L'ex slittinista italiano Walter Plaikner (Foto: Ria Novosti)
Dopo la clamorosa sconfitta alla Coppa del Mondo del 2012, la nazionale russa di slittino si è messa a cercare un nuovo allenatore. Su iniziativa del Ministro dello Sport Vitali Mutko, l’incarico è stato affidato al celebre ex slittinista italiano Walter Plaikner. Medaglia d’oro olimpica nel doppio, due volte campione europeo nonché campione del mondo, Plaikner è riuscito a raggiungere risultati ancor più pregevoli nelle vesti di allenatore. Al termine della propria carriera, l’ex slittinista, che porta lo stesso nome di una nota marca di armi da fuoco, ha allenato l’atleta di fama mondiale Armin Zoeggeler. Sotto la guida di Plaikner, l’ufficiale di polizia italiano ha conquistato cinque medaglie olimpiche, di cui due d'oro.
Il destino vuole che insegnante e allievo si incontrino di nuovo alle Olimpiadi di Sochi, questa volta però in squadre avversarie. Zoeggeler, infatti, è stato scelto quale tedoforo della nazionale italiana. In un'intervista a Russia Oggi, Plaikner ha condiviso le sue impressioni sul nuovo Paese, il suo incarico e le opportunità di vittoria di Albert Demchenko, punta di diamante della nazionale russa di slittino.
Come si stanno preparando gli atleti alle Olimpiadi?
Per preparare gli atleti sfruttiamo regolarmente le gare nelle varie tappe della Coppa del mondo. Sì, è possibile che ciò ci impedisca di concentrarci sulle sessioni di allenamento ma, in parte, è quello che vorremmo. Gli atleti, in questo modo, possono confrontarsi costantemente con la pratica agonistica. Ciò è molto importante in vista dei Giochi di Sochi. Inoltre mi aiuta a vagliare quali persone non sono chiaramente pronte per affrontare le Olimpiadi.
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Perché una delle principali stelle russe dello slittino, l’atleta Viktor Kneyb, è rimasto fuori dalla formazione finale che andrà a Sochi?
Durante la tappa della Coppa del mondo nella città tedesca di Koenigssee abbiamo dato a Evgeny Voskresensky e Viktor Kneyb un obiettivo: chi dei due avesse mostrato il risultato migliore, avrebbe continuato a gareggiare nella Coppa del mondo e a prepararsi per le Olimpiadi. Il processo di selezione si basa su regole ben precise che Kneyb non ha soddisfatto. Nella mia squadra entrano solo i migliori. Non do importanza ai grandi nomi.
Che cosa l’ha spinto a imbarcarsi in questa nuova sfida e a venire in Russia?
Lavorando in Italia, mi sono scontrato con alcune difficoltà. Non vorrei entrare nei dettagli, semplicemente volevo cambiare aria. Sono stato contattato dai rappresentanti della nazionale russa e ho accettato. La squadra mi attirava perché aveva davanti a sé obiettivi concreti, tra cui appunto le imminenti Olimpiadi di Sochi. Mi sono assunto una grande responsabilità, lo ammetto. Di solito gli allenatori entrano in squadra all'inizio del ciclo preolimpico, ma a me piacciono le sfide.
C’era qualcosa che temeva, prima di iniziare a lavorare con la squadra russa?
In primis, la barriera linguistica. All'inizio, comunicavo con gli atleti mediante un interprete e ciò mi creava un certo disagio. La psicologia è molto importante nel nostro sport, e, quando trasmetti i tuoi pensieri attraverso un'altra persona, la loro importanza in parte si perde. Sto poco a poco migliorando la mia conoscenza del russo. Adesso sono già in grado di comunicare con gli atleti in un misto di russo e inglese.
Qual è la parola più difficile che ha imparato in russo?
Sono molte: rastyazhka (stretching), dykhanie (respirazione), agressivnost (aggressività)...
Si ricorda il suo primo viaggio in Russia? Quali sono state le sue prime impressioni?
Non ricordo l'anno esatto: mi sembra fosse il 1970 o il 1971. Arrivammo nella città di Cēsis, vicino Riga. Là c’era una pista fantastica dove si stava svolgendo la tappa di una competizione internazionale. La città era piccola e non siamo quasi mai usciti dall’hotel. Negli anni Ottanta ho fatto una breve visita a San Pietroburgo e a Mosca. Tuttavia, sono riuscito a conoscere meglio la Russia solo nell’aprile del 2013. Ero venuto per decidere i dettagli del contratto e ne ho approfittato per fare un giro per Mosca. Siete fortunati ad avere una capitale così. È una città stupenda, con un’architettura bellissima, panorami magnifici, musei...
Ci parli della sua prima lezione di slittino…
Avevo 11 anni. Sono nato in Trentino, al confine tra Austria e Italia, e ho trascorso tutta la mia infanzia sulle Alpi. Praticavo lo sci, ma quando vidi la pista di bob volli provarla. Così andai agli allenamenti. Il mio obiettivo era sedermi subito su uno slittino ma gli allenatori me lo impedirono. Per circa un mese studiai la teoria e feci corsa campestre. Fu solo allora che mi permisero di montare su uno slittino.
Dopodiché è diventato un grande allenatore. Ci racconti come è riuscito ad allenare Armin Zoeggeler?
Armin è uno slittinista straordinario. È un atleta di grande talento, ma il talento è solo un 10% del successo, il restante 90% è lavoro e disciplina. Ebbene, Zoeggeler possiede tutte e tre queste qualità. In tutti gli anni che abbiamo lavorato assieme, non è mai arrivato tardi a un allenamento.
Zoeggeler ha 40 anni, mentre il leader della squadra russa, Albert Demchenko, 42. È in buona forma? È pronto a vincere alle Olimpiadi?
Conosco Albert da molto tempo. Già quando lavoravo come allenatore per la nazionale giapponese, preparai per lui una slitta. So che ha vinto una medaglia d'argento alle Olimpiadi di Vancouver e diverse altre importanti competizioni. Analizziamo costantemente gli errori di Demchenko. Mi auguro che arrivi a Sochi in forma smagliante e dimostri appieno il suo talento.
Zoeggeler è il principale avversario di Demchenko?
È solo uno dei tanti. A Sochi la competizione sarà altissima.
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