“Per i detenuti del braccio della morte la notte è un momento spaventoso. Tutti dormono, ma dormono come animali selvatici: attenti e vigili. Il minimo rumore, ogni singolo fruscio... ed ecco che già due o tre teste si alzano ansiose, ascoltando il silenzio della notte…”.
Questo è il paragrafo iniziale di un articolo apparso su un giornale filonazista, stampato nel territorio occupato dell'Unione Sovietica nel 1943. Nell'articolo, l'autore raccontava la storia di un detenuto che era sfuggito a un plotone di esecuzione rivelando il suo petto nudo, dove erano stati tatuati i ritratti di Lenin e Stalin.
Sebbene la storia non abbia mai trovato conferme, questa teoria si è diffusa ben oltre le pagine della rivista di propaganda.
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L'origine precisa di questa storiella della prigione è sconosciuta. Quello che si sa per certo è che alcuni detenuti sovietici erano soliti tatuarsi i ritratti di Lenin e Stalin sul petto. Le teorie sul perché di questa “moda” sono molteplici; e il racconto pubblicato sul giornale controllato dai nazisti potrebbe non aver fatto altro che diffondere ulteriormente la leggenda esistente nelle carceri.
“I condannati a morte si tatuavano i ritratti di Stalin e Lenin sul petto e sulla schiena nella speranza di sfuggire alla punizione. Nessuno del plotone d'esecuzione avrebbe osato sparare contro l'immagine di [Stalin]”, dice l'autore di un popolare video su YouTube.
Propaganda sovietica, 1947. Poster russo
Legion MediaConsiderando quanto fosse forte e pervasivo il culto della personalità di Stalin, non è troppo difficile immaginare che i membri del plotone d'esecuzione fossero sconcertati e confusi quando veniva loro ordinato di sparare all'immagine del “Padre delle Nazioni”, anche se era semplicemente tatuata sul petto di un detenuto.
Sebbene non esistano documenti che confermano che tali tatuaggi servissero come una sorta di “lasciapassare” per i condannati sovietici nel braccio della morte, è tuttavia impossibile escludere questa possibilità.
Detenuti del carcere di massima sicurezza "Vladimir Central"
Vladimir Vyatkin/SputnikAnche se i tatuaggi di Lenin e Stalin non hanno risparmiato la vita ai detenuti su larga scala, potrebbero esserci stati dei singoli casi in cui hanno effettivamente aiutato ad avere salva la pelle.
Nonostante l’origine discutibile di questa leggenda, la storia dei tatuaggi “salvifici” si diffuse nelle carceri sovietiche; e molti detenuti credevano davvero nella loro protezione.
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Esistono altre teorie sul motivo per cui alcuni detenuti si tatuavano i ritratti dei leader sovietici sul corpo.
“I tatuaggi raffiguranti Stalin e Lenin sui corpi dei detenuti iniziarono a comparire subito dopo la Rivoluzione d'ottobre del 1917. In questo modo, mostravano rispetto per i discendenti della loro classe di criminali che, per la prima volta nella storia della Russia, erano riusciti a prendere il controllo del Paese. I detenuti sottolineavano la loro posizione privilegiata, la loro appartenenza all'élite al potere”, sostiene l'autore di un popolare video su YouTube.
Sia Lenin che Stalin erano stati in prigione prima che la Rivoluzione russa li portasse ai vertici della nuova società sovietica. Ciò spiega l'affiliazione che alcuni detenuti sentivano con i nuovi leader del Paese.
Una foto segnaletica del giovane Joseph Stalin
Foto d'archivioNon bisogna però dimenticare che l'epoca di Stalin fu caratterizzata da repressioni di massa e da esecuzioni senza processo. Un'altra teoria sostiene che i tatuaggi di Lenin e Stalin fossero un segno simbolico del pentimento pubblico che alcuni detenuti dimostravano, sperando in un perdono che, nella maggior parte dei casi, non arrivava mai.
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