Anastasia Yankova, un gancio da capogiro

Anastasia Yankova, campionessa russa di muay thai (Foto: allboxing.ru)

Anastasia Yankova, campionessa russa di muay thai (Foto: allboxing.ru)

La campionessa russa di muay thai racconta la sua passione per uno degli sport più violenti al mondo

A volte, persino al giorno d’oggi, risulta difficile immaginare che una bella ragazza possa dedicarsi a uno dei tipi più violenti di arti marziali. La campionessa russa di boxe thailandese Anastasia Yankova ha cercato di vincere questo stereotipo.

Come è finita in una palestra di arti marziali?
Tutto è iniziato quando ero ancora una bambina. Mi piaceva guardare i film con Bruce Lee. Già allora volevo essere forte come lui e aiutare le persone. (Sorride). Non facevo che dire a mia madre: “Mamma, anch’io voglio imparare a fare tutto questo”. Dopo lunghe discussioni, alla fine, mia madre cedette e mi portò a un club di karate, dove mi sono allenata per diversi anni.

E dopo cos’è successo?
Arrivata ai 14 anni, dovevo scegliere che cosa fare da grande. Mi piacevano il giornalismo, la recitazione e la moda. Alla fine vinse quest'ultima. Passai giorni a disegnare e a cucire. A quel tempo, lo sport non era che un passatempo per me. Poi mi iscrissi a un centro fitness dove conobbi un istruttore di muay thai. Ero in piedi accanto ad altri ragazzi, cercando di ricordare i miei calci bassi e mawashi-geri, quando mi resi conto che mi stavo dimenticando tutto. Mi allenai per un po’ in quella palestra, dopodiché mi spostai a un club di muay thai chiamato Varyag, dove iniziai a fare dei rapidi progressi. Da lì mi invitarono presto a partecipare a una competizione, la Coppa di Russia. E, con sorpresa di tutti, la vinsi.

Un'altra immagine di Anastasia Yankova (Fonte: Russian Look)

Sua madre è diventata adesso un’appassionata di arti marziali? Le dà mai dei consigli professionali?
Sì. (Sorride). Negli ultimi anni mia madre ha visto più combattimenti di me. Guarda i combattimenti delle mie rivali e anche le competizioni normali. Nemmeno io ho tutto questo tempo per seguire ogni cosa.

I suoi compagni di allenamento sono tutti uomini?
Quando mi allenavo nella palestra Varyag, sì, erano tutti uomini. Ma ora, che mi alleno all’Accademia di Boxe con Aleksandr Pogorelov e il mio sparring partner è una donna. Ma è un tipo di donna che può mettere tranquillamente al tappeto diversi uomini. Si chiama Ekaterina Izotova e ha vinto più di una volta il titolo mondiale. Pesa un po’ meno di me, ma ha una tecnica interessante e molto buona. Uno sparring partner così, che è anche un insegnante, è perfetto. Mi può spiegare e mostrare cosa fare e cosa non fare, dirmi quando sollevare il braccio, come bloccare...

Chi sono i suoi miti nell’ambito delle arti marziali?
Gina Carano è una grande. È stata la prima ed è assolutamente formidabile. È come con Fedor Emelianenko: non importa quanto si sia detto su di lui, il suo status rimane invariato. Non si può dire nulla sul conto di Emelianenko, perché lui è l’imperatore e sempre lo sarà. Poi c’è anche Mike Zambidis, molto bravo. Zambidis è uno di quelli i cui combattimenti possono essere visti e rivisti più volte. Batu Khasikov? Batu si allena nella mia stessa palestra e sono molto orgogliosa di ciò. Posso vedere con i miei occhi quello a cui dovrei aspirare. Batu ha raggiunto un livello così alto che un istruttore può spiegargli qualcosa, ma lui può anche dire la sua, vista l’esperienza. Atleti con un’esperienza simile possono far valere tranquillamente la loro opinione. Alla fine si raggiunge un compromesso e il risultato è un bel combattimento.

Pratica qualche altro sport oltre alle arti marziali?
Cambiare attività è il modo migliore per riposarsi un po’. Quando non mi alleno, preferisco dedicarmi a qualcosa che sia assolutamente diverso dalle arti marziali. Amo i cavalli e l’equitazione. Quando ho un giorno libero, mi piace andare a cavallo.

Le piacerebbe partecipare ai Giochi Olimpici?
La muay thai difficilmente diventerà uno sport olimpico: è una disciplina troppo violenta. Per quanto riguarda la decisione del Comitato Olimpico Internazionale di togliere il wrestling dai 25 sport principali del programma olimpico mi sembra una scelta molto triste. All’inizio non potevo nemmeno credere che stesse accadendo, non riuscivo a capire come a qualcuno fosse potuta venire in mente un’idea del genere. Mi capita spesso di visitare altre città, dove non ci sono palestre se non quelle di boxe e wrestling. Niente altro. E ora lo vogliono persino togliere.

Si è mai imbattuta in uomini più deboli?
Li vedo tutti i giorni per strada! (Ride). Prima ero solita aiutare i ragazzi a sollevare pesi. Ora non lo faccio più. Mi alleno con un istruttore individualmente. Ognuno di noi è diverso e non sto dicendo che tutti dovrebbero essere in grado di sollevare con facilità un bilanciere di 150 kg. Non è così che si dimostra la propria forza, e la forza maschile è tutt’altro. In ogni caso gli uomini gracili non fanno per me. Justin Bieber? Mi dispiace, ma uomini come lui mi lasciano indifferente.

Anastasia Yankova fuori dal ring (Foto: A.F. Izmaylova)

Ha molti tatuaggi. Sono una passione?
Quando mi feci il mio primo tatuaggio sapevo già che non sarebbe stato l’ultimo. Vidi che potevo sopportare il dolore e che dopotutto non era così terribile. La maggior parte dei miei tatuaggi sono in stile giapponese. L’ultimo è una carpa che risale una cascata e si trasforma in un drago al raggiungere la cima. Vedo che i tatuaggi sono per lo più una cosa estetica. Ma per me ogni tatuaggio rappresenta un momento importante della mia vita. A mio figlio dirò, ad esempio: “Questa, piccolo mio, è una chiave. Un giorno feci un sogno in cui il fondatore del Kyokushin Karate, Masutatsu Oyama, mi regalava una chiave e mi diceva: Con questa chiave aprirai tutte le porte. E allora pensai che non potevo perdere quella chiave, così, eccola qui, tatuata sulla mia gamba”.

Le piacerebbe cimentarsi nelle arti marziali miste?
Sì, mi piacerebbe molto. La lotta mista è un mio vecchio sogno. Mi interessa molto e mi piace lottare. In tal caso, però, dovrei incominciare dall’inizio. Si tratta di un carico di lavoro diverso e di un tipo di allenamento diverso.

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