Come la più spericolata paracadutista sovietica morì per una promessa a Stalin

Foto d'archivio; Georgij Lipskerov/МАММ/МDF/russiainphoto.ru
Ljubov Berlin definì il giorno in cui aveva incontrato il leader sovietico il più bello della sua vita. Voleva stupirlo con un nuovo record, e pagò a caro prezzo quel tentativo ardito

Una vera scavezzacollo

“Dicono che sono coraggiosa. Per esempio, di camminare da sola a tarda notte non ho la minima paura. E non ho mai avuto paura dell’acqua. In qualsiasi luogo sconosciuto posso tuffarmi e nuotare”, così scriveva di sé Ljubov Berlin, una delle migliori paracadutiste sovietiche, e probabilmente la più temeraria di tutte. 

Ljubov Berlin

Fin dal suo primo lancio con il paracadute all’età di diciassette anni, il cielo fu la sua seconda casa. Lavorava come dattilografa presso il giornale “Pravda”, ma tutto il suo tempo libero lo passava al campo d’aviazione.

Durante i suoi salti, la Berlin fu più di una volta vicina alla morte a causa di errori di calcolo o di improvvisi cambiamenti delle condizioni atmosferiche: le capitò di atterrare sugli alberi o sui tetti, e una volta rimase persino incastrata sul tetto di un grattacielo: venne salvata dai vigili del fuoco, che riuscirono a tirarla dentro una finestra. Ciononostante, continuò a volare e gettarsi senza paura.

Nel 1935, Ljubov divenne la prima donna nel mondo del paracadutismo a lanciarsi da un aliante. “La difficoltà di un aliante è che devi essere molto attenta quando salti fuori”, ricordò la Berlin: “Se sei nervosa, sei destinata a sbagliare. Ogni mossa deve essere perfettamente sincronizzata”. 

Ljuba Berlin si lancia dall'aereo

I suoi salti preferiti erano quelli con apertura ritardata, praticati da 3.000 e 5.000 metri di altezza. Il paracadute non veniva aperto immediatamente dopo aver lasciato l’aereo, ma dopo un certo tempo. Si trattava di un’impresa molto pericolosa, in quanto il paracadutista in accelerazione rischiava di girare in torsione e, perdendo la capacità di orientarsi, di schiantarsi al suolo, cadendo come un sasso. 

Una promessa a Stalin

Ljubov Berlin ebbe un incredibile successo nel paracadutismo sportivo sovietico. Divenne una vera e propria maestra del suo mestiere, sviluppando nuove tecniche di realizzazione dei salti e insegnandole ai suoi studenti.

Il nome della famosa atleta era sempre sui giornali e naturalmente anche al Cremlino sentirono parlare di lei. Nell’autunno del 1935 Ljuba (questo il diminutivo-vezzeggiativo del nome Ljubov in russo) ebbe modo di incontrare i membri del governo sovietico e Stalin in persona, durante una visita delle autorità all’Aero Club Centrale di Mosca.

Josef Stalin (il secondo a sinistra) e Kliment Voroshilov (a sinistra) parlano con i piloti e i paracadutisti al campo d'aviazione di Tushino

“Ricordo sempre questo giorno come il più felice della mia vita”, disse la paracadutista: “Quando il compagno Stalin mi ha stretto la mano, ero molto imbarazzata. Ma lo sguardo tenero del leader, il suo sorriso dolce e paterno hanno immediatamente fatto scomparire ogni ansia”. 

Fu allora che Ljuba promise solennemente al leader sovietico di stabilire un nuovo record. Ma il tentativo di mantenere quella promessa le sarebbe poi costato la vita…

Il giorno fatidico

Il 26 marzo 1936, Ljubov Berlin arrivò al campo di aviazione di Ljubertsy con la sua amica Tamara Ivanova, che lei chiamava “sorella di paracadutismo”. Le ragazze erano di ottimo umore, ridevano e scherzavano.

Il loro compito era quello di lanciarsi da 5.000 metri, cadere per 80 secondi e aprire il paracadute a 1.000 metri d’altezza. Tuttavia, a quanto pare, le atlete speravano di fare ancora di meglio.

Il corrispondente del giornale “Krasnyj sport” Lazar Brontman, che era presente all’aeroporto, scrisse nel suo diario: “Più tardi i fotografi hanno raccontato che dopo essere salita sull’aereo la Ivanova rideva allegramente e gridava: ‘Prima di 100 metri da terra io non apro!’. Se è vero, ovviamente si basavano sul fatto che la Kamneva aveva aperto a 250 metri da terra, Evseev a 200 metri e Evdokimov a 150 metri”. E volevano migliorare quei record.

Ljubov Berlin prima del suo ultimo lancio

La Berlin, da parte sua, dichiarò: “Questo sarà il mio 50° salto: un record e un anniversario allo stesso tempo”. Un conoscente comune trasmise al celebre giornalista Lazar Brontman la richiesta di aiutarla a scrivere una lettera a Stalin dopo il salto, affermando che la promessa era stata mantenuta.

L’aereo sparì in cielo, ma gli spettatori non videro atterrare le due paracadutiste. I corpi di Ljubov Berlin e di Tamara Ivanova furono presto ritrovati in un campo coperto di neve, con i paracadute semiaperti, a 400 metri di distanza l’uno dall’altro. L’autopsia mostrò che Ljuba aveva quasi tutte le ossa rotte, mentre Tamara le costole in frantumi.  

Il cronometro della Ivanova segnava 91,7 secondi e, per motivi ancora sconosciuti, lei aveva tirato l’anello per l’apertura del paracadute con quasi 12 secondi di ritardo rispetto a quanto avrebbe dovuto, a un’altezza di soli 200 metri dal suolo.

Il funerale delle paracadutiste Ljuba Berlin e Tamara Ivanova

Il 29 marzo, nella Casa della Stampa di Mosca, si tenne una cerimonia di addio per le paracadutiste, alla quale parteciparono migliaia di persone. Stalin non si presentò. 

LEGGI ANCHE: Margelov, il comandante che trasformò i paracadutisti nel baluardo delle forze armate dell’Urss 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie