La campionessa sovietica di pattinaggio di velocità Lidia Skoblikova (Foto: Ria Novosti)
Si parte da uno sguardo al passato recente. Alle Olimpiadi 2010 di Vancouver, la squadra russa conquistò l’undicesimo posto nel medagliere olimpico, vincendo in tutto tre medaglie d'oro. Molto presto gli atleti russi avranno la possibilità di riscattare la magra figura fatta in Canada. Stando alle parole del Ministro dello Sport Vitaly Mutko, a Sochi, la nazionale russa potrà vincere dalle sette alle nove medaglie d’oro, andando a occupare il terzo posto nella classifica generale.
Il fulmine degli Urali che conquistò Innsbruck
Per gli atleti dell’epoca sovietica le affermazioni del Ministro Mutko risultano un po’ troppo caute. Per chi, infatti, gareggiò come membro della nazionale olimpica ai tempi dell’Urss non esisteva nessun altro posto al difuori del primo. Fu con questo spirito, ad esempio, che la leggendaria campionessa sovietica di pattinaggio di velocità Lidia Skoblikova conquistò, nel corso della sua carriera, il doppio delle medaglie d'oro olimpiche vinte dall’intera nazionale russa nel 2010. Lidia è nata in una normale famiglia sovietica nella piccola cittadina di Zlatoust, negli Urali. Per poter andare al cinema i fine settimana risparmiava i soldi del tram e andava a scuola a piedi, percorrendo ogni volta circa 12 km. Le difficili condizioni di vista temprarono la futura campionessa di pattinaggio: agli allenamenti era in grado di sopportare qualsiasi carico fisico. Secondo la campionessa stessa, il suo allenamento quotidiano consisteva in 40 minuti di riscaldamento e corsa più 12 scatti di 500 metri. Alla luce di tutti questi grandi sforzi, i risultati non tardarono ad arrivare. A soli vent’anni la Skoblikova entrò nella nazionale sovietica e a ventuno, nel 1960, venne mandata alle Olimpiadi.
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A Squaw Valley (Stati Uniti) l'inno sovietico riecheggiò due volte in onore della giovane atleta originaria degli Urali, trionfatrice sulla pista di ghiaccio nei 1.500 e 3.000 metri. A quel tempo nessuno poteva sapere che quello era solo il preludio della “sinfonia” olimpica di vittorie che la Skoblikova avrebbe scritto di lì a quattro anni. La stampa di tutto il mondo ribattezzò i Giochi di Innsbruck come le “Olimpiadi della Skoblikova”. Il “fulmine degli Urali”, riuscì a compiere ciò che nessuno, prima di lei, aveva compiuto. La ventiquattrenne scese quattro volte in pista vincendo per ognuna una medaglia d'oro. Altri assi del pattinaggio, come lo svedese Clas Thunberg, i norvegesi Ivar Ballangrud e Hjalmar Andersen, e l’“olandese voltante” Ard Shenk, sono riusciti a vincere al massimo tre medaglie in una stessa edizione dei Giochi, ma il record della Skoblikova è rimasto imbattuto. “Faccio un grosso in bocca al lupo agli atleti che gareggeranno a Sochi. Purtroppo, non credo che saremo in grado di migliorare di molto il risultato di Vancouver”, confessa oggi la Skoblikova. “Il Paese sta vivendo una crisi demografica; in più i bambini adesso hanno altri interessi”.
Lyubov Egorova: dallo sci alla politica
La Skoblikova condivide il record di medaglie d'oro olimpiche vinte con un’altra eccezionale atleta russa: la sciatrice Lyubov Egorova. Il primo grande successo sportivo per la Egorova arrivò ai Campionati del Mondo di Cavalese nel 1991, dove la sciatrice diventò campionessa del mondo nella staffetta, per poi totalizzare il miglior tempo nella gara sulla distanza di 30 km. Un anno dopo, la Egorova partecipò alle Olimpiadi di Francia. Ad Albertville l’atleta russa vinse l'oro nella 5 km e nella 15 km. Nella 5 km sprint, solo otto secondi separavano le quattro sciatrici in gara, ma dopo una dura battaglia la Egorova riuscì a tagliare il traguardo per prima. Nella staffetta, le ragazze russe batterono le norvegesi per 20 secondi e fu così che l’atleta nativa di Tomsk si portò a casa tre medaglie d’oro.
Ai Giochi del 1994, nella località norvegese di Lillehammer, la Egorova dimostrò ancora una volta le sue insuperabili capacità, vincendo la 5 km, la 10 km e la staffetta 4x5 km. Quando, finiti gli studi, la sportiva si trasferì a San Pietroburgo, fu accolta con tutti gli onori. Il sindaco le consegnò le chiavi di un nuovo appartamento, e, mediante un decreto presidenziale, la Egorova fu insignita del titolo di “Eroe della Russia”. Solo lei può sapere che cosa la spinse a ricorrere al doping nel 1997, quando ai Campionati del Mondo di Trondheim, durante il test anti-doping, nel suo sangue vennero rinvenute tracce di un farmaco vietato. Come risultato, la Egorova ricevette una squalifica di due anni che pose fine alla sua carriera di sciatrice.
La Egorova non ha, tuttavia, lasciato lo sport. Da marzo 2007 è deputata presso l'Assemblea legislativa di San Pietroburgo che sovrintende l’attività sportiva nella capitale del Nord. "Ho un buon presentimento per quanto riguarda la performance dei nostri atleti a Sochi. In Russia abbiamo una nuova generazione di atleti di talento. Anche il fatto di giocare in casa dovrebbe aiutare: i giudici di gara, di solito, sono più benevoli nei confronti dei padroni di casa. Bisogna comunque ammettere che siamo in ritardo rispetto a Canada, Stati Uniti e Germania, ma possiamo competere ad armi pari con i Paesi asiatici e scandinavi”.
Alexander Tikhonov: il campione con un difetto cardiaco
L'atleta russo più premiato nell’ambito degli sport invernali è il biatleta Alexander Tikhonov. Prima di diventare un grande campione, la vita gli riservò diverse dure prove. Nato con una malattia cardiaca congenita, all’età di cinque anni cadde in una caldaia piena d’acqua bollente e trascorse un anno intero in ospedale con gravi ustioni. Tikhonov iniziò a dedicarsi allo sci solo negli ultimi anni di scuola: dopo aver ricevuto il diploma, tuttavia, egli decise di non iscriversi all’istituto di educazione fisica preferendo imparare la professione di muratore. Gareggiando per la scuola, Alexander raggiunse risultati eccellenti che richiamarono l'attenzione della squadra di sci della regione e successivamente della nazionale sovietica. Ciononostante, Tikhonov non riuscì a entrarvi. Un infortunio alla gamba non gli permise di partecipare alla Coppa del Mondo. L’atleta venne così mandato a curarsi in Estonia, dove in quegli anni si allenava la squadra sovietica di biathlon.
Fu proprio questo viaggio a determinare il destino del grande campione. Tikhonov, originario della regione di Chelyabinsk, prese in mano il fucile e non se ne separò più per 14 anni. Nell’arco di tutti questi anni Tikhonov ha riscritto tutti i record relativi a questo sport. Quattro volte campione olimpico, medaglia d'argento ai Giochi Olimpici invernali di Grenoble nel 1968, undici volte campione del mondo e quindici volte campione dell'Urss. Tikhonov ha capeggiato l’Unione russa dei biatleti e dal 2002 al 2009 l’Unione internazionale dei biatleti. "Non sono solito fare pronostici, dal momento che raramente mi sbaglio. Per il momento ho un brutto presentimento per quanto riguarda la classifica nel medagliere olimpico”, ha dichiarato Tikhonov a un corrispondente di Russia Oggi.
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