Spalletti: "Ricambio sul campo l'amore dei tifosi"

Il tecnico italiano dello Zenit San Pietroburgo Luciano Spalletti (Foto: Reuters/Vostock Photo)

Il tecnico italiano dello Zenit San Pietroburgo Luciano Spalletti (Foto: Reuters/Vostock Photo)

Il mister italiano è uno dei pochi allenatori europei ad aver messo salde radici in terra russa: nell’intervista a "Russkij Reporter" parla di come sia riuscito ad ambientarsi e dei prossimi obiettivi con lo Zenit

Incontriamo Luciano Spalletti una sera, dopo una dura giornata di allenamenti, alla vigilia della Champions League, e un’abbondante cena. Nonostante tutto, l’allenatore italiano sembra non accusare segni di stanchezza: più parla, più il suo discorso diventa accalorato, il tono della voce espressivo e i gesti animati.

“Ogni anno, negli ultimi quattro anni, abbiamo preso parte alla Champions League. A volte i risultati sono stati buoni, altre no. Ma il fatto stesso di partecipare alla più grande competizione calcistica europea è un grande traguardo. Lavoro allo Zenit al fine di migliorare i risultati della squadra, e non la qualità della mia vita. Tutti sappiamo, naturalmente, che qualsiasi allenatore di alto livello ha grandi privilegi, ma il mio obiettivo non è quello di fare soldi”.

A fine novembre 2010, le pagine sportive dei giornali erano piene di foto che ritraevano Spalletti mentre correva a torso nudo sul campo innevato del Petrovsky in segno di saluto per i tifosi. È così che Spalletti festeggiò il suo primo campionato con la squadra pietroburghese ed espresse la sua gratitudine a tutte quelle persone che riempiono ogni volta gli spalti dello stadio per dimostrare il loro sostegno allo Zenit.

“Ciò che mi ha di più sorpreso quando sono arrivato in Russia è il numero di tifosi che seguono la squadra nelle trasferte, nonostante le grandi distanze. A mio avviso, si tratta di un’autentica dimostrazione di amore e devozione per la squadra. Ci sono città in cui i tifosi non si limitano solo a sventolare le loro sciarpe e bandiere sugli spalti dello stadio, ma che soffrono con tutto il cuore per la loro squadra. Lo Zenit ha dei tifosi autentici, che amano davvero la propria squadra. Di norma, tutte le maggiori città hanno un minimo di due squadre di calcio, se non di più. Mosca, ad esempio, ne ha in tutto cinque, Roma due e Milano due. È molto raro trovare città grandi che abbiano solo un team calcistico. Di conseguenza, la responsabilità è maggiore”.

“Papà, oggi lo Zenit vincerà, vero?”, esclama eccitata una bambina con indosso la maglietta ufficiale del club pietroburghese. Sul petto ha impresso lo stemma bianco e blu della squadra, mentre sulla schiena la scritta “Nastya”. Il padre indossa la stessa maglia, ma al posto del proprio nome, sfoggia quello di Spalletti. La maggior parte dei tifosi dello Zenit San Pietroburgo ama davvero il proprio allenatore. E il tecnico italiano ricambia questo sentimento.

Il coro dei tifosi dello Zenit indirizzato a Luciano Spalletti (Fonte: YouTube)

“Alla fine, sono l’allenatore e i calciatori a dover rappresentare i tifosi sul campo, perché loro non possono abbandonare gli spalti e venire a giocare. Sento di avere una responsabilità davvero enorme e so che ci sono alcuni tifosi che dipendono completamente dalle sorti della loro squadra. Per molti, lo Zenit costituisce una parte importante della loro esistenza. Per questo vivo le sconfitte in una maniera molto sentita. E chi ne risente di più in tutto ciò è mia moglie. Quindi, che non vi salti in testa di sposare un allenatore o un calciatore! Quando torno a casa, dopo una sconfitta, il più delle volte mi trovo in uno stato tale che non ho voglia di giocare, chiacchierare e scherzare con i miei figli e non mi va di andare da nessuna parte. L’unica cosa che voglio, in quei momenti, è che il tempo passi in fretta e arrivi la prossima partita per poter migliorare. In quei momenti, mi verrebbe da prendere l’orologio e con le dita far girare le lancette in modo che arrivi subito la settimana successiva”.

“In Russia, come in Italia, ci sono cose che non mi piacciono per nulla. Sono contro la violenza negli stadi. Il calcio è uno spettacolo, da cui si può e si deve ricavare piacere, è una festa. Mi piacerebbe davvero vedere più donne e bambini negli stadi, più emozioni positive. Ma in Italia così come in Russia è raro vedere famiglie sugli spalti. In ogni caso, ritengo che sia in Russia che in Italia tutti dovrebbero andare allo stadio con la propria famiglia. Io porto sempre la mia. Bisogna comportarsi in maniera corretta e cercare di godersi lo spettacolo, senza prestare attenzione a ciò che accade attorno”.

La marcia dello Zenit in campionato e in Champions

Luciano Spalletti è alla sua quarta stagione alla guida dello Zenit San Pietroburgo. Dopo dodici giornate, il club è in testa alla classifica della Russian Premier League (la serie A russa), con 29 punti e un distacco di cinque lunghezze dalle due inseguitrici moscovite, Lokomotiv e Spartak. In Champions League, la squadra di Spalletti, con un punto nelle prime due giornate, è ultima nel gruppo G del girone eliminatorio: può ancora giocarsi la qualificazione agli ottavi di finale con Porto (in trasferta il match del 22 ottobre 2013), Atletico Madrid e Austria Vienna (Andrea Cascioli)

Lo Zenit mantiene un rapporto molto stretto con la propria tifoseria attraverso il sito Web, il giornale della squadra e i social network. Tutti questi sforzi, però, possono risultare vani se la squadra non vince. E non solo nel campionato russo, ma soprattutto in Champions League. Al momento le cose non stanno andando un granché bene per il club pietroburghese. Nel corso degli ultimi cinque anni è riuscito a passare i play-off solo una volta. Ma la squadra si è poi fermata agli ottavi di finale.

I risultati dello Zenit dipendono anche dall’atmosfera che si respira all’interno della squadra. Il club è stato protagonista di un grande scandalo proprio sotto la conduzione di Spalletti. Nel settembre 2012, in una delle partite, il leader della squadra Igor Denisov si è rifiutato di scendere in campo, chiedendo un aumento di ingaggio. Il giocatore russo è stato messo fuori squadra e sono seguite una serie di trattative e di interviste accusatorie... Alla fine Spalletti e la dirigenza del club sono riusciti a calmare Denisov e il centrocampista è stato reintegrato in rosa. Ma un mese più tardi è ritornato alla carica accusando i giocatori stranieri di non impegnarsi troppo sul campo.

“Nel mondo del calcio esistono, effettivamente, giocatori a cui non importa più di tanto il risultato. Ma allo Zenit vedo ancora ragazzi che prendono davvero sul serio e a cuore il modo in cui gioca la squadra. Dovendo parlare della mia carriera, posso considerarmi fortunato: raramente mi sono trovato davanti giocatori a cui non importasse nulla. A tal fine però ci sono dei professionisti esperti che vedono ciò che sta accadendo con un giovane e possono, nel momento giusto, intervenire per dimostrargli come egli abbia scelto la via sbagliata. È un lavoro quotidiano”.

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