Arianna Fontana alle Olimpiadi di Torino (Fonte: Ufficio Stampa)
L’ex bambina prodigio dello Short Track è ora una campionessa alla terza Olimpiade. In cerca del gradino più alto del podio. Arianna Fontana, assieme a Carolina Kostner, è la stella femminile della Nazionale azzurra per i Giochi di Sochi 2014. A poco più di due mesi dal via della competizione, le sue sensazioni: confidenze sul passato, brani di vita di una ragazza semplice che ha centrato la sua prima medaglia olimpica a 15 anni.
Arianna Fontana, oro nei 1000 metri a Kolomna nell’ultima tappa di Coppa del Mondo. La Russia porta bene. Qual è la prima immagine che viene in mente su Sochi?
Quando penso alle Olimpiadi ci sono talmente tante immagini che scorrono nella mia mente che il mio cuore comincia a battere all'impazzata. Spero che avvenga lo stesso quando sarò in Russia.
Lei è la più giovane medagliata italiana ai Giochi (bronzo nella staffetta femminile dei 3000 metri a Torino), è salita sul podio anche a Vancouver 2010. Qual è l’obiettivo a Sochi?
Centrare la finale in ognuna delle distanze nelle quali gareggerò, staffetta compresa. Se riuscirò a farlo, allora mi giocherò una medaglia sfidando tutte le atlete più forti. Rispettando tutti, temendo nessuno.
Ha detto in passato che a Voncouver nei 500 metri si era quasi ”accontentata” del bronzo. In Russia punta tutto sul bersaglio grosso?
Messa così sembra che non ci abbia provato fino in fondo ma non è vero. A Vancouver volevo una medaglia a ogni costo, acquisivo convinzione un turno dopo l’altro e mi sono trovata in finale al massimo della concentrazione. Sapevo e so che una medaglia nello Short Track può materializzarsi o scomparire in una frazione di secondo. Quella volta l’ho vista davanti a me, prima medaglia individuale azzurra nella disciplina, non ho voluto perderla. In Russia sarà diverso. Ho raggiunto una maturità tale da potermi permettere di puntare al successo anche correndo rischi.
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Lo speciale su Sochi 2014 |
Il suo blog Road to Sochi - su www.cerchidigloria.com - è molto seguito in Rete. Da dove è partita l’idea?
Dalla mancanza di informazioni a disposizione degli appassionati dello Short Track. E perché il percorso che porta un’atleta alle Olimpiadi riesce, se ben raccontato, a creare una forte empatia con i suoi fan. Nel blog scrivo dei miei risultati sportivi, ma anche delle mie emozioni e della quotidianità che sto vivendo nel percorso verso le Olimpiadi.
Sua mamma l’ha descritta come una ragazza che, nonostante l’impegno professionale, ha vissuto un’adolescenza normale, tra amori, gioie, delusioni..
Crescere a Polaggia di Berbenno (Valtellina, Lombardia, ndr) ha il piccolo vantaggio di farti rimanere con i piedi per terra. Di conoscere un certo tipo di persone e di riuscire a far tuoi valori come umiltà e rispetto reciproco. Alle volte i ragazzi delle grandi città affrontano realtà più dispersive e si smarriscono. La mia famiglia mi è stata sempre vicino anche quando lo sport è diventato il mio lavoro e ho dovuto per forza di cose abituarmi a vivere in maniera autonoma.
Lo Short Track non è mediatico quanto lo sci alpino. La sua popolarità è alta anche perché non ha peli sulla lingua, come quando criticava squadra e tecnico ai Giochi canadesi?
Non credo sia per questa ragione. E’vero, per certe cose mi piace essere diretta, specie quando si tratta di scelte che condizionano la mia prestazione. E sono una ragazza che quando fa una cosa, la vuole fare bene. Forse la mia popolarità dalla vittoria della mia prima medaglia olimpica a 15 anni. E adesso che ne ho 24 sono alla terza Olimpiade, sono ritenuta un po’ come una veterana di questo sport.
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