Negli anni Trenta, ben pochi avrebbero pensato di poter “colpire” l’onnipotente Stalin e sfuggire al castigo. Ma negli anni Venti la situazione era ben diversa.
Il 7 novembre 1927 l’URSS si preparava a festeggiare una data importante: il decimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Per l’occasione venne organizzata una grande parata militare in Piazza Rossa.
I leader del paese avrebbero seguito la sfilata dall’alto del mausoleo di Lenin. E per evitare il rischio di attentati, gli ufficiali di sicurezza dell'OGPU (Direttorato politico dello Stato, la polizia segreta sovietica fino al 1934), responsabili della sicurezza dei leader sovietici, furono affiancati anche da un gruppo di cadetti dell’Accademia Militare “Frunze”. Fra loro vi era Yakov Okhotnikov, il futuro “aggressore” di Stalin.
Lev Trotskij
МАММ/MDF/russiainphoto.ruAll’epoca Okhotnikov aveva 30 anni, aveva ricoperto un ruolo di comando sia nella Rivoluzione, sia nella guerra civile russa.
Ma la sua carriera nel dopoguerra non fu così brillante. Convinto trotskista, si rifiutò di cambiare il proprio punto di vista anche quando il suo idolo cadde in disgrazia agli occhi di Stalin, nella metà degli anni Venti. Okhotnikov fu addirittura sanzionato dal Partito con l’accusa di propaganda del trotskismo.
Ciò non impedì che il capo dell’Accademia militare “Frunze”, Roberts Eidemanis, lo mandasse a sorvegliare Stalin.
Gli fu ordinato di vigilare la direzione del Partito sulla piattaforma del mausoleo. Di guardia ci sarebbero stati anche altri due cadetti, Vladimir Petenko e Arkadij Gellerem, che arrivarono però tardi.
Correndo verso il mausoleo, incrociarono un ufficiale della OGPU, che bloccò loro la strada. Lo fecero da parte a spintoni, riuscendo finalmente a salire sulla piattaforma, dove nel frattempo si erano già riuniti i leader sovietici.
Genrikh Yagoda, Aleksandr Egorov, Kliment Voroshilov, Mikhail Tukhachevsky, Yan Gamarnik
Russian State Film and Photo Archive in KrasnogorskIl gruppo di sicurezza, coi nervi a fior di pelle per contrastare qualsiasi possibile attentato, cercò di fermare i cadetti con la forza, causando una grossa rissa. Per via del chiasso della parata, i leader del Cremlino non si accorsero nemmeno del tafferuglio che stava avvenendo a pochi metri da loro.
Okhotnikov uscì velocemente dalla zuffa e, con il volto ancora infiammato dall’ira, si avvicinò all’ignaro Stalin e lo colpì sulla testa, dicendogli: “Siamo venuti per proteggerti. Che succede?”.
Okhotnikov si stava forse vendicando incoscientemente di Trotskij? Non si sa. Sta di fatto che, quando il cadetto fu sul punto di sferrare un secondo colpo sulla testa del leader, la guardia Ivan Yusis se ne accorse, e lo ferì con un coltello, visto che l’utilizzo di armi da fuoco sopra il mausoleo era strettamente vietato.
La zuffa fu interrotta da Semyon Budionni, Kliment Voroshilov e da altri leader militari nelle vicinanze. Le conseguenze per Okhotnikov sarebbero state gravissime, se non fosse stato che in quegli anni l’ira di Stalin non era ancora arrivata all’apice.
I cadetti ottennero il sostegno di Roberts Eidemanis, del comandante militare Iona Yakir e del Maggiore dell’Armata Rossa Mikhail Tukhachevskij. Stalin fu costretto a fare un passo indietro: in quel momento la sua posizione non era abbastanza sicura da potersi permettere un conflitto aperto con il comando militare.
Okhotnikov quindi non dovette sottomettersi a nessuna azione disciplinare. Dopo essersi diplomato all’Accademia militare, diresse l’Istituto statale di Design per gli impianti aerei GiproAviaProm.
Stalin
Getty ImagesNel 1932 fu accusato di attività controrivoluzionaria nel cosiddetto “caso Smirnov” e venne espulso dal Partito. Ma nemmeno allora fu condannato a morte. Esiliato a Magadan, nell’Estremo oriente russo, diresse un deposito locale di automobili.
Più tardi Okhotnikov finì per essere una delle prime vittime delle purghe staliniane. Fu arrestato nell’agosto del 1936 a Magadan, trasferito a Mosca e condannato a morte l’8 marzo 1937 per aver “organizzato un tentativo di assassinio contro Stalin e Voroshilov”. Il 12 giugno anche i suoi “protettori” - Eidemanis, Yakir e Tukhachevskij - furono uccisi con l’accusa di spionaggio e tradimento.
Non si sa se Yakov Okhotnikov sia stato ucciso per volontà personale di Stalin.
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