska, e, naturalmente, ebbero il tempo di essere protagonisti di balli e ricevimenti. Come scrisse l’esploratore americano Marshall Davidson, “il vortice di eventi ufficiali e feste affollate che ha travolto gli ufficiali della flotta russa deve aver messo a dura prova la loro resistenza a un livello mai visto nemmeno in alto mare”. 

Il ballo russo del 5 novembre 1863 a New York

Il più memorabile fu il banchetto tenutosi il 5 novembre 1863 a New York. Il quotidiano “New York World” riporta che furono servite 12 mila ostriche, 1.850 tacchini, polli e fagiani, e che furono stappate 3.500 bottiglie di vino. I tavoli dei dolci erano decorati con sculture di zucchero dei governanti delle due nazioni: Abraham Lincoln e Alessandro II, e dei padri fondatori, Pietro il Grande e George Washington. Il ballo offerto ai russi superò di gran lunga per livello e spesa il ricevimento ufficiale che gli americani avevano riservato al Principe di Galles l’anno precedente. I russi restituirono presto il favore in casa loro, a bordo della fregata ammiraglia Aleksandr Nevskij. Le danze lì durarono 11 ore e alla fine del banchetto il contrammiraglio Lesovskij donò 4.700 dollari ai poveri di New York. Naturalmente ci fu anche un ricevimento formale: il contrammiraglio Lesovskij e il personale di comando della sua squadra furono invitati alla Casa Bianca per incontrare Abraham Lincoln e sua moglie. 

Perché l’Impero russo inviò una flotta sulle coste dell’America?

I capitani della spedizione, da sinistra a destra: Pavel Zelenoj, Ivan Butakov, Mikhail Fedorovskij, il contrammiraglio Stepan Lessovskij (comandante della squadra), Nikolaj Kopytov, Oscar Kremer e Robert Lund

Durante il periodo in cui le squadre navali russe si trovavano al largo delle coste americane, né la Francia né l’Inghilterra osarono avviare ostilità contro gli Stati dell’Unione né contro la Russia in territorio polacco. Nel giugno del 1864, la rivolta polacca fu repressa e alle squadre navali russe fu ordinato di tornare in patria. Non si trattò di una coincidenza.

Entrambe le squadre russe erano troppo deboli per contrastare le forze navali combinate di Gran Bretagna e Francia. Tuttavia, le squadre di Lesovskij e di Popov potevano disturbare seriamente il commercio d’oltremare di questi Stati. “In caso di guerra”, si leggeva nelle istruzioni del ministro della Marina russo a Lesovskij, “distruggere il commercio del nemico e attaccare i suoi possedimenti debolmente difesi. Sebbene dobbiate operare principalmente nell’Atlantico, siete liberi di spostare le vostre azioni in un’altra parte del globo e di dividere le vostre forze come ritenete opportuno”.

I russi in marcia a Broadway

Lesovskij e Popov ricevettero l’ordine specifico di non entrare nel conflitto tra gli Stati dell’Unione e quelli Confederati nella Guerra di Secessione. Il loro stazionamento nei porti americani garantiva alla Russia che se la Gran Bretagna avesse lanciato una guerra aperta contro la Russia, almeno quelle due squadre sarebbero state a disposizione per attaccare il commercio marittimo britannico e francese. Come sostenne il ministro della Marina russo Nikolaj Krabbe, “pochi cannoni russi sull’oceano avranno un’influenza maggiore sull’Inghilterra di un numero molto maggiore di cannoni a Sebastopoli”. E in effetti la missione di Lesovskij e Popov ebbe successo, senza che venisse sparato un solo colpo. Alessandro II considerava la campagna delle due squadre come uno dei più grandi successi pratici della flotta russa e una delle pagine più significative della storia del suo regno.

Il contrammiraglio Stepan Lessovskij

I marinai vennero accolti in trionfo a San Pietroburgo, dove, in occasione di un ricevimento presso l’ambasciata americana, Henry Bergh, segretario della missione, dichiarò: “Tra noi esiste un’amicizia, non offuscata da nessun brutto ricordo. Continuerà finché manterremo la ferma regola di non interferire negli affari interni l’uno dell’altro. Non è difficile immaginare gli enormi vantaggi che una simile politica potrebbe portare a tutti i governi del mondo se si attenessero scrupolosamente ad essa nelle loro relazioni internazionali”.

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