I cinque oggetti alla moda più desiderati dalle donne dell’Urss

Kovgan L.; Roman Denisov/TASS; Russia Beyond
Quando una donna sovietica diceva “oggi non ho niente da mettermi” la sua lamentela era da interpretare in modo letterale. Fare shopping era un’attività stressante, tra scarsità di scelta e file lunghissime. Eppure, lottando con le unghie e con i denti, sapevano rimediare collant, il profumo giusto, stivali attillati e una giacca o un trench di tendenza

1 / Il profumo “Climat”

Le donne sovietiche non si vestivano per farsi notare. Ma volevano solo sentirsi diverse, in un mondo in cui gli abiti erano spesso troppo simili. Un modo per farlo era spruzzarsi del profumo. In epoca sovietica, gli odori avevano spesso un potere più forte delle apparenze, specialmente se si aveva la possibilità di avere del “Climat”.

Il profumo Climat Lancôme

Sebbene questo profumo di Lancôme fosse in vendita in Francia dal 1967, le sue vendite in Unione Sovietica iniziarono solo alla fine degli anni Settanta. Una bottiglietta piccola costava ufficialmente 45 rubli, ma era impossibile da trovare.

Le note di questo profumo avevano qualcosa che lo rendeva estremamente desiderabile, tra bergamotto, narciso, gelsomino e rosa.

Possedere questo profumo francese di classe era una questione di vero prestigio. Le donne usavano tutte le conoscenze che avevano per impossessarsi della fragranza.

“Mia suocera era una eminente dottoressa. I pazienti riconoscenti per la guarigione le regalavano boccette di questo profumo di lusso. Si vantava di averne così tante che avrebbe potuto riempire la vasca da bagno di Climat”, ricorda Elena, 67 anni.

2 / Giacca di pelle di pecora afgana

I cappotti ricamati in pelle di pecora in stile afgano ebbero la loro ribalta mondiale a partire dal Regno Unito, nel 1966, con la cultura asiatica che divenne un fenomeno di moda.

John Lennon con una giacca in stile afgano

Comodi e caldi, i cappotti realizzati con pelli di pecora conciate ebbero poi successo tra le appassionate di moda di tutto il mondo, soprattutto dopo che i Beatles furono visti indossare l’indumento. John Lennon indossava un cappotto afghano sul set del film musicale “The Magical Mystery Tour”.

Ci sono voluti anni perché la moda sovietica raggiungesse le tendenze del resto del mondo. Solo verso la metà degli anni Settanta, sia le signore che gli uomini sovietici furono pronti a mettersi in coda per ore per comprarsi un cappotto di pelle di pecora in stile hippy. Di regola, le donne optavano per pelli di pecora colorate ricamate con motivi delineati in seta.

I cappotti alla moda non erano economici e potevano costare fino a 800 rubli, circa sette stipendi mensili medi!

“Ho ricevuto la mia giacca di pelle di pecora afgana vintage da mia madre. Ricordo che mi ha detto quanto fosse stato difficile averne una”, ricorda Katja, 33 anni. “Mia madre lavorava come traduttrice di francese e aveva alcuni contatti utili. Un conoscente le disse che qualcuno stava vendendo un cappotto di pelle di pecora prodotto in Mongolia. Dal momento in cui mia madre lo indossò per provarselo, non riuscì più a toglierselo, le stava come una seconda pelle”.

3 / Collant in nylon

Fino all’inizio degli anni Sessanta, le donne sovietiche avevano accesso solo alle calze. I collant, per qualche oscuro motivo, erano introvabili nei negozi dell’Urss.

Le calze erano disponibili solo in due varietà. Quelle di lana calde, e quelle di cotone, relativamente comode. Entrambe erano note per cadere continuamente e impilarsi come una fisarmonica in fondo alle gambe.

Poi, le calze con la riga dietro (inizialmente era la cucitura) divennero l’ultima moda. Il problema era che era difficile se non impossibile trovarle nei negozi. Ma non preoccupatevi: le donne erano in grado di taroccarle, disegnando la “cucitura” proprio sulle gambe con una matita per eyeliner.

Fabbrica di collant sovietica

I collant in nylon di fabbricazione sovietica divennero disponibili solo negli anni Settanta. Erano prodotti nella Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa, nella Fabbrica di calze di Brest e, naturalmente, esistevano solo in un colore di base: il beige. Nel frattempo, nel resto del mondo, i collant bianchi e neri stavano entrando in voga. Cosa potevano fare le povere donne sovietiche? Come stare al passo con il ritmo rapido con cui emergevano le tendenze nella moda internazionale? Ebbene, bisognava essere piuttosto inventivi per non restare indietro. Le donne sovietiche erano disposte a tutto pur di essere eleganti. E non avevano scelta: erano costrette a sbiancare i collant beige in varechina, o a colorarli con inchiostro da disegno.

“Lo shopping era una vera avventura in Unione Sovietica. Sembrava più una caccia”, ricorda Raisa, 75 anni. “Acquistare un paio di calze e un reggiseno che stessero bene assieme era una vera sfida. Dovevamo fare una caccia al tesoro per ciò che era disponibile in vendita quel giorno particolare”.

4 / Stivali attillati alti fino al ginocchio

Le donne sovietiche negli anni Settanta realizzarono di avere assoluto bisogno di stivali attillati neri alti fino al ginocchio.

Inutile dire che file si formavano fuori dai negozi quando questo modello arrivava. Bisognava avere una soffiata da un amico o un conoscente che ti dicesse tempestivamente dove erano apparse sugli scaffali queste calzature alla moda. Ma in coda bisognava starci ore per aggiudicarseli. La bellezza richiedeva grandi sforzi, in Unione Sovietica.

Gente in coda per comprare stivali invernali sul viale Kutuzovskij, Mosca, 1988

“Ero in pausa pranzo quando ho visto una lunga fila vicino al negozio ‘Leipzig’ in Corso Lenin a Mosca”, ricorda Inna, 63 anni. “Ho scoperto che le persone si stavano accalcando per stivali di pelle arancione jugoslavi. Ho esitato un momento, ma ho deciso di fare un tentativo. Come si faceva allora, mi sono scritta il mio posto nella fila sul palmo della mano e sono tornata al lavoro. Due ore dopo, sono tornata al momento giusto per comprare il mio paio di stivali attillati. Mi sono durati cinque stagioni”.

5 / Trench

Il trench è stato un appuntamento fisso sulla scena della moda sin dai primi anni Sessanta. Veniva indossato da Marlene Dietrich in “Scandalo internazionale”, da Brigitte Bardot ne “Il riposo del guerriero” e da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”, solo per citare alcuni trench famosi. Anche le donne sovietiche si innamorarono subito di questo capo di abbigliamento.

Modelle sovietiche, 1982

Il sogno era di acquistare qualcosa di durevole e abbastanza pratico da resistere alla prova del tempo. I trench di fabbricazione sovietica, comunemente noti come plashch-Bolonja (il know-how per la produzione del tessuto sintetico “Bologna” era arrivato dall’Italia nel 1962) erano semplici, mentre gli indumenti realizzati nei paesi del blocco orientale come la Cecoslovacchia e la Jugoslavia erano di qualità eccellente, ed erano realizzati in cotone e poliestere e disponibili in una varietà di colori diversi dal verde. Quelli erano di gran moda negli anni Ottanta.

Marlene Dietrich in “Scandalo internazionale”

“Mi sono comprata un trench allo Tsum di Mosca nel 1970. È costato ben 95 rubli, è stato persino imbarazzante dirlo a mia sorella. Era una somma impossibile, tutto il mio stipendio! Ma ne è valsa davvero la pena. Prodotto in Francia, era la summa di grazia e stile. A proposito, ho ancora quel trench ed è ancora très chic!”, si vanta Elena.


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