I tre criminali più bizzarri della Russia imperiale

Karl Bulla
Un fanatico religioso seppellì vivi diversi familiari e conoscenti ritenendo il censimento una prova dell’arrivo dell’Anticristo; un giovane sterminò una famiglia per rapinarla e poi non portò via neanche un centesimo; un brillante truffatore fece perdere per sempre le tracce di sé

1 / Il truffatore scomparso senza lasciar traccia

L'attore sovietico Evgenij Evstigneev interpreta il malandrino Korejko, personaggio del libro

Un uomo di nome Konstantin Korovko è stato tra i truffatori più fortunati di sempre in Russia, tanto che non conosciamo nemmeno il luogo né l’ora della sua morte, cosa rara per un uomo che ha rubato svariati milioni di rubli. Nato in una famiglia cosacca nel 1876, Korovko ricevette un’istruzione insolitamente buona: divenne agronomo e tecnologo industriale, laureandosi nel 1906. Ma il suo interesse principale era raccogliere denaro dagli investitori e non restituirlo mai.

Negli anni Dieci, attirò ricchi proprietari terrieri di campagna in partenariati commerciali, pubblicizzando l’apertura di alcune cartiere, miniere di sale o pozzi petroliferi nel Caucaso settentrionale. Korovko affascinava gli aspiranti azionisti con grandi fotografie di cisterne e ciminiere. Le imprese che pubblicizzava non sono mai esistite, ma l’ufficio di Korovko a San Pietroburgo aveva bellissimi tavoli di quercia e i suoi impiegati lavoravano su macchine da scrivere svizzere: tutto per impressionare i potenziali nuovi soci. Nel 1912, Korovko accumulò diversi milioni di rubli grazie a diverse partnership, quando uno stipendio mensile medio era di soli 30-40 rubli!

La Prospettiva Nevskij di San Pietroburgo dove Korovko aveva il suo ufficio

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Nel 1912, fu arrestato, dopo che uno degli azionisti si recò sul presunto sito delle miniere di sale e non vi trovò nulla. Tuttavia, il conto bancario personale di Korovko non conteneva denaro. O i soldi li aveva spesi o li aveva nascosti da qualche parte. In tribunale, Korovko incolpò i suoi soci per l’aver interrotto l’attività, sostenendo che si stava ancora preparando a costruire le miniere e i mulini per i quali gli avevano dato i soldi. Nel frattempo, essendo azionisti, avevano il rischio d’impresa, quindi Korovko non fu condannato, ma trascorse “solo” 2 anni in prigione durante il processo.

Dopo la Rivoluzione, Konstantin Korovko fuggì dalla Russia in Romania, e in seguito scomparve nel nulla. Correva voce che in seguito fosse riemerso in Argentina, dove sarebbe entrato nel business della carne.

2 / Un mostro pieno di rimorsi

Vitold Gorskij, 1869

Vitold Gorskij sterminò un’intera famiglia perché aveva bisogno di soldi, ma poi non li prese. Uno degli omicidi più mostruosi della Russia zarista fu commesso da uno studente di ginnasio di 18 anni il 1° marzo 1868 a Tambov.

Gorskij stava facendo ripetizioni al figlio di 11 anni di Ivan Zhemarin, un ricco mercante di Tambov. Apparentemente colpito dalla ricchezza della famiglia, rubò un revolver a un suo conoscente e ordinò una pesante asta di ferro da un fabbro. Quando Ivan Zhemarin e sua moglie erano lontani da casa, Gorskij massacrò il suo allievo, sparò alla madre di Zhemarin, a una custode del cortile e a una domestica della cucina. Quando la moglie di Zhemarin tornò improvvisamente a casa con il figlio di 4 anni e una cameriera, Gorskij uccise anche loro e lasciò l’edificio, senza prendere né soldi né gioielli costosi.

Il palazzo del Tesoro a Tambov, la casa ricostruita di Zhemarin dove avvenne l'omicidio

Fu presto arrestato come il sospetto più ovvio. In tribunale, Gorskij disse di non aver rubato nulla dalla casa, anche se confessò gli omicidi. Dopo essere stato condannato a morte, Gorskij presentò appello affermando che, sebbene avesse commesso l’omicidio a scopo di rapina, poi non aveva preso nulla delle proprietà degli Zhemarin “sotto l’influenza di un senso di rimorso e rammarico per le vittime del crimine”. Gorskij citò anche “l’estrema povertà della sua famiglia” come motivo dell’omicidio di massa. La sua richiesta venne respinta. Ma l’imperatore Alessandro II commutò la sua condanna a morte in una ai lavori forzati a vita.

Questa raccapricciante storia risuonava molto forte nella società russa dell’epoca, ed è citata più volte dai personaggi de “L’idiota” di Fjodor Dostoevskij.

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3 / I sepolti vivi per fanatismo religioso

Un cimitero di vecchi credenti sulle rive del Mar Bianco, 1917

Molte persone in Russia erano ostili al censimento imperiale del 1897, specialmente i contadini meno istruiti (prima della Rivoluzione bolscevica il tasso di analfabetismo era altissimo). Giravano voci incontrollate che il censimento fosse eseguito per ricollocare i contadini in altre terre o per far loro pagare più tasse. I Vecchi Credenti, poi, detestavano il censimento come un “affare dell’Anticristo”. In particolare a loro non piaceva il fatto che venisse assegnato un numero a ogni persona contata dal censimento. Alcuni dei Vecchi Credenti più fanatici decisero che era ora di lasciare questo mondo.

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Il 23 dicembre 1896, nella regione di Tiraspol (attualmente capitale della Transnistria, uno Stato separatista sul territorio della Moldova), nove vecchi credenti cantarono per sé stessi un rito di sepoltura, furono deposti in una tomba e aspettarono che il vecchio credente Fjodor Kovalev coprisse la tomba con i mattoni. La moglie di Kovalev, Anna, e due figlie piccole erano tra le persone sepolte. Tutto questo venne fatto su richiesta dei sepolti vivi. Quattro giorni dopo, Kovalev seppellì altre sei persone, nel febbraio 1897 altre quattro, inclusa sua sorella, e infine il 28 febbraio 1897, sei persone, inclusi sua madre e suo fratello.

Vecchi credenti

Kovalev fu arrestato e incarcerato nell’aprile 1897, ma i dettagli del suo crimine non furono resi pubblici: le autorità non volevano attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla terribile ignoranza in cui vivevano i Vecchi Credenti. Nel 1898, l’imperatore Nicola II spedì Fjodor Kovalev in un convento ortodosso russo a Suzdal, dove visse sotto stretta osservazione. Nel 1905 fu liberato. Si risposò ed ebbe tre figli.


Vanka “Caino”, il boss criminale più ricercato della Russia imperiale 

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